La nuova campagna delle mele è partita con le celle frigorifere quasi vuote, in Italia come nel resto dei Paesi europei. Le prime valutazioni sono positive, con ritmi di vendita e quotazioni rispondenti alle aspettative per un prodotto di qualità elevata frutti, anche se sono ancora pienamente da valutare gli effetti delle gelate e delle grandinate. In questo quadro si prevede che il volume delle mele disponibili per il mercato del fresco possa essere, per la seconda volta consecutiva, tra i più ridotti degli ultimi anni.
La Polonia, fondamentale nel determinare l’equilibrio o lo squilibrio sul mercato europeo, colpita da pesanti gelati primaverili, stima una produzione decisamente bassa rispetto alla media, con una quota di merce destinata alla trasformazione superiore al 50%. Con il calo produttivo polacco scendono pesantemente i volumi di varietà tipicamente prodotte dal questo Paese, che trovano generalmente collocazione sul mercato nazionale o nei vicini Paesi dell’Est Europa.
A oggi, dunque, ci sono le premesse per una buona stagione commerciale, con un equilibrio della domanda e dell’offerta in Italia così come in Europa che dovrebbe favorire giuste quotazioni.
Diverse incertezze da non sottovalutare
Ci sono però alcuni aspetti da considerare, che ben dovranno essere valutati nel corso della campagna e che riflettono la condizione di incertezza e difficoltà con cui si è costretti a convivere da qualche mese. In linea generale, in tutti i mercati bisognerà considerare l’evoluzione dell’emergenza legata al Covid19, ad eventuali nuovi “lockdown” in Italia e in Europa, e alle conseguenze in termini economici anche per i consumatori che, pur confermando una preferenza per le mele, potrebbero manifestare in autunno meno capacità di acquisto. Da valutare, inoltre, il forte indebolimento del canale Ho.Re.Ca e il nuovo stop dei consumi in ristoranti, mense e hotel.
L’export intra-Ue della scorsa stagione ha risalito la china in piena emergenza, ma le vendite oltremare hanno segnato una battuta d’arresto, con spedizione marittime sempre più difficoltose e Paesi importatori in difficoltà con trasporti e approvvigionamenti o in preda a pesanti crisi economiche in cui i beni importati finiscono per avere un costo troppo elevato per i consumatori abituali. In uno scenario così nuovo, incerto e in continua evoluzione, avere un’offerta non eccedente aiuterà a rendere gli scambi più fluidi sia in Italia che all’estero e a preparare al meglio la programmazione e i piani di decumulo. Con una produzione europea complessiva tra 10 e 11 milioni di t, per quanto appreso negli ultimi anni, si dovrebbe riuscire a garantire un giusto equilibrio di mercato.
Gli obiettivi di lungo periodo
Nel lungo periodo, ci sono da valutare per il settore i temi sui quali si lavora da qualche anno: la necessità di nuovi sbocchi all’export, l’evoluzione produttiva nei Paesi dell’Est Europa, con particolare riferimento a Serbia, Ucraina e paesi dell’ex blocco sovietico, la cui produzione aumenta visibilmente in termini quantitativi e qualitativi.
Rimane inoltre fondamentale continuare a monitorare lo sviluppo della produzione biologica, in un settore, quello melicolo, in cui la percentuale di bio è aumentata rapidamente negli ultimi anni.
Aspetti produttivi e commerciali
Per l’Italia si stima una produzione di 2.079.972 t, perfettamente in linea con quella del 2019 e inferiore alla media dei 5 anni precedenti (escludendo il consuntivo del 2017) di circa l’8%.
Tab 1 - Evoluzione e previsioni di produzione di mele in Italia
Italia | Cons. 2016 | Cons. 2018 | Prev. 2020 |
Alto Adige | 1.063.676 | 991.934 | 912.757 |
Trentino | 535.140 | 565.064 | 496.783 |
Veneto | 218.177 | 216.861 | 179.334 |
Friuli V.G. | 40.606 | 42.377 | 43.300 |
Lombardia | 32.466 | 25.995 | 27.850 |
Piemonte | 177.701 | 203.673 | 225.281 |
Emilia Romagna | 169.260 | 178.177 | 149.667 |
Altri | 35.000 | 40.000 | 45.000 |
Totale | 2.272.027 | 2.264.081 | 2.079.972 |
Di cui bio | 125.516 | 177.952 |