Pero: meglio autoradicato o innestato?

Se mettiamo in fila tutte le esperienze della pericoltura intensiva ed estensiva ci rendiamo conto del patrimonio di soluzioni che alberi micropropagati o innestati su cotogno di diverso vigore possono fornire nei diversi ambienti e nei diversi sistemi d’impianto. Nella scelta è di fondamentale importanza mantenere la lucidità di adottare specifiche e coerenti soluzioni in base all'azienda e all'ambiente di coltivazione

Sono passati quasi 40 anni dalla prima pubblicazione sul pero autoradicato e micropropagato (Sansavini S. et al., 1986. Frutticoltura, 1. 23-30). Era un lavoro visionario che apriva all’uso di materiali vigorosi anche in impianti intensivi e all’innesto su portinnesti molto deboli (nanizzanti) in impianti ad alta e altissima densità. Le varietà autoradicate da micropropagazione sono più vigorose delle piante innestate. Hanno radici capaci di esplorare a distanza e quindi di raggiungere strati profondi meno oscillanti come temperatura e umidità, e di allargarsi oltre la proiezione della chioma. Il maggiore vigore radicale può essere vantaggioso a fronte di eventi climatici estremi, con temperature oltre i 35 °C e lunghi periodi di siccità alternati a eccessi idrici. Tuttavia se il vigore è eccessivo e le tecniche di gestione non sono coerenti si possono avere aumenti di costi tali da rendere improponibile questa soluzione.

I cotogni nanizzanti, invece, non rispondono in modo soddisfacente negli ambienti caldi e secchi delle aree mediterranee o subtropicali. Le alte temperature in primavera-estate limitano lo sviluppo delle radici in superficie e la crescita dei germogli, mentre accentuano i fenomeni di incompatibilità d’innesto. I portinnesti di cotogno nanizzanti permettono di ridurre notevolmente le dimensioni dell’albero e, in impianti a filare continuo, di promuovere una gestione prevalente da terra (frutteti pedonali). Ovviamente l’impatto è positivo sui costi di gestione e anche sull’efficienza dei trattamenti antiparassitari. Va sottolineato che il portinnesto debole o nanizzante è ancora una scelta valida in terreni fertili non calcarei e poco argillosi, e in climi adatti, con inverno freddo senza eccessivi sbalzi termici primaverili ed estate fresca non siccitosa. Ma quanto più un albero è di vigore limitato tanto più è sensibile a gelate primaverili, scottature, fotossidazione e fotoinibizione in estate, e minore acclimatamento autunnale.

Perciò non è in discussione l’impatto positivo del cotogno sulla “nanizzazione”, ma il problema è quanta “nanizzazione” è in grado di gestire l’azienda davanti all’imprevedibilità dell’andamento stagionale. In uno scenario di questo tipo un sistema di coltivazione nanizzante, poco “resiliente”, può portare a una sofferenza delle piante con cali di produzione e degenerazione.

Dobbiamo perciò confrontarci con il controllo degli agenti atmosferici nocivi introducendo: coperture antigrandine fotoselettive e multifunzionali in estate; sistemi di prevenzione delle gelate primaverili, irrigazione di precisione e climatizzante, potature minime selettive a fine estate e di precisione a fine inverno. Inoltre, sono necessari interventi specifici di agricoltura conservativa che permettono di migliorare la fertilità del suolo e il benessere della radice. Serve una migliore preparazione del terreno all’impianto che consenta alle radici di approfondirsi (e mettersi al riparo dagli eccessi termici superficiali); una piantagione precoce perché le radici possano espandersi prima del germogliamento; l’accrescimento di germogli vigorosi il primo anno, e l’assenza di produzione al secondo anno per continuare l’esplorazione radicale; una produzione equilibrata al terzo anno per andare in piena produzione al quarto. Questo percorso richiede che siano modificati in modo coerente tutti i fattori e le operazioni di allevamento.

Se mettiamo in fila tutte le esperienze della pericoltura intensiva ed estensiva ci rendiamo conto del patrimonio di soluzioni che alberi micropropagati o innestati su cotogno di diverso vigore (ma anche su cloni di pero franco e/o di varietà come Conference) possono fornire nei diversi ambienti e nei diversi sistemi d’impianto. Con opportuni investimenti protettivi (sovvenzionati anche con aiuti mirati) si può agire in modo coerente sul controllo della crescita che aiuti i portinnesti nanizzanti a essere più autonomi e quelli più vigorosi a consentire un più favorevole equilibrio vegeto-produttivo. Infine si può guardare avanti con un ragionevole ottimismo, ma solo avendo la lucidità di adottare specifiche e coerenti soluzioni in aziende e ambienti diversi.

Pero: meglio autoradicato o innestato? - Ultima modifica: 2024-10-21T18:01:37+02:00 da Sara Vitali

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