Pesche e nettarine preferite dai consumatori rispetto alle susine

pesche e nettarine
La tendenza produttiva italiana delle ultime annate è stata notevolmente influenzata dall’andamento climatico. Ma dal punto di vista degli acquisti il 2023 si è chiuso con un bilancio positivo, in particolare per le nettarine. Più in difficoltà le susine

La tendenza produttiva italiana delle ultime annate è stata notevolmente influenzata dall’andamento climatico avverso con ben 3 gelate rilevanti in svariati bacini produttivi (nel 2020, 2021 e 2023). L’offerta italiana di pesche e nettarine, che si è mantenuta pertanto nettamente sotto il potenziale produttivo, sconta inoltre una cronica perdita delle superfici a livello nazionale che prosegue da ormai oltre un decennio e che limita ulteriormente la capacità produttiva. Anche il susino ha vissuto negli anni recenti un impatto sulla produttività correlata all’andamento climatico. Negli ultimi cinque anni la produttività è stata regolare solamente nel 2019 mentre le altre annate sono state penalizzate dalle gelate primaverili o da altri fattori. Le superfici in produzione, nel complesso delle regioni italiane, sono però risultate costanti nel quinquennio esaminato, posizionandosi su circa 12mila ettari. Ma vediamo la situazione commerciale e i consumi di nettarine e pesche a confronto con le susine.

Il 2024 di pesche e nettarine

Per la campagna di quest’anno non è stato segnalato nessun problema climatico rilevante nei diversi bacini produttivi italiani e in genere europei, a esclusione di limitati episodi di gelo. La siccità segnalata inizialmente in Catalogna e nel Roussillon, potrebbe essere scongiurata per le piogge primaverili che dovrebbero consentire un buon approvvigionamento per tutta la stagione. Per queste ragioni quest’anno, le previsioni di maggio indicano, a livello europeo, un’offerta di circa 3.417.000 tonnellate di pesche, percoche e nettarine, +4% sul 2023 e +7% rispetto alla media 2018/2022.

L’offerta di pesche e nettarine in Italia torna sostanzialmente regolare. La produttività attesa per questa stagione da Nord a Sud appare promettente lungo tutto il calendario di raccolta, in ripresa dopo un 2023 caratterizzato da problemi climatici. Al momento, in generale, non sono state segnalate particolari criticità se non alcune grandinate localizzate. In particolare, nelle Regioni del Nord Italia dove il 2023 era stato particolarmente penalizzato dal gelo, si stima una ripresa dell’offerta, mentre al Sud, i quantitativi potrebbero risultare superiori ma con una modica variazione rispetto al buon volume raccolto nel 2023. L’offerta 2024, a livello generale, risulta comunque inferiore al 2022, ultimo anno regolare ma caratterizzato da pezzature contenute.

Le superfici di pesche e nettarine a livello nazionale continuano a diminuire (-4% rispetto al 2023, -7% sul 2022). Il calo è più impattante per le pesche, soprattutto al nord, mentre risulta più lieve per le nettarine. Le regioni del centro-sud presentano cali di superficie più limitati.

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Trend della produzione italiana di pesche

L’andamento delle movimentazioni verso l’estero del prodotto italiano è da sempre correlato all’offerta annuale. Secondo i dati Istat, le esportazioni italiane di pesche e nettarine del 2023 si sono posizionate su volumi contenuti e simili alla stagione 2020 con quasi 80mila tonnellate, in flessione sulla stagione 2022 del -45%.

