L’avvento della raccolta meccanica in continuo con macchine scavallatrici ha rappresentato, a partire dalla fine degli anni ’90, la seconda “rivoluzione olivicola” che ha permesso di estendere l’altissima densità d’impianto anche alla olivicoltura (SHD), fino ad allora appannaggio esclusivo di viticoltura e frutticoltura. Questo innovativo sistema colturale, caratterizzato da densità di piantagione comprese tre 1.200 e 2.000 alberi per ettaro, è stato messo a punto in Spagna, ma aveva avuto in Italia i primi interessanti tentativi, falliti principalmente per la mancanza di genotipi nostrani idonei.
L’olivicoltura SHD, dai primi 6 ha piantati nel 1994, si è progressivamente diffusa nei cinque continenti fino ad arrivare a superare i 100 mila ettari nel 2015. Nel 1999 il primo modello di olivicoltura superintensiva risultava funzionare solo con due varietà coltivate in Spagna, Arbequina e Arbosana, cui si sono successivamente aggiunte le cv Koroneiki, Sikitita® e Oliana®. Il sistema superintensivo di prima generazione è basato sull’allevamento degli alberi ad asse centrale, con pali e fili di sostegno, atti a formare una parete produttiva continua; essa è l’unica che permette l’integrale meccanizzazione di tutte le operazioni colturali, messa a dimora, potatura di produzione e raccolta incluse. Oggi è già realtà aziendale l’olivicoltura superintensiva di seconda generazione (SHD 2.0), basata sull’allevamento “smarttree®” degli olivi, senza l’ausilio di strutture di sostegno e che consente la meccanizzazione integrale della potatura anche in fase di allevamento in campo (Fig. 1).
L’applicazione sostenibile dell’altissima densità in olivicoltura dipende essenzialmente dalla disponibilità di varietà di olivo in possesso di specifiche caratteristiche vegeto-produttive, ancor di più di quanto richieda il sistema intensivo con la raccolta meccanica discontinua ad albero singolo effettuata con lo scuotitore di tronco. In particolare, gli studi sull’interazione pianta-macchina, nel caso di questo nuovo sistema colturale, hanno portato alla messa a punto, attraverso modifiche ad hoc, di vendemmiatrici a scuotimento orizzontale adatte alla raccolta dell’olivo ed alla individuazione, ad oggi, di 5 varietà idonee a tale tipologia di raccolta. Queste indagini sperimentali, condotte per primi in Italia da ricercatori dell’Università di Bari fin dal 2001, proseguono con l’obiettivo di valutare l’adattabilità del maggior numero possibile di varietà italiane alla raccolta meccanica con scavallatrice.
Leggi l’articolo completo su Frutticoltura n. 12/2016 L’Edicola di Frutticoltura