Per il settore melicolo italiano ed europeo l’ultima annata 2017-18 verrà ricordata per i fenomeni climatici estremi che hanno determinato un calo drastico della produzione; prima le gelate primaverili e poi le grandinate estive. Davanti a una diminuzione produttiva così evidente i problemi ormai “strutturali” causati da una crescente produzione in Europa, da consumi in ribasso o stagnanti e dalla mancanza di mercati nuovi e alternativi, non hanno fatto sentire i propri effetti e sono rimasti per così dire in “stand-by”. Il mercato delle mele, per la prima volta dopo anni, ha vissuto un evidente squilibrio non a causa dell’eccesso di offerta, ma a causa di una domanda che si è fatto fatica a soddisfare. La minore offerta ha però certamente reso il mercato più dinamico e ha generato quotazioni superiori a quelle non sempre soddisfacenti degli ultimi anni.
In Italia, grazie all’efficiente sistema assicurativo in funzione da anni, le perdite non si sono avvertite tanto per i singoli produttori, quanto per l’intero sistema che ha dovuto far fronte ad un calo occupazionale, dal momento che una minore produzione ha automaticamente comportato una minore necessità di forza lavoro. Durante l’anno corrente il sistema melicolo italiano ha però lavorato per prepararsi al meglio per il futuro: i consorzi hanno continuato il loro lavoro sull’innovazione varietale, sulla sostenibilità e verso un livello ancora superiore di aggregazione ed organizzazione.
La stagione attuale è di difficile interpretazione. La produzione italiana e quella europea sono rientrate ai livelli degli anni passati, ma resta una grande incognita, che sarà difficile da risolvere: il raccolto polacco. Il mercato 2018-19 in Europa, infatti, sarà fortemente influenzato da ciò che è successo in Polonia ove era previsto un evidente aumento della produzione. Tuttavia, è impossibile comprendere quanto siano effettivamente validi i numeri a disposizione e quanto la grave siccità che ha colpito l’Est europeo e la scarsa organizzazione del sistema melicolo in diversi Paesi europei possano influenzare la qualità e la gestione del prodotto.
Nel frattempo il mercato internazionale vive dinamiche particolari, con un forte calo della produzione in Cina, la politica dei dazi imposta dall’amministrazione USA, le difficoltà per i produttori nord-americani ad accedere al mercato messicano e la Russia, ormai chiusa da anni alle mele europee, che spera di poter conquistare “l’indipendenza nella produzione” già tra qualche anno. In questo contesto, già difficile, diversi paesi produttori continuano ad aumentare il proprio potenziale produttivo. Gli operatori italiani e quelli degli altri grandi Paesi europei sembrano per ora piuttosto ottimisti; certo è che a livello nazionale rimane fondamentale agire efficacemente e al più presto per fornire agli esportatori nuovi mercati, in cui i nostri competitor sono presenti già da anni.
Gli aspetti produttivi della stagione 2017-18
La tabella 1 presenta i dati consuntivi dal 2013 al 2017 e le previsioni per il raccolto 2018.
Prima di analizzare in dettaglio le previsioni per la stagione 2018-19 e fare in merito alcune valutazioni, è utile analizzare brevemente la stagione uscente. Mai come nella stagione appena conclusasi il quadro è stato chiaro fin dagli inizi, visto il drastico calo del volume di mele disponibili in Europa, in particolare nei maggiori Paesi produttori, tra cui l’Italia. Fin dal mese di agosto, vista la ridotta disponibilità di prodotto, le quotazioni si sono assestate su livelli più che soddisfacenti e gli operatori hanno lavorato accuratamente per gestire il prodotto e garantire una fornitura regolare e di qualità. Il mercato, per tutte le varietà, all’inizio di luglio era completamente svuotato.
Come previsto, hanno quindi ripreso leggero vigore nel finale di stagione le importazioni dai Paesi dell’Emisfero Sud, che si erano invece arrestate a livelli molto basse negli anni precedenti, visto la produzione decisamente importante del continente europeo. L’export si è concentrato maggiormente sul mercato comunitario, tralasciando le destinazioni fuori Ue, fondamentali invece nelle stagioni passate. L’organizzazione del settore ha permesso, in una ottica di economia di scala, di razionalizzare i costi ed il sistema assicurativo e dei consorzi di difesa, nelle aree produttive dove l’assicurazione del raccolto è la prassi, ha dimostrato di essere in grado di sostenere in modo adeguato i frutticoltori che avevano perso parte o l’intero raccolto.
La produzione 2018 e le prospettive
Europa
Le stime di produzione per il 2018 prevedono un raccolto di mele in Europa di 12.611.000 t. Si stima dunque un recupero rispetto alla consistente perdita dello scorso anno, con un aumento del 3% sulla produzione media del triennio 2014-16, al netto del 2017 che potrebbe essere fuorviante in termini percentuali. Per i Paesi colpiti pesantemente dalle gelate primaverili dello scorso anno c’è un riallineamento della produzione con quella media del triennio 2014-16, con l’Austria che torna ad un raccolto normale, così come Croazia e Ungheria. Recupera largamente la Polonia, che stima un +14% rispetto al periodo 2014-16 portando il volume di mele previsto al record di 4.480.000 t Rispetto alla media del triennio 2014-16 arretrano Francia (-3%), Germania (-5%), Portogallo (-7%), Spagna (-4%), Belgio (-22%) e Olanda (-23%), quest’ultima già segnata da una significativa siccità.
Con una primavera con temperature favorevoli e bassi livelli di piovosità, la fioritura è stata in generale molto buona. Alcuni Paesi del Centro e Nord Europa sono stati colpiti da una siccità prolungata a cui solo le aziende dotate di moderni impianti di irrigazione hanno potuto sopperire. La grandine, che pure aveva colpito ampie zone lo scorso anno, non sembra invece aver provocato particolari danni, per cui la quantità di frutti destinati alla trasformazione rientrerà in un livello “fisiologico”. Visto il clima particolarmente caldo in alcune aree d’Europa, il calibro medio in diversi Paesi è risultato tendenzialmente modesto.
In Europa la cv Gala dovrebbe raggiungere il record di produzione di 1,45 Ml t, così come le Red Delicious con quasi 700.000 t. Abbastanza stabile la produzione di Fuji, mentre rispetto alla media del triennio 2014-16 cala Golden Delicious, per la quale, se si esclude lo scorso anno, ci si aspetta una produzione tra le più basse di sempre. Si conferma la crescita costante delle “nuove varietà”, che avanzano velocemente e si assestano per il 2018 a 307.000 t. Aumenta la produzione anche dei gruppi Pinova e Cripps Pink, mentre Granny Smith torna a livelli di produzione pre 2017.
Italia
Per l’Italia si prevede un raccolto di 2,2 Ml t, in netta risalita rispetto allo scorso anno, ma al di sotto della media dei tre anni precedenti. Rispetto alla situazione europea, l’Italia presenta dinamiche varietali distintive e incoraggianti. Si riassesta, pur perdendo forza rispetto al periodo precedente, Golden Delicious (-16% sul 2014-16), con una riduzione significativamente maggiore rispetto al quadro europeo. Red Delicious (-3%) e Granny Smith (-5%) si avvicinano ai livelli produttivi della media 2014-16, mentre Fuji riduce più marcatamente la produzione (-7%). Abbastanza stabile Cripps Pink (Pink Lady, +4 sul 2017 e -6% sul triennio considerato). Tra le varietà maggiori solo Gala supera il volume medio di produzione del triennio 2014-16 (+3%); crescono ancora le “altre varietà” che includono in particolar modo i nuovi club (+61% sul triennio 2014-16), che dimostrano l’interesse dei consumatori verso le nuove proposte dei consorzi italiani.
La quantità di mele per la trasformazione sarà certamente inferiore rispetto al 2017 e ritornerà su livelli “normali”, tra l’11 ed il 12% della produzione totale.
Nel Mondo
Viste le interazioni commerciali tra i diversi sistemi produttivi e i possibili impatti sulle quotazioni del prodotto, è necessario valutare anche l’evoluzione della produzione nel mondo (Tab. 4). La Cina prevede un forte abbassamento della produzione (-28%) principalmente a causa delle forti gelate primaverili che hanno colpito alcune regioni; anche per il Messico ci si aspetta una produzione in forte calo, con volumi di 500.000 t; per gli Stati Uniti si prevede una produzione in linea rispetto alle scorse stagioni, intorno ai 4,9 Ml t; continuano invece a crescere costantemente le produzioni di India e Iran.
La disponibilità di mele nel mondo per la stagione 2018-19 risulterebbe dunque inferiore all’anno precedente (70.451 Ml t vs. 63.618 Ml t) principalmente a causa del calo produttivo cinese. È difficile ad ora capire quali dinamiche seguirà il mercato mondiale, ma è certo che la minor disponibilità di prodotto in Cina e in Messico e la chiusura di questi stessi Paesi alle mele statunitensi potrebbe certamente influire sull’evoluzione degli scambi commerciali.
Sebbene i dati riferiti al 2018 non siano ancora definitivi, è evidente, come sopra accennato, che, anche se non di molto, le esportazioni dall’emisfero Sud sono leggermente aumentate rispetto allo scorso anno, quando le esportazioni si erano rivolte principalmente verso aree diverse dall’Europa, che ad ogni modo, anche con una produzione scarsa, rimane meno attrattiva di altre aree del mondo con un tasso di cambio non particolarmente favorevole per l’export verso il vecchio continente. Visti i volumi previsti in Europa e nell’emisfero Nord per quest’anno, è improbabile ad oggi un aumento dei flussi di mele dall’emisfero Sud a quello Nord.
L’export italiano
Il drastico calo della produzione italiana ha fortemente influito anche sulla quantità di mele che hanno raggiunto i mercati esteri. Secondo i dati Istat la campagna commerciale 2017-18 si è conclusa con un -29% delle esportazioni rispetto alla scorsa stagione, superando di poco le 740.000 t, con un valore in calo solo del 10% visti il prezzo medio annuo, tra i più alti di sempre. Come accennato, le mele italiane sono principalmente rimaste in Europa, che rappresenta il 77% dell’export totale. Le esportazioni verso i Paesi Nord africani sono state di appena 35.000 t (-59% sul 2016-17), con un calo particolarmente marcato per Egitto e Libia. In discesa, in generale, le movimentazioni verso i Paesi europei extra Ue, verso il Medio Oriente, il Sud America e l’Asia, in particolare l’India.
Le condizioni di mercato della stagione 2017-18 hanno quindi abbassato fortemente la quota di mele italiane esportate, che ormai da anni supera 1 Ml t. Per la stagione 2018-19, vista l’abbondante produzione e il possibile record in Europa, i mercati esteri torneranno ad essere una valvola di sfogo fondamentale per il prodotto nazionale. Risulta più che mai strategica l’apertura di nuovi mercati, primi fra tutti quelli del Sud Est asiatico, sui quali ormai si lavora da anni, principalmente Vietnam, Taiwan e Thailandia, e il ri-accesso a mercati chiave del Nord Africa, primi fra tutti Egitto,Algeria e Libia.
Prospettive positive e incognita Polonia
Premettendo che le informazioni pervenute da Prognosfruit vanno analizzate nell’ambito di un contesto generale e tenendo conto di una serie di elementi che potrebbero influenzare il mercato, i dati presentati sono in grado di fornirci un quadro di riferimento abbastanza chiaro per la stagione in corso. Il volume di mele disponibile nella zona comunitaria, stimato alla fine di luglio, potrebbe essere tra i più alti di sempre. Vanno peraltro attentamente considerati i problemi legati alla siccità e alla conseguente possibile riduzione di calibro dei frutti.In questo contesto, vista la scarsità di precipitazioni e le alte temperature registratesi anche per i mesi di agosto e settembre, le previsioni, intese sia come volume, sia come qualità dei frutti, dovrebbero essere riviste.In uno scenario di questo tipo, l’Italia e tutte le regioni europee a più alta vocazione melicola potrebbero trarre vantaggio dalla diffusa dotazione di impianti di irrigazione, in grado di sostenere la produzione e la qualità dei frutti.
Il prolungamento della chiusura del mercato russo e l’instabile situazione economica e politica nei principali Paesi nordafricani rimangono fattori critici per la commercializzazione delle mele, che potrebbero influire sfavorevolmente sul corso della stagione 2018-19. Alcuni Paesi produttori, tra cui l’Italia, soffrono non solo della perdita di mercati ormai consolidati (Egitto e Algeria su tutti), ma anche delle difficoltà legate alla mancanza di protocolli fitosanitari bilaterali tra lo Stato esportatore e quello importatore. In questo contesto un maggiore impegno delle autorità dei singoli Stati e dell’Ue, costantemente richiamato dalle associazioni di tutti i Paesi a tutti i livelli, non può più essere un auspicio, ma un’urgente necessità. Infine, stante la pressione interna nel bacino europeo e il tasso di cambio sfavorevole per operatori di Paesi “terzi”, non si prevede un aumento dell’importazione dall’Emisfero Sud che nel 2017-18, favorito dalla scarsa disponibilità di prodotto in Europa, era invece leggermente ripresa.
In questo contesto le aspettative per la stagione commerciale 2018-19 restano ragionevolmente positive, soprattutto per i frutti di qualità e calibro superiore e per la forte organizzazione del sistema melicolo italiano, che rappresenta un fattore di competitività determinane, in particolare per guidare il processo di innovazione varietale e per l’esportazione. Nel prossimo futuro l’impegno del sistema produttivo melicolo orienterà ancora maggiore energia verso l’export, ma per un effettivo successo resta indispensabile un vero approccio di sistema, partendo da una chiara scelta politica di base, per un preciso e maggiore coinvolgimento delle strutture ministeriali competenti e una maggiore convinzione nell’azione politica e diplomatica. n
Melo, un’altra buona annata?
Per il settore melicolo italiano ed europeo l’ultima annata 2017-18 verrà ricordata per i fenomeni climatici estremi che hanno determinato un calo drastico della produzione; prima le gelate primaverili e poi le grandinate estive.