Il cambiamento climatico è la vera pandemia per l’ortofrutta

cambiamento climatico
Marco Salvi, presidente Fruitimprese: «I danni sono in corso di quantificazione, ma è certo che la campagna 2021 inizia con la perdita di ingenti quantitativi di produzione. Tre gli ambiti sui quali intervenire prioritariamente: assicurazioni, manodopera e costo del lavoro»

C’è una nuova pandemia in corso, dopo quella del Covid, si chiama cambiamento climatico.  Il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi,  interviene sui gravissimi danni che le gelate hanno causato in questi giorni di inizio aprile alle produzioni ortofrutticole del Paese con punte fino all’80% nelle drupacee, già l’anno scorso colpite da eventi meteorologici estremi.

Competitività delle imprese nuovamente in crisi

«I danni sono in corso di quantificazione da parte delle amministrazioni competenti, quello che è certo è che la campagna 2021 inizia con la perdita di ingenti quantitativi di produzione e con ricadute negative certe sui bilanci delle imprese produttive e commerciali dell’ortofrutta. La competitività delle nostre imprese ancora una volta è messa a dura prova e a poco serve continuare a ripetere che il settore è stato ‘eroico’ nel corso del 2020 nel rifornire i mercati e la distribuzione di prodotti essenziali per la dieta e il benessere dei consumatori, se poi il settore non si è visto riconoscere neppure i maggiori costi sostenuti dalle imprese per la salute e la sicurezza dei lavoratori e la sanificazione degli impianti».

Import ancora superiore all'export

«Ripensando alle difficoltà incontrate nel 2020 dagli esportatori di ortofrutta con la chiusura di molte frontiere, la limitazione della circolazione al Brennero e i tentativi di boicottaggio dei nostri prodotti su alcuni mercati europei – crisi rientrate immediatamente grazie all’intervento tempestivo delle nostre istituzioni – è quasi un miracolo che la bilancia commerciale della nostra ortofrutta nel 2020 si sia chiusa con un +6% dell’export (a valore) e un -3% a volume e un saldo positivo di quasi 664 milioni €, anche se deve far riflettere tutti il dato che l’import a quantità per il  secondo anno consecutivo supera l’export, in particolare per agrumi e ortaggi. Nulla da dire se le importazioni aumentano, ma poi non lamentiamoci se perdiamo superfici produttive e posti di lavoro. Dobbiamo capire qual è il  ruolo che vogliamo ritagliarci sullo scenario internazionale, se vogliamo competere o se siamo destinati ad un lento declino».

Assicurazioni, manodopera e costo del lavoro

«La pandemia ci ha insegnato l’importanza del gioco di squadra e ha fatto capire agli italiani che frutta e ortaggi sono prodotti strategici per la nostra vita e il nostro benessere, però se non vogliamo perdere ulteriori posizioni  nella competizione internazionale dobbiamo chiedere alla politica e alle istituzioni di sostenere il settore con misure concrete e non solo con dichiarazioni. Per far fronte ai cambiamenti climatici serve mettere subito mano al sistema legislativo di protezione delle imprese con adeguati sistemi assicurativi, magari ricorrendo alle risorse del Recovery Plan o a quelle dello Sviluppo rurale della PAC.

Poi bisogna intervenire per migliorare la gestione della manodopera per le grandi campagne, rendere più snella e agevole la ricerca di lavoratori qualificati per le nostre imprese, ed evitare che i lavoratori stagionali stranieri vadano a lavorare in altri Paesi perché da noi la burocrazia rende tutto più complicato e difficile. Poi c’è il problema del costo del lavoro più alto d’Europa, un fardello che minaccia direttamente la competitività delle imprese. Questi sono tutti temi da affrontare al Tavolo ortofrutticolo nazionale (o attraverso uno strumento alternativo), che chiediamo al ministro di convocare in tempi rapidi, vista l’urgenza dei problemi legati ai danni delle gelate e all’avvio della campagna estiva».

Transizione ecologica e digitale, Pnrr e Farm2Fork

Ci sono anche altri temi caldi da affrontare nel prossimo futuro e che avranno certamente un forte impatto sulle imprese e sulla filiera.

«Premesso che le nostre imprese hanno intrapreso già da molti anni la strada virtuosa della produzione integrata a basso utilizzo di chimica, si deve riconoscere che la strategia del Green Deal e della Farm2Fork (con la riduzione del 50% degli agrofarmaci e del 20% dei fertilizzanti) impatterà direttamente sul nostro lavoro e sul futuro delle nostre imprese. Serve decidere solo su basi scientifiche e fare valutazioni preventive di impatto per non perdere importanti quote di produzione e leadership in tante varietà per l’impossibilità di proteggere le nostre colture. Altrimenti ci troveremo a competere con Paesi che non hanno i nostri stessi vincoli in termini di sostenibilità e garanzie per lavoratori e consumatori. Bene poi la Transizione digitale, purché si cominci dalla formazione e dalle scuole dove si deve curare di più l’avviamento al lavoro».

Infine gli imballaggi sostenibili. «Una strada su cui ci stiamo già avviando, però una cosa va detta. Il passaggio dalla plastica alla carta/cartone o all’imballaggio riciclabile comporta aumenti di costo per le imprese e questi costi vanno riconosciuti, non possono finire a carico solo della parte più debole, cioè il mondo produttivo. Analogamente non possiamo disincentivare l’uso della plastica attraverso la Plastic Tax senza dare una alternativa valida, costruita sulla  base di studi scientifici ed economici. E bisogna evitare che ogni catena della Distribuzione moderna europea chieda i ‘suoi’ imballaggi. Anche qui servono progetti condivisi, magari a livello europeo».

Il cambiamento climatico è la vera pandemia per l’ortofrutta - Ultima modifica: 2021-04-13T16:10:58+02:00 da Redazione Frutticoltura

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