In Italia, il trasferimento alle aziende delle innovazioni scientifiche e tecniche nel settore fitosanitario nell’ultimo ventennio non è stato omogeneo nonostante la Commissione europea ponga obiettivi sempre più ambiziosi, come la riduzione del 50% dell’uso degli agrofarmaci entro il 2030 (Farm to Fork Strategy). Infatti, mentre sono stati introdotti con successo nuovi prodotti fitosanitari meno pericolosi per l’uomo e per l’ambiente, l’efficienza della loro distribuzione sulla vegetazione ha ancora molti margini di miglioramento, sia nella modernizzazione delle macchine irroratrici che nelle loro modalità di utilizzo.
Che il parco macchine italiano, nella media, sia piuttosto obsoleto è un dato di fatto e le macchine irroratrici per la distribuzione dei prodotti fitosanitari (costituite in maniera preponderante da barre e “atomizzatori”) non fanno eccezione. L’applicazione della dir. 2009/127/CE ha imposto il miglioramento delle irroratrici nuove di fabbrica, che devono obbligatoriamente rispettare degli standard minimi di “qualità”, soprattutto per la sostenibilità ambientale del loro uso, e che montano di serie dei dispositivi tecnologici molto utili ma che prima erano opzionali e poco richiesti dal mercato. Anche sulle irroratrici in uso, la normativa europea è intervenuta con la corposa dir. 2009/128/CE la quale ha introdotto l’obbligo del “controllo funzionale” periodico delle irroratrici eseguito da Centri prova accreditati dalle Regioni e che avrebbe dovuto completarsi entro il 2017. Questo obiettivo, però, è stato largamente disatteso perché ad oggi risulta controllato positivamente poco più del 40% delle irroratrici in uso in Italia, con molta variabilità tra le diverse regioni.
Oltre il controllo funzionale
Il controllo funzionale serve, fondamentalmente, a verificare il corretto funzionamento degli organi di regolazione e controllo dell’irroratrice (es. manometro, filtri, ugelli, ecc.) ed è solo propedeutico all’operazione che effettivamente può incidere nell’efficienza e nell’efficacia della distribuzione in campo del prodotto fitosanitario: la “regolazione”. Questa consiste nell’adattamento delle modalità operative della irroratrice, in abbinamento alla trattrice, alle specifiche realtà colturali dell’azienda. In altri termini, la regolazione è l’operazione che agisce sui parametri variabili (velocità, pressione, portata, orientamento degli ugelli, tipo di ugelli, velocità del ventilatore) per consentire di eseguire il trattamento fitosanitario con la migliore efficienza di distribuzione possibile.
Se quasi il 60% delle macchine irroratrici oggi utilizzate non è nemmeno stato controllato, è difficile pensare che venga impiegato in campo con un’adeguata regolazione (se il manometro è starato come posso conoscere la pressione?) e indagini effettuate in diverse aree agricole italiane confermano questa supposizione.
Un’adeguata regolazione delle barre, che deve garantire l’uniforme distribuzione del prodotto su una superfice piana, è decisamente più semplice di quella per le irroratrici da frutteto. La regolazione degli “atomizzatori”, infatti, deve tener conto di numerosi fattori che possono variare in azienda (es. forma di allevamento) o nel tempo, come la densità della chioma e la sua altezza. Deve anche considerare le caratteristiche del prodotto fitosanitario utilizzato ed il tipo di bagnatura desiderata (coprente o bagnante).
Dove non c’è un’adeguata competenza tecnica dell’operatore si tende a semplificare (es. non si variano i parametri di utilizzo della macchina) e a sovradimensionare (sgocciolamento). Un’indagine tra frutticoltori di 14 regioni italiane, presentata all’ultima edizione delle Giornate Fitopatologiche, sulla distribuzione degli agrofarmaci su colture arboree evidenziava che il 25% degli intervistati non variava il volume di irrorazione della miscela e, tra questi, oltre un quarto non sapeva nemmeno che tipo di ugello utilizzasse. E’ evidente che è tecnicamente irrazionale utilizzare lo stesso volume di miscela per un trattamento invernale ad una coltura prive di foglie ed in piena estate quando la massa vegetale è massima. Eppure in troppe aziende frutticole questa è la prassi, che genera inefficienza, maggiori spese e contaminazione ambientale. Il motivo, con ogni probabilità, è lo stesso per cui non ci si preoccupa di far eseguire il controllo funzionale della propria macchina irroratrice da un Centro accreditato: manca la reale percezione dell’importanza della regolazione alla realtà di campo nonostante tutti gli utilizzatori delle irroratrici dovrebbero aver seguito un corso abilitante per l’uso dei prodotti fitosanitari. E spesso si fa confusione tra i significati di “dose” (quantità di prodotto necessaria per ottenere la richiesta efficacia del trattamento), “volume” (quantità di acqua da utilizzare con la dose indicata) e “deposito” (quantità di agrofarmaco che raggiunge e rimane sul bersaglio).
L’etichetta non sempre aiuta
A complicare le cose, a volte, contribuisce l’etichetta dei prodotti fitosanitari che riporta la “dose a quintale” e/o la “dose a ettaro”. E’ evidente che l’applicazione di una dose/ha fissa produce depositi molto diversi a seconda dell’estensione della superficie bersaglio da trattare. Sembra assurdo ma in Europa l’espressione della dose varia tra i diversi Stati membri, per cui gli stessi prodotti sulle stesse colture possono essere usati a dosi differenti. Sarebbe opportuno utilizzare dei metodi “armonizzati” che consentano il calcolo razionale della dose in funzione della dimensione del bersaglio, come il metodo del volume fogliare (TRV), che calcola il volume approssimativo della chioma sulla fila, o il metodo dell’area della parete fogliare (LWA) più adatto a forme compatte.
Il volume d’acqua necessario a distribuire la dose individuata può dipendere da numerosi fattori, come la forma di allevamento, l’avversità da controllare e la sua localizzazione, l’eventuale sistemia dell’agrofarmaco, ecc. e bisogna quindi saperlo calcolare.
Ugelli al cambio di generazione
Oltre alla dose ed al volume, che devono poter variare, un altro fattore spesso poco considerato è il “deposito ottimale” che, in sintesi, dipende dalle gocce prodotte e quindi dagli ugelli. Attualmente il mercato mette a disposizione ottimi ugelli per frutteto che consentono di operare a pressioni più basse rispetto ai tradizionali ed ancora diffusi ugelli “a piastrina”, con una polverizzazione più omogenea e una minore frazione di gocce troppo piccole e soggette a deriva. Le tipologie degli ugelli di nuova generazione sono diverse (una definitiva standardizzazione dei colori e delle sigle sarebbe auspicabile) e si adattano bene alle esigenze delle tante forme di allevamento che caratterizzano la frutticoltura e la viticoltura italiana: da quelli a cono, a quelli a ventaglio, ai così detti “antideriva”. I cataloghi, facilmente consultabili anche con lo smartphone, riportano le caratteristiche più importanti degli ugelli (angolo di spruzzo, portata, tipologia di nebulizzazione, caratteristiche e dimensioni delle gocce, intervallo ottimale di pressione di esercizio, ecc.) consentendo di scegliere quelli più adeguati alle esigenze del trattamento. I portaugelli multipli (a due o più uscite) permettono di montare più serie di ugelli contemporaneamente sull’irroratrice, in modo da sostituirli velocemente quando è necessario variare i parametri dell’irrorazione.
Alzare l’efficienza dell’uso delle irroratrici
Negli anni passati i diversi servizi di divulgazione pubblici e privati hanno impegnato molte energie per cercare di raggiungere l’obiettivo (mancato) di far completare il controllo funzionale delle irroratrici delle aziende agricole italiane. Ora che la rete dei Centri prova è attiva e armonizzata nel Paese è necessario concentrarsi sulla “buona pratica” che effettivamente potrà incidere nell’uso sostenibile delle irroratrici: la loro regolazione, ed in particolare la regolazione in campo. Per farla correttamente, l’operatore deve innanzitutto acquisire consapevolezza del vantaggio (economico, tecnico ed ambientale) che ne deriva. Solo così sarà predisposto ad apprendere le tecniche corrette di regolazione. I corsi per l’abilitazione o il rinnovo del patentino fitosanitario sono un appuntamento prezioso per fornire l’adeguata formazione agli utilizzatori e sarebbe auspicabile che alle lezioni teoriche si affiancassero dimostrazioni pratiche (cosa obbligatoria in qualche altro Paese europeo).
La corretta regolazione dell’irroratrice richiede delle conoscenze di base e la capacità di fare dei calcoli ma esistono diversi programmi ed app, anche gratuiti, che semplificano e automatizzano il processo. Inoltre, in un’azienda le forme di allevamento e le tipologie di trattamenti sono comunque limitate, consentendo nel tempo di far diventare una veloce routine la regolazione dell’irroratrice.
Diversi studi condotti in Italia (fonte TOPPS) hanno stimato che sulle colture arboree la percentuale del volume irrorato che raggiunge il bersaglio (che è quella utile ai fini del trattamento) varia da 19 al 56%. Questo significa che ci sono margini di miglioramento che vanno dal 40 alll’80%!
La citata strategia europea Farm to Fork prevede il non semplice obiettivo della riduzione del 50% dell’uso degli agrofarmaci entro il 2030. Nel settore frutticolo il miglioramento delle capacità tecniche nell’uso delle irroratrici e l’innovazione tecnologica potrebbero apportare un significativo contributo, riducendo significativamente il “fuori bersaglio”.
Alcune definizioni
Controllo funzionale: verifica della funzionalità della macchina e, in particolare, dei suoi organi di regolazione e controllo. Sono operazioni che richiedono strumentazione specifica ed adeguata. Il Piano di azione nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari lo ha reso obbligatorio per tutte le irroratrici in uso.
Regolazione o Taratura: è un’operazione che può essere eseguita solo dopo aver verificato il buon funzionamento degli organi di controllo e regolazione (controllo funzionale) e consiste nell’adattamento delle modalità operative della irroratrice alle specifiche realtà colturali dell’azienda. Il Pan prevede che sia eseguito in azienda con periodicità almeno annuale e venga annotato sul “registro dei trattamenti fitosanitari”.
Manutenzione: complesso delle operazioni con cui si conserva in buono stato la macchina. Queste operazioni competono al proprietario della macchina o al suo meccanico.