Vite, la peronospora ha dominato la stagione al Centro-Sud

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In Puglia e altrove i danni da peronospora sono risultati compresi fra il 30% e il 70%, con punte del 90-100% in regime di agricoltura biologica

La vite a uva da vino nel 2023 è stata colpita fortemente dalla peronospora, che in molti areali ha causato perdite dal 30% fino al 100% della produzione prevista. Invece la copertura precoce con teli plastici, fatta per anticipare il germogliamento, ha protetto le viti a uva da tavola. È una delle indicazioni, forse la più dolorosa per i produttori, emerse dal bilancio fitosanitario degli ultimi due anni della vite nelle regioni dell’Italia centro-meridionale, presentato dall’Associazione italiana per la protezione delle piante (Aipp), in collaborazione con le Giornate fitopatologiche e i Servizi fitosanitari delle Regioni, nell’ambito del ciclo di seminari itineranti “Bilanci fitosanitari 2022-2023”. L’incontro è stato organizzato dall’Aipp, con la Regione Puglia e l’Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra), presso il Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell’Università di Bari. Otto esperti hanno riferito quanto accaduto nelle rispettive regioni: Agostino Santomauro, dell’Osservatorio fitosanitario Regione Puglia, Sandro Nardi, dell’Agenzia per l’innovazione nel settore agroalimentare e della pesca “Marche Agricoltura Pesca” (Amap) Regione Marche, Fabio Pietrangeli, del Dipartimento Agricoltura Regione Abruzzo, Franco Fronteddu, dell’Agenzia Laore Regione Sardegna, Massimo Gragnani, del Servizio fitosanitario Regione Toscana, Giovanni Natalini, del Servizio fitosanitario Regione Umbria, Michele Messina, dell’Agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese (Arsac) Regione Calabria, e Roberta Bonsignore, del Servizio fitosanitario Regione Sicilia.

Peronospora

In Puglia l’andamento meteorologico primaverile, caratterizzato da piogge continue e abbondanti durante i mesi di aprile, maggio e inizio giugno, è stato molto favorevole allo sviluppo della peronospora (Plasmopara viticola), ma con esiti diversi su uva da vino e uva da tavola. Sulla vite a uva da vino la comparsa dei sintomi sulle foglie si è avuta ai primi di maggio, con livelli di incidenza e diffusione già abbastanza elevati. In seguito si è verificata un’ulteriore diffusione di infezioni secondarie severe pure su tralci e grappoli, anche per l’impossibilità di effettuare trattamenti tempestivi. Dalla seconda metà di luglio le temperature elevate hanno determinato l’arresto della progressione della malattia. Danni contenuti si sono avuti solo nei vigneti trattati precocemente, prima delle piogge di aprile, ma la gestione è stata problematica quasi dovunque. Invece per l’uva da tavola la copertura precoce con teli, realizzata per anticipare il germogliamento, ha protetto le viti dalle continue e abbondanti piogge primaverili, limitando molto le infezioni peronosporiche, con qualche eccezione solo dove i teli erano maggiormente distanziati; ma nei vigneti scoperti, o protetti solo dalla rete antigrandine, la gestione della peronospora è stata più problematica.

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Gravi anni da Plasmopara viticola su grappolini di uva da vino in provincia di Taranto

In Sicilia lo sviluppo delle infezioni di peronospora sulle viti a uva da vino non si è discostato molto da quanto accaduto in Puglia e nelle altre regioni centro-meridionali, per cui la sua gestione è stata problematica. Ma anche nei tendoni di uva da tavola, dove la copertura è meno diffusa che in Puglia, la peronospora ha richiesto ai viticoltori particolare impegno. Le infezioni primarie si sono presentate a inizio maggio, le infezioni secondarie si sono verificate tra fine giugno e primi di luglio. I produttori hanno effettuato in media circa 12 trattamenti sino alla fine di giugno con cadenza settimanale e da luglio in poi ogni 10-12 giorni. Per due-tre interventi hanno utilizzato prodotti rameici, per gli altri spesso hanno abbinato due antiperonosporici a base di sostanze attive con diversi meccanismi d’azione. Anche nelle altre regioni, dove le condizioni di campo (terreni inerbiti o comunque non lavorati) hanno permesso di effettuare i trattamenti nei tempi più opportuni si è riusciti a limitare le perdite produttive, dove, invece, la difesa non è stata eseguita correttamente e/o nei momenti più opportuni le perdite sono state notevoli.

In Sardegna nell’areale centro-orientale, con maggiore cumulato di piogge, si sono verificati seri danni a seguito di trattamenti tardivi con malattia già in atto e/o intervallo troppo lungo fra i trattamenti per impedita transitabilità dei mezzi in campo. In Umbria e altrove i sistemi di supporto alle decisioni agronomiche (Dss) si sono rivelati un prezioso ausilio per razionalizzare la difesa. In generale i trattamenti fitosanitari necessari per il contenimento della peronospora sono stati numerosi. Ad esempio in Abruzzo 12-16, rispetto agli 8-10 degli anni precedenti, in Calabria 10-12 e così via. Anche la difesa biologica ha avuto problemi maggiori della difesa integrata, ma, dove si è intervenuto in tempo e costantemente, i danni sono stati limitati. Non sono stati evidenziati cali di efficacia delle sostanze attive utilizzate.

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Grappolini di uva da tavola scoperta completