Fragola, un “fil rouge” nella frutticoltura italiana

frutticoltura
È una specie di “file rouge” che caratterizza l’offerta ortofrutticola “made in Italy” del quale, tuttavia, non sempre vi è adeguato apprezzamento da parte della distribuzione e dei consumatori. E' necessario costruire una "fragolicoltura italiana" per non continuare a subire la forza della concorrenza estera

Nessun’altra coltura da frutto come la fragola caratterizza quasi tutti gli areali dell’intera nostra penisola: l’intero Sud, diverse zone dell’Italia Centrale, la Romagna, fino a tutto l’arco alpino sono interessati alla fragolicoltura, con distinzioni varietali, tecnico-produttive, calendari di raccolta e commercializzazione diversificati, ma complementari. In altre parole, fragole italiane per 9 mesi l’anno.
È una specie di “file rouge” che caratterizza l’offerta ortofrutticola “made in Italy” del quale, tuttavia, non sempre vi è adeguato apprezzamento da parte della distribuzione e dei consumatori, spesso incline, la prima, o costretti, i secondi, ad acquistare fragole di proveniente estera perché più convenienti, continue e uniformi grazie alla migliore organizzazione dei Paesi concorrenti.

C'è bisogno di maggiore aggregazione

Il mercato è indubbiamente globale e, inevitabilmente, mette i nostri operatori, troppo piccoli e poco aggregati, a confronto con altre realtà più efficienti e competitive; in diverse areali italiani la massa produttiva è limitata, le aziende fragolicole non hanno dimensioni tali da consentire investimenti importanti in tecnologie e questo le obbliga a riversare il prodotto su mercati vicini, talora casalinghi. Altrove manca ancora un adeguato rinnovamento varietale, nonostante il breeding continui a produrre nuovi genotipi di qualità sempre più elevata e diversificati (si potrebbe dire “appositamente pensati”) per le variabili pedo-climatiche dei diversi territori.

fragolicoltura mediterraneaServirebbe un “Piano Fragola” capace di mettere in fila tutte queste cose, di creare una fragolicoltura italiana unica, ma di volta in volta diversa per provenienza e tipo di prodotto, che unisca idealmente il Sud con il Nord e, soprattutto, in grado di imporre ai mercati, nessuno escluso, soprattutto quello interno, di prediligere l’offerta nazionale a quella estera, almeno fino a quando ve ne sia disponibilità. Ovviamente, all’insegna della massima garanzia di un’alta qualità di prodotto e di processo.

Negli anni qualcosa è stato fatto: nel Meridione si è vista una crescita importante del settore e oggi è quello il bacino produttivo più importante d’Italia; il Nord sta crescendo cercando di dilatare i calendari di raccolta e commercializzazione; in altre parti si sta lavorando al miglioramento delle tecniche di coltivazione. Nonostante questo, in troppi casi i fragolicoltori non fanno reddito, schiacciati da una concorrenza che punta ai prezzi al ribasso, complice una distribuzione che su questo non fa differenze sull’origine del prodotto.
Ecco perché o costruiamo la “fragolicotura italiana” o continueremo a subire le scelte e la forza di altri.

Fragola, un “fil rouge” nella frutticoltura italiana - Ultima modifica: 2020-04-09T10:01:29+02:00 da Lucia Berti

1 commento

  1. E allora, mettevi in moto, proponete i prodotti alle catene dei supermercati e fate in modo che si metta in mostra l’indicazione MADE IN ITALY , chi io preferirei fosse scritta in italiano: PRODOTTO IN ITALIA. Sarebbe necessario che si imposti e di proponga una vera e forte indicazione della filiera PRODOTTO IN ITALIA da mettere in mostra. Sono sicuro che gli italiani appoggeranno questo tipo di iniziativa, soprattutto ora che la comunità europea ha dato dimostrazione di come si vogliano mantenere le differenze economiche, sociali e soprattutto, finanziarie…

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