Con la piena entrata in vigore del nuovo regime fitosanitario definito dal regolamento Ue 2016/2031 e il completamento del pacchetto delle norme che regolamentano produzione e commercializzazione dei materiali di propagazione vegetale, si è concluso un lungo iter che ha ridisegnato le regole per il comparto vivaistico che produce piante da frutto, vite e ortive a livello comunitario e nazionale. A livello nazionale, c’è da segnalare la grande sensibilità e disponibilità dell’amministrazione pubblica – Mipaaf e Servizi fitosanitari regionali - nel recepire le norme nel segno della semplificazione per permettere un’agevole lettura e applicazione da parte degli utenti. Infatti, con il Dlgs 18 del 2 febbraio 2021, sono state recepite e pubblicate le procedure per la produzione delle piante da frutto delle diverse categorie oggi esistenti sul mercato:
- CAC (Conformitas Agraria Communitatis) che rappresenta lo standard minimo obbligatorio;
- Certificato Ue che può essere attuato in maniera volontaria;
- QVI (Qualità Vivaistica Italia), anch’esso attuabile su scala volontaria, con un livello di garanzia supplementare rispetto al Certificato Ue.
Il suddetto decreto riprende anche gli aspetti relativi al regolamento Ue (2017/625) che riguarda i controlli ufficiali sulla sanità dei materiali di propagazione vegetali per garantire l’applicazione delle norme. L’organizzazione del testo permette di mantenere separati l’articolato dalla parte strettamente tecnica riportata negli allegati. Infatti, il Dlgs rappresenta un atto del Governo che ha terminato tutto l’iter parlamentare e amministrativo previsto dall’ordinamento nazionale e, in quanto tale, è una norma che per essere modificata deve rifare tutti i passaggi amministrativi e parlamentari previsti. Gli aspetti propri dei protocolli tecnici potranno essere invece aggiornati dagli uffici ministeriali in carico per questi specifici aspetti. Un testo unico di agevole consultazione, per una sua più rapida e facile comprensione ed attuazione.
Le novità
Oltre ai due livelli di qualificazione previsti dalle norme Ue (CAC e Certificato Ue) come innanzi illustrato, è anche previsto il livello volontario nazionale extra Certificato Ue, identificato dalla sigla QVI (“Qualità Vivaistica Italia”).
QVI è stato fortemente voluto e sostenuto dal comparto vivaistico professionale raggruppato in CIVI-Italia che in questa maniera ha voluto salvaguardare e tutelare l’elevata qualità delle produzioni un tempo classificate “virus-esente” (“virus free”), sviluppate in oltre 40 anni di partecipazione volontaria, dapprima ai programmi di certificazione regionale, poi confluiti dal 1991 nel Servizio nazionale di certificazione volontaria. Esso ha rappresentato per anni il risultato di ingenti investimenti dell’amministrazione pubblica, ma specialmente dei vivaisti e delle singole imprese, con materiali vivaistici particolarmente apprezzati da frutticoltori nazionali ed esteri.
Infatti, come più volte affermato anche su questa Rivista, la nuova classificazione comunitaria per le piante fruttifere, con la categoria Certificato Ue viene ora qualificato uno stato sanitario che nel vecchio ordinamento nazionale non era altro che il “virus controllato” (“virus tested”) che rappresentava un livello di garanzia inferiore rispetto al “virus esente”. Con questa scelta, l’Italia ha ribadito la sua posizione nel panorama vivaistico internazionale proponendo materiali di propagazione con più elevate garanzie e ben riconoscibili, alla pari di quanto operato da altri sistemi continentali come la categoria “Elite” istituita in Francia sotto il controllo e il coordinamento del Ctifl, o la categoria NAKT in Olanda ad opera del Naktuinbouw.
Il marchio QVI, di proprietà del Mipaaf, è stato registrato a livello nazionale, in Eu e in altri 30 Paesi extra Ue, ma d’interesse per l’export del materiale vivaistico nazionale. La partecipazione al marchio QVI da parte dei vivaisti è volontaria e gratuita, purché siano rispettati i requisiti previsti dal disciplinare. I controlli sono assicurati dai SFR competenti per territorio, con oneri delle verifiche in campo e dei test di laboratorio a carico dei richiedenti, così come previsto dalla nuova normativa.
Nel nuovo assetto nazionale è stato ribadito il ruolo di “soggetto gestore” al CIVI-Italia, confermando così la natura mista pubblico-privata dello schema nazionale di certificazione delle piante. Si realizza così quanto da decenni era operativo in Francia e Olanda con le organizzazioni interprofessionali dei vivaisti, rispettivamente Ctifl e Naktuinbouw.