I Paesi dell’Unione europea sono da sempre la principale destinazione delle pesche e nettarine italiane, assorbendo nell’ultima campagna oltre l’85% del totale.
La Germania è il principale sbocco commerciale, i quantitativi sono diminuiti del 44% rispetto a quelli più elevati dell’anno precedente e sono risultati simili a quelli inviati durante le annate 2020 e 2021. Sono seguite, con distacco, le spedizioni verso l’Austria con quantitativi stabili sul 2022 e le movimentazioni verso Croazia e Slovenia, la prima con quantitativi in calo sul 2022, la seconda maggiori di sei punti percentuali sulla stagione antecedente. Le esportazioni rivolte verso i mercati Extra-Ue hanno assorbito il 14% del totale nel 2023, con quantitativi in calo di quaranta punti percentuali rispetto alla scorsa annata. Tra questi, l’export maggiore è stato indirizzato verso la Svizzera. L’export verso il Regno Unito ha evidenziato un deciso calo (-67% sul 2022) ed un volume più simile a quello movimentato durante il 2021. I volumi indirizzati verso il Medio Oriente ed i Paesi africani sono rimasti ancora molto ridotti.

A fronte di un calo dell’export e di ridotte produzioni interne, nel 2023 le importazioni di pesche e nettarine sono state tra le più alte dell’ultimo quinquennio con oltre 108mila tonnellate (simili all’annata 2019), il +53% rispetto all’annata precedente.
La quasi totalità delle importazioni è costituita da prodotto spagnolo che di fatto segna una sorta di monopolio in termini di quantitativi. Con volumi nettamente minori è entrato prodotto di origine greca, francese, turca e tunisina.

Quadro commerciale delle susine

A livello generale, nel 2024, si confermano superfici stabili rispetto al 2023. Tra le principali aree di coltivazione si rileva un lieve aumento della Campania a fronte di un’ampiezza costante in Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Basilicata. In termini produttivi, a livello nazionale, si stimano come prima valutazione per il 2024, poco più di 170mila tonnellate di susine che rappresentano il +6% rispetto allo scarso 2023 ma si pongono sul -9% rispetto al 2022.

Detta l’incremento nazionale la regione Emilia-Romagna che vede una ripresa delle rese produttive riportando la propria offerta su buoni livelli, nonostante alcune recenti grandinate localizzate che hanno comportato una perdita di prodotto.
Al contrario dovrebbero presentare un’offerta inferiore sulla scorsa annata la regione Campania, pari a circa il -20%, dovuto a scarse fioriture in particolare per alcune varietà e il Piemonte che potrebbe presentare un’offerta inferiore del -25% circa a causa di cattive fioriture e cascola. Simile alla passata stagione la produttività in Lazio e Basilicata.

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Trend della produzione italiana di susine

L’export di susine durante l’ultimo quinquennio è stato mediamente su quasi 40mila tonnellate l’anno; nel 2023 si è rilevata una flessione rispetto alle movimentazioni ben più elevate della stagione precedente, pari al -36%, con volumi simili alla stagione 2021.
Anche per le susine i Paesi comunitari sono la principale destinazione per il prodotto italiano: nel 2023 con una rappresentatività che ha sfiorato il 60% del totale, in calo sulla campagna scorsa con circa 18.400 tonnellate inviate. Naturalmente la maggior parte delle principali destinazioni ha evidenziato volumi in diminuzione se paragonate alla stagione 2022. La Germania ha mantenuto il primato al 26% del totale assorbendo poco più di 8mila tonnellate, seguita dalle spedizioni verso Austria con circa 2.500 tonnellate all’8% del totale, tra le poche destinazioni ad evidenziare un aumento sul 2022. A seguire l’export verso Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Francia e Svezia sono scese pesantemente sulla campagna precedente con volumi ancora più contenuti.

Al di fuori della comunità europea, il 26% del totale è stato inviato verso i paesi Europei extra-Ue con quantitativi in calo del -23% sul 2022. L’export è stato diretto verso il Regno Unito, a cui sono seguiti Svizzera e Norvegia. Verso i Paesi del Medio Oriente sono stati spedite quasi 3.000 tonnellate, Emirati Arabi e Arabia Saudita le destinazioni prevalenti ma con quantitativi inferiori alla precedente stagione. Gli invii di susine verso i Paesi africani si sono posizionati al 3% del totale movimentato, in decisa diminuzione rispetto alla precedente annata, quasi esclusivamente in Egitto. Le esportazioni in Nord America, esclusivamente Canada, sono state tra le più basse dell’ultimo quinquennio all’1% del totale. In calo anche le esportazioni verso i paesi dell’Estremo Oriente, principalmente India e verso i Paesi sudamericani soprattutto Costa Rica.

