Tra un problema e un altro, da qualche anno a questa parte produrre pere è quasi un’impresa e di conseguenza è sempre più preoccupante l’emorragia delle superfici coltivate a pero. Da qui le giuste lamentele dei produttori, alcuni dei quali, dopo anni di sofferenza economica e con l’avvento di ulteriori difficoltà, hanno gettato la spugna. Diventa più che mai necessario introdurre nuove varietà di pere, con nuovi colori, sapori, aromi, tipi di polpa, forme. Insomma, tentare con l’ausilio di nuove varietà di ridare nuova vita alla pericoltura così come si è fatto per la mela
Fattori concorrenti alla crisi della pericoltura
Questa serie di constatazioni nascono quindi dalla riduzione dell’area di produzione nazionale coltivata a pero, ma non è tanto il forte calo da venti anni a questa parte a preoccupare (circa il 30% in meno, dove gran parte degli abbattimenti è stato fatto per eliminare varietà obsolete e impianti inefficienti), quanto quello marcato degli ultimi 5-6. Le cause che stanno portando a questo ridimensionamento sono diverse e tutte hanno inciso o stanno incidendo profondamente sulle decisioni di molti pericoltori, molto dei quali tenterebbero a proseguire se ci fossero migliori prospettive.
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Clima
Iniziamo dal clima che, in particolare negli ultimi 10-15 anni, è cambiato radicalmente avvicinandosi dal temperato al mediterraneo, con elevate temperature invernali e picchi termici estivi anche di alcune settimane prossimi ai 40 °C, in assenza di precipitazioni piovose che si alternano a nubifragi spesso associati a violente grandinate a trombe d’aria. In pratica un clima simile, per i suoi eventi, a quello tropicale che si è spinto ormai anche alle aree maggiormente vocate alla pericoltura (il cosiddetto triangolo tra Bologna, Ferrara e Modena).
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Degenerazione degli impianti
Tali condizioni estreme e i tentativi che si mettono in atto per mitigarne gli effetti purtroppo stanno provocando la degenerazione di molti impianti che per età, sensibilità alle elevate temperature del terreno sofferta da alcuni portinnesti, irrigazioni e fertilizzazioni esagerate (erroneamente ritenute necessarie per salvaguardare la produzione), la presenza del fungo Valsa ceratosperma in poche annate disseccano rapidamente. Occorrerà ripensare alla migliore combinazione portinnesto/varietà scegliendo quelle più adatte all’ambiente di coltivazione che si sta creando e, se da un lato i portinnesti franchi e le varietà autoradicate mostrano minori problemi di degenerazione e sofferenza alla siccità, non sono neppure da escludere i cotogni più o meno vigorosi purchè gestiti professionalmente.
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Problemi fitosanitari
In quest’ultimo quinquennio si è espansa rapidamente Halyomorpha halys, la cimice asiatica. Essendo un insetto importato, finora non è controllato da parassiti e predatori naturali e nel breve volgere di poco tempo ha infestato gran parte dell’areale frutticolo e orticolo del Nord Italia, provocando danni ingenti (anche oltre il 50% dei frutti colpiti in alcune aree) rendendo invendibili migliaia di t di prodotto. Si nutre grande speranza sul lancio del suo antagonista naturale Trissolcus japonicus, meglio noto come «vespa samurai», ma l’effetto non si vedrà in tempi brevissimi. Oltre a questa grave piaga, le condizioni climatiche hanno favorito il riacutizzarsi in maniera decisamente violenta di alcuni patogeni con particolare riguardo alla maculatura bruna (Stemphilium vescicarium) e al colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora).
Nonostante gli sforzi profusi per tentare di contenerli, i danni provocati da fitofagi e patogeni, soprattutto da Stemphilium vescicarium, oggi rappresentano un’importante perdita dell’intera produzione (mediamente -20-25%); un dato molto preoccupante che incide negativamente anche sulla fiducia del produttore “ho fatto tutto il possibile e mi ritrovo con tanto danno”. Purtroppo la legislazione europea sugli agrofarmaci e le relative limitate informazioni sul momento ideale per contenere la patologia hanno impedito una difesa più efficace. In sostanza, costi elevatissimi, danni rilevanti, rese scarse e i conti non tornano!
Il miglioramento genetico
I programmi di miglioramento genetico del pero (pubblici e privati) attualmente in corso assai più limitati rispetto a quelli del melo, ma sono attivi, in qualche caso anche da diversi decenni, ed hanno obiettivi differenziati a seconda dell’ambiente e delle tendenze dei mercati. L’adattamento ai fattori ambientali e ai cambiamenti climatici, la resistenza/tolleranza a fitopatie (colpo di fuoco batterico, ticchiolatura, oidio) e fitofagi (psilla), sono le maggiori richieste per il contenimento dei costi di produzione e la riduzione dell’impatto ambientale. In quasi tutti i programmi di miglioramento varietale si sta operando anche per ottenere nuove varietà di pere a buccia rossa o bicolore che pare un carattere di interesse, soprattutto per creare differenziamento tipologico.
Le nuove varietà di pere più interessanti in valutazione
- Qtee - Celina
- Cheeky - Cape Rose
- Falstaff
- Fred - CH201
- Piqa
- PiqaBoo - PremP009