Consolidamento delle strutture nazionali
Oltre al quadro normativo aggiornato, a livello nazionale c’è stata una riorganizzazione delle strutture a servizio dello schema volontario di certificazione nazionale. Il Mipaaf ha riconosciuto propri bracci operativi per le problematiche fitosanitarie e laboratori di riferimento i centri del Crea – DC; nello specifico, il centro di Roma (ex Patologia vegetale) si occuperà di agenti nocivi virus, virus-simili, funghi e batteri; il centro di Firenze (ex Zoologia agraria) di insetti, acari e nematodi. Di volta in volta, a seconda dei casi e di specifiche competenze, potranno essere coinvolti anche istituzioni e laboratori universitari e del CNR. Sono stati definiti i centri per l’esecuzione dei test DUS (Distinguibilità-Uniformità-Stabilità) per l’iscrizione delle varietà al Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto e dei portinnesti.
Le attività di conservazione per la pre-moltiplicazione (materiali “pre-base” e “base”) saranno invece svolte dai centri riportati nelle tabell2 2 e 3 che hanno richiesto e riottenuto il riconoscimento ministeriale.
Il Registro nazionale delle accessioni in certificazione vanta ora 1.630 accessioni per un totale di 34 specie come indicato nella tabella 4. I centri di moltiplicazione riconosciuti sono 33, si sviluppano su 100 ha circa e sono ubicati in 6 regioni, come specificato nella tabella 5, con impianti in pieno campo, in molti casi protetti da strutture di isolamento, reti anti-insetto o vere e proprie “screen house”.
Il ruolo attivo dei vivaisti
Oltre al ruolo attivo svolto dai vivaisti attraverso il CIVI-Italia, i singoli soggetti (operatori professionali, secondo la denominazione del nuovo regolamento fitosanitario) hanno una parte centrale nell’assicurare la qualità dei materiali di propagazione, che riguarda soprattutto gli aspetti sanitari e di corrispondenza varietale. Così come previsto dall’art. 91 del Reg. 2016/2031, gli operatori professionali autorizzati possono istituire piani di gestione dei rischi (PGR) connessi agli organismi nocivi da controllare, riconosciuti e accettati dai SFR competenti. Così operando, oltre a dimostrare chiaramente la propria professionalità e a rendere palesi le modalità operative-gestionali dei cicli produttivi in vivaio, essi possono godere di sgravi economici conseguenti alla minore frequenza e intensità dei controlli da parte dei SFR.
Al fine di facilitare l’adesione degli operatori professionali alla formulazione dei PGR, il Mipaaf ha coordinato i lavori per la formulazione di un format nazionale per la formulazione dei PRG di 25 differenti specie che è stato poi approvato in sede di Comitato Fitosanitario Centrale lo scorso 15 settembre ed è ora attuabile dai singoli soggetti interessati. Il PGR è composto da una parte generale relativa all’OP (Operatore Professionale), comune per tutte le specie per le quali viene proposto, e da una parte specifica contenente le schede tecniche per ognuna di esse. In questa maniera si è inteso facilitare e snellire sia la compilazione da parte degli operatori professionali, sia le istruttorie e l’approvazione da parte dei SFR.
Un auspicio per il futuro
Quanto esposto testimonia una comunità d’intenti che è in atto ormai da anni tra pubblica amministrazione - Mipaaf e SFR - e imprese private (vivaismo professionale) per il raggiungimento di obiettivi comuni: qualificare al meglio i materiali di propagazione, incrementare la competitività del settore vivaistico nazionale (che ha un volume di esportazione che rappresenta oltre il 40% del valore prodotto), rifornire le filiere produttive nazionali di materiali garantititi per produzioni di qualità. Il CIVI-Italia, in armonia e accordo con le istituzioni coinvolte, anche sfruttando le possibilità fornite dal fondo interprofessionale nazionale per la formazione continua in agricoltura, sta promuovendo percorsi di aggiornamento tecnico sulle tematiche correlate al nuovo assetto normativo. Queste attività si affiancano alla costante opera di sensibilizzazione presso gli operatori professionali.
Sono ancora pesanti le difficoltà nell’export come conseguenza della disastrosa epidemia di Xylella fastidiosa che ha colpito uno spicchio di territorio nazionale, privo della presenza di imprese vivaistiche frutticole, ma che ha fatto sentire gli esiti negativi in distretti distanti 1.000 chilometri. L’auspicio è che un settore di eccellenza come quello del vivaismo italiano, riconosciuto ed apprezzato unanimemente all’estero per la bontà delle soluzioni tecniche e produzioni offerte, riceva la giusta attenzione dal legislatore e dalla politica, alla pari di altri comparti produttivi nazionali.
Non sono più procrastinabili l’adeguamento e l’incremento del personale del Servizio Fitosanitario Nazionale, sia a livello centrale, sia periferico presso i SFR. Si spera che alcuni dei fondi del PNRR possano essere indirizzati in tal senso. Da una parte il rafforzamento del servizio pubblico, dall’altra un ulteriore sforzo delle imprese vivaistiche nazionali per riorganizzarsi alla luce del mutato quadro normativo, saranno il migliore modo per fare sistema, in un momento critico come quello attuale dove non si deve essere contrapposti, ma uniti nel solo interesse delle filiere frutticole nazionali.