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Nel 2024 superfici stabili e circa 170 mila tonnellate di susine prodotte (+6% rispetto allo scarso 2023)

Le importazioni di susine estere sono più contenute delle esportazioni e durante le ultime cinque annate mediamente sono state di 13mila tonnellate all’anno con un trend altalenante; nel 2023 hanno superato le 15mila tonnellate, i volumi sono secondi solo a quelli in entrata durante la stagione 2021.

Durante l’ultima stagione commerciale il 90% delle importazioni di susine sono giunte dai paesi dell’Unione europea, con quantitativi in crescita, +48% rispetto ai volumi arrivati l’anno precedente. Le maggiori entrate di prodotto sono arrivate, come di consueto, dalla Spagna la cui rappresentatività, nel 2023, è salita al 33% del totale con un volume di oltre 5mila tonnellate; al secondo posto le entrate dai Paesi Bassi (prodotto triangolato) che, al contrario, sono diminuite rispetto a quelle del 2022 con circa 2mila tonnellate. Seguono gli ingressi da Croazia, Moldavia e Slovenia, cresciuti rispetto al recente passato. In contro stagione, tra marzo ed aprile, è concentrato l’import di susine dal Sud Amarica, esclusivamente dal Cile, pari al 5% del totale nel 2023. Il prodotto dal Sud Africa che arriva in Italia tra gennaio e aprile, durante l’ultima stagione ha registrato, invece, le movimentazioni più alte del quinquennio.

Consumi di nettarine, pesche e susine

Nell’ambito del mercato interno, e nello specifico in merito ai consumi freschi e domestici, il trend ha visto situazioni ben diverse fra pesche, nettarine e susine.

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Andamento dei consumi freschi e domestici delle famiglie italiane

Per quello che riguarda i consumi di pesche il 2023 si è chiuso con un bilancio positivo: nell’ultimo anno le famiglie italiane hanno acquistato 135mila tonnellate di pesche, segnando una leggera ripresa rispetto al 2022, anno che ha portato con sé il record negativo dei consumi per la specie con 133 mila tonnellate. Questo incremento, seppur limitato al +1%, è un segnale incoraggiante a fronte del generale calo di molte specie estive (e non solo). Il risultato delle quantità si è raggiunto nonostante il prezzo medio abbia subito dei rialzi significativi, +10%. Da questa situazione è derivata una spesa complessiva, pari a 337 milioni di euro, +11% sul 2022.

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Anche per le nettarine il bilancio dell’anno è in positivo, decisamente migliore rispetto all’incremento delle pesche poc’anzi analizzate. L’aspetto più incoraggiante è il +6% dei volumi che, con oltre 75mila tonnellate, si posiziona al di sopra delle precedenti tre annate. La ripresa, ancora una volta, è indipendente dall’importante aumento dei prezzi medi di acquisto che nel corso del 2023 hanno segnato mediamente un +9%, con un conseguente aumento della spesa complessiva, +16% sull’anno 2022.

Diversamente le susine non hanno brillato nell’ambito dei consumi freschi e domestici. Nel corso del 2023 sono state solamente 41 mila le tonnellate di susine acquistate dalle famiglie, un quantitativo superiore solo al 2020 quando furono 38 mila le tonnellate acquistate. Segno positivo per il prezzo medio di acquisto.

Pesche e nettarine preferite dai consumatori rispetto alle susine - Ultima modifica: 2024-07-19T14:02:47+02:00 da Sara Vitali

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