Limone, nuova opportunità per la frutticoltura lucana?

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Piante di limone dopo la gelata del gennaio 2017
Presupposto la ricerca di aree climaticamente favorevoli.

La frutticoltura metapontina negli ultimi anni, per una serie di problematiche economiche, ambientali e fitosanitarie, sta modificando la base produttiva con l’introduzione di specie e varietà che potrebbero aumentare la remuneratività delle imprese agricole. Per l’albicocco le problematiche fitosanitarie, con la diffusione della Sharka, e ambientali, in termini di adattamento varietale alle mutevoli condizioni climatiche, hanno fatto scemare l’interesse verso questa specie, con una superficie che comincia a diminuire rispetto al “boom” registrato nell’ultimo decennio. Per il pesco basta ricordare che la superficie nazionale si è ridotta di circa il 25% nell’ultimo decennio e sta avendo riflessi anche in Basilicata, dove rimane un interesse per la produzione precoce che, tuttavia, subisce sempre di più la concorrenza delle produzioni spagnole. Tutto ciò ha portato a rivalutare altre specie, come gli agrumi, oppure a ricercare l’introduzione di nuove che possano coprire spazi di mercato interessanti.
In tale contesto, tra gli agrumi sta suscitando un certo interesse il limone; infatti, a fianco alle produzioni storiche di qualità coltivate ai confini della Calabria, dove è presente un’Igp, questa specie si sta diffondendo in nuovi areali vocati. Ormai da alcuni anni il mercato risulta molto più interessante e remunerativo di quello di altre specie agrumicole diffuse in Basilicata, come clementine e arancio. Anche perché, rispetto ad altri areali storici del territorio nazionale, il Metapontino non è interessato da patogeni come il “Mal secco” che, in altre zone (es. Sicilia), ha determinato una forte perdita di piante e ridotta durata economica dei frutteti.
Il patrimonio varietale italiano del limone si basa sul Femminello, una cultivar-popolazione soggetta negli anni a una forte selezione clonale, che ha consentito di creare nel tempo nuove selezioni. Attraverso la tecnica dell’irraggiamento con raggi gamma è stato ottenuto il Femminello Siracusano 2KR, che resta la varietà di riferimento per gli aspetti vegeto-produttivi. A latere sono stati selezionati cloni nucellari che, se da un alto presentano caratteristiche vegeto-produttive di pregio, dall’altra hanno manifestato maggiore sensibilità al Mal secco. Il Femminello Siracusano 2 KR sta dimostrando un buon comportamento produttivo negli impianti in cui è stato inserito negli ultimi anni; presenta buona vigoria, portamento espanso, frutti di elevata pezzatura con buccia liscia e polpa con pochi semi.
Sempre nella fase precoce appare interessante il limone Zagara bianca che si distingue perchè presenta fiori e germogli non violacei. Rispetto al precedente è leggermente più tardivo, con frutti di pezzatura inferiore, anche se con un minore numero di semi. Nella fase tardiva viene coltivato il limone Antico di Rocca, ecotipo appartenente alla cultivar Femminello Comune, con caratteristiche di elevata produttività e qualità; la raccolta varia in base al tipo di frutto: il “Primofiore” si raccoglie da novembre ad aprile, mentre il “Bianchetto” (o “Maiolino”) si raccoglie da maggio a luglio e il “Verdello” in piena estate. Per la rifiorenza, anche se il prodotto qualitativamente è inferiore, si ricorda Lunario. mentre Monachello e Interdonato non presentano livelli qualitativi comparabili con le varietà citate in precedenza. Un certo interesse potrebbe esserci per Eureka, semenzale siciliano selezionato in California che presenta caratteristiche pomologiche molto interessanti. Nella fase più tardiva si sta inserendo Verna: anche se non di pregevoli caratteri pomologici, la tardività di maturazione, che consente di arrivare fino a giugno, lo rende interessante.
I portinnesti che si possono utilizzare sono diversi: tra questi spicca il Citrus macrophylla, che dà i migliori risultati in termini produttivi, inducendo buona vigoria alla varietà, anche se rende le piante più sensibili ai ritorni di freddo. Un altro portinnesto utilizzabile è il Citrus volkameriana, meglio conosciuto come “Limone Volkameriano”, che risulta molto affine anche se più sensibile alla Phytophthora rispetto ad altri soggetti. Per l’elevata plasticità è possibile utilizzare l’Arancio amaro, adatto a terreni con pH e calcare elevato, anche se risulta disaffine con Verna; è però tollerante al virus della Tristezza degli agrumi. Tra i portinnesti si annovera anche il Citrange Carrizo, che induce buona produttività e caratteri qualitativi migliori per il frutto, soprattutto maggiore succosità.

Limone, nuova opportunità per la frutticoltura lucana? - Ultima modifica: 2017-12-14T10:27:58+01:00 da Lucia Berti

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