L’ortofrutta tra cimice, clima e Covid-19. Una complessità senza precedenti

Davide Vernocchi
Il settore dell'ortofrutta, dopo la cimice, il clima e il Covid-19, ha indubbiamente bisogno di aiuto, ma tale aiuto non deve essere – come spesso accade nel nostro Paese – “a pioggia”. Solo con interventi mirati sarà possibile garantire la sopravvivenza di aziende e intere filiere che oggi rischiano di scomparire, con danni gravissimi in termini occupazionali, economici e sociali

Una complessità senza precedenti: è questo il tratto distintivo che caratterizza la fase che il comparto ortofrutticolo sta attraversando in questi mesi. I cambiamenti climatici hanno portato in dote, negli ultimi anni, nuovi problemi e sfide da affrontare, dalla cimice asiatica alle torrenziali piogge di maggio 2019 solo per citarne due fra i più evidenti e impattanti, mettendo a serio rischio la sopravvivenza di numerose aziende.

Il Covid-19 e le gelate

In questo scenario, a complicare ulteriormente il quadro è giunta la pandemia, con i suoi nefasti effetti per l’intera società civile, le difficoltà logistiche e la contemporanea esplosione dei consumi di frutta e verdura che ha costretto tutto il comparto produttivo a reggere l’urto di un inatteso boom di domanda. Infine sono giunte le gelate di fine marzo e inizio aprile: sei episodi successivi di inedita intensità e durata si sono abbattuti sulle produzioni frutticole dopo un inverno particolarmente mite, falcidiando le produzioni di pesche, nettarine, albicocche e susine.

Come si presentavano molti frutteti dopo gli episodi di gelo di fine marzo e inizio aprile

Uno scenario di estrema serietà, ulteriormente aggravato dal fatto che molti produttori – complici i limiti agli spostamenti imposti dalla pandemia – non sono riusciti ad attivare in tempo le opportune polizze assicurative a tutela delle proprie coltivazioni o si sono scontrati con le crescenti resistenze da parte di alcune compagnie a fornire coperture per eventi atmosferici non più “eccezionali” ma sempre più frequenti.

Un aiuto al settore ortofrutticolo, ma non "a pioggia"

Alcune regioni, l'Emilia-Romagna in primis, in questo quadro davvero difficile, si sono attivate con grande tempestività facendosi portavoce delle richieste del settore ortofrutticolo verso il Governo: sostegno, contributi e riconoscimento dello stato di calamità in deroga per garantire un concreto aiuto a quelle imprese che, in alcuni casi, hanno perso anche il 100% delle proprie produzioni.

Proprio su questo fronte, tuttavia, è necessario prestare grande attenzione, nel prossimo futuro: il comparto ortofrutticolo ha indubbiamente bisogno di aiuto per preservare e garantire la sopravvivenza di intere filiere, ma tale aiuto non deve essere – come spesso accade nel nostro Paese – “a pioggia”.

Occorre focalizzarsi sui problemi specifici dei territori, individuando soluzioni che tengano conto delle diverse situazioni: vale per i danni delle gelate così come per gli 80 milioni di rimborsi per danni causati dalla cimice e attesi per il prossimo autunno. In quest’ultimo caso, ad esempio, è essenziale che i criteri di assegnazione dei fondi tengano conto soltanto delle coltivazioni effettivamente danneggiate dal parassita evitando di disperdere risorse a chi non avrebbe titolo per richiederle.

Cimice asiatica su pero

Valutazioni simili andranno fatte anche in merito al problema della manodopera agricola, mancante in quasi tutto il Paese (per colpa delle limitazioni agli spostamenti imposte dal coronavirus) tranne in alcune zone costrette alla cassa integrazione per via della mancanza di prodotto causata dalle gelate.

Solo con un’analisi puntuale delle specifiche situazioni e interventi mirati sarà possibile tutelare e garantire la sopravvivenza di aziende e intere filiere che oggi rischiano di scomparire, con danni gravissimi in termini occupazionali, economici e sociali.

L’ortofrutta tra cimice, clima e Covid-19. Una complessità senza precedenti - Ultima modifica: 2020-06-15T09:00:56+02:00 da Sara Vitali

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