Il kiwi giallo traina il settore

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Cristian Moretti, direttore Agrintesa
L’intervista a Cristian Moretti, direttore Agrintesa. Il kiwi giallo è una coltura esigente e difficile da gestire, ma il prodotto piace al mercato e può dare grandi soddisfazioni ai frutticoltori. Aggregazione e qualità sono le chiavi di volta per il settore

Un'altra campagna, quella del 2021, caratterizzata da diverse problematiche: morìa, gelo primaverile e siccità estiva hanno abbassato le rese. Con meno di 300.000 t commercializzabili, il raccolto di kiwi italiano per la stagione 2021-22, come sommatoria tra prodotto a polpa verde e gialla, dovrebbe porsi su un -8% sul pur scarso 2020 (dati Cso Italy). Nonostante la concomitanza di diversi fattori limitanti, è comunque in aumento l’offerta di kiwi giallo, con un raccolto di oltre 80.000 t (+13% sul 2020), merito delle crescenti superfici investite dai frutticoltori su alcune varietà, tutte gestite in forma organizzata e controllata.

Sulle dinamiche del comparto fa il punto Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa, cooperativa faentina tra i principali player nazionali nel settore del kiwi.

Partiamo da un’analisi produttiva e di mercato: com’è andato il 2021 dal punto di vista produttivo e come sta andando dal punto di vista commerciale?

L’Italia è da tempo leader nella produzione del kiwi dell’Emisfero Nord; purtroppo, già da qualche anno non riusciamo più ad esprime appieno il nostro potenziale produttivo per una sommatoria di fattori. Innanzitutto quelli di natura climatica: veniamo da annate dove le gelate primaverili hanno decurtato enormemente la produzione sia del kiwi giallo, sia del tradizionale verde; poi, non dimentichiamo i problemi di carattere fisiologico e fitosanitario – morìa, batteriosi, cimice asiatica – che hanno contribuito a generare grandi difficoltà nel raggiungimento di rese produttive adeguate. Chiudiamo quindi un’annata 2021 più in ombra che in luce perché è chiaro che la mancanza di prodotto va a incidere sulla competitività e sul posizionamento del prodotto italiano sui mercati internazionali.

Sulla campagna commerciale è ovviamente prematuro ipotizzare un bilancio; si concluderà infatti a primavera prossima inoltrata, ma le attese e i presupposti sono molto buoni, proprio perché il rapporto tra domanda e offerta è favorevole. L’actinidia è un prodotto che presenta una domanda in crescita; tra le principali motivazioni il fatto che è un frutto che gode di dinamiche commerciali attive in tutto il mondo; i consumi sono elevati nei Paesi “maturi” e in crescita nei nuovi mercati, soprattutto se parliamo di frutti a polpa gialla, il cui posizionamento sui consumatori è in progressiva affermazione.

Sulla carta ci sono tutti gli elementi per una stagione commerciale positiva e di soddisfazione per i frutticoltori. C’è anche un altro distinguo da fare: il kiwi verde ha una sua clientela affezionata, ha una domanda sostanzialmente stabile, mentre per il kiwi giallo le richieste “globali” superano di gran lunga la disponibilità di prodotto; siamo perciò di fronte ad un’annata, certamente impegnativa, ma che si prospetta con prezzi elevati, soprattutto se in fase post-raccolta il prodotto manterrà inalterate le buone caratteristiche qualitative che ha presentato alla raccolta.

Per quanto riguarda il kiwi verde, non si può non evidenziare la crescente importanza della Grecia; da alcuni anni la concorrenza del prodotto ellenico sul mercato europeo è sempre più evidente. La produzione greca negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale, si trova nel pieno della propria potenzialità produttiva grazie ad impianti giovani, efficienti e ubicati su terreni vergini. Sicuramente sta diventando un competitor importante, con cui fare i conti oggi e anche in futuro, in modo particolare nelle prime fasi della stagione commerciale. La Grecia, infatti, pur essendo molto attiva, non è ancora al nostro livello sul fronte dell’organizzazione del post-raccolta, il che comporta una minore capacità di stoccaggio e la necessità di immettere il prodotto sui mercati subito dopo la raccolta.  Da stigmatizzare i comportamenti di alcuni operatori commerciali, non solo italiani, che in carenza di prodotto interno importano kiwi greco naturalizzando come “made in Italy” o creando distorsioni sui prezzi di mercato a svantaggio della nostra produzione.

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È evidente che l’ottenimento della qualità parte sin dall’impianto: partendo da un’attenta valutazione della vocazionalità territoriale, bisogna poi mettere a dimora piante ben formate, con apparati radicali ben sviluppati, gestire bene l’irrigazione utilizzando stazioni meteo e sonde per disporre di dati precisi sul contenuto idrico del terreno e per avere il controllo delle variabili climatiche. È importante dotarsi di reti antigrandine o antinsetto per avere certezza di prodotto sano alla raccolta; si deve controllare bene la formazione della pianta per garantirne la massima efficienza produttiva già dal 3°-4° anno

Dal punto di vista invece della coltivazione, la morìa e la batteriosi hanno generato senz’altro molti danni nel corso dell’ultimo decennio. Tuttavia, rispetto a molte altre specie, il kiwi, e in particolare il giallo, sembra godere di buona salute. Qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive per la coltura?

Storicamente, dal punto di vista fitosanitario l’actinidia non ha mai avuto grosse problematiche; poi una decina d’anni fa con l’arrivo della PSA è cambiato tutto. La batteriosi ha falcidiato gran parte degli impianti di kiwi giallo e molti ettari di Hayward; più recentemente la morìa ha portato ad una riduzione delle superfici produttive in diverse regioni, soprattutto Piemonte, Veneto e Agro Pontino. L’Emilia-Romagna è stata toccata in modo minore da questa problematica, ma se la vede più di altri territori con la cimice asiatica che non risparmia neppure l’actinidia.

Il kiwi è comunque una coltura che mantiene ancora buone prospettive, a differenza di altre, proprio per il valore che riesce a generare sul mercato. La redditività in campagna, nel caso si raggiungano corrette medie produttive, è ancora buona; la PLV che si genera invoglia i produttori a fare nuovi impianti nonostante le difficoltà. La batteriosi si tiene sufficientemente sotto controllo, la moria si può cercare di gestirla  rivedendo e ottimizzando le tecniche agronomiche e irrigue, la cimice si argina con le reti protettive, le avversità meteo vanno gestite, ove possibile, con vari sistemi di difesa attiva. Problemi certamente complessi e onerosi per i frutticoltori, ma affrontabili davanti a ritorni economici positivi e continuativi nel tempo. In questo caso l’esempio del kiwi giallo è emblematico; le varietà disponibili sono tutte gestite da gruppi o consorzi che programmano la produzione, l’immissione sul mercato, la politica di marca, i rigidi standard di qualità, aspetti che contribuiscono a tenere alto il valore del prodotto e a generare conseguentemente un buon reddito per il produttore. Visti i risultati consegui fino ad oggi dai kiwi a polpa gialla e la necessità di continuare a mantenere un posizionamento commerciale e di prezzo sul kiwi a polpa verde è fondamentale che il livello di attenzione lungo tutta la filiera e di qualificazione del prodotto sia mantenuto il più elevato possibile.

Per ottenere un prodotto di qualità, quali sono gli elementi a cui prestare attenzione nella coltivazione dell’actinidia?

Puntare sulla qualità deve essere l’obiettivo principale. Per farlo serve seguire un protocollo di coltivazione adeguato, far sì che il contenuto zuccherino e di sostanza secca nei frutti siano elevati, cosa che ottiene lavorando bene in campagna, limitando all’indispensabile l’uso dei fitoregolatori e raccogliendo al momento giusto. Purtroppo le speculazioni di mercato che si generano già nei primi mesi autunnali spingono alcuni produttori e gli operatori commerciali più spregiudicati alla raccolta anticipata, il che porta sul mercato prodotti di scarsa qualità e che disaffezionano il consumatore e l’origine italiana del prodotto. Con il kiwi giallo questo non avviene perché i club fanno del controllo qualità la principale missione, obbligando i produttori a seguire un protocollo di coltivazione, di qualità e di raccolta ben definito e senza possibilità di derogare. Questa è la differenza più marcata che c’è tra la coltivazione di un kiwi giallo e un prodotto indistinto, spesso privo di regole, come l’Hayward.

È evidente che l’ottenimento della qualità parte sin dall’impianto: partendo da un’attenta valutazione della vocazionalità territoriale, bisogna poi mettere a dimora piante ben formate, con apparati radicali ben sviluppati, gestire bene l’irrigazione utilizzando stazioni meteo e sonde per disporre di dati precisi sul contenuto idrico del terreno e per avere il controllo delle variabili climatiche. È importante dotarsi di reti antigrandine o antinsetto per avere certezza di prodotto sano alla raccolta; si deve controllare bene la formazione della pianta per garantirne la massima efficienza produttiva già dal 3°-4° anno. Da questo punto di vista l’introduzione del kiwi giallo ha “insegnato” nuovi criteri di coltivazione e raccolta che andrebbero trasferiti anche al tradizionale kiwi verde.

Qual è il futuro del settore? Cosa si può dare di più a un settore già molto dinamico?

Il futuro è certamente interessante, con prospettive buone e di ulteriore sviluppo della specie. Ovviamente non è tutto facile come sembra; resta infatti un settore estremamente competitivo, con elevati investimenti, da governare bene, a partire dall’innovazione varietale, passando per la fase di coltivazione, fino all’immissione sul mercato. Tutti punti di forza che i sistemi organizzati, i club e i consorzi ci hanno mostrato. Certamente, se l’Italia fosse un Paese con maggiore aggregazione produttiva e commerciale, si potrebbe fare molto di più; questo è un problema atavico di tutta la frutticoltura, anche se qualche buon esempio di maggiore aggregazione dell’offerta e capacità organizzativa hanno mostrato la differenza nei risultati finali ai produttori. In definitiva, sono questi gli aspetti sui quali investire: aggregazione, ottimizzazione nella gestione colturale del actinidieto, qualificazione finale del prodotto e controllo dell’offerta nei confronti del mercato globale di cui questa specie beneficia.

Il kiwi giallo traina il settore - Ultima modifica: 2021-12-17T15:57:25+01:00 da Sara Vitali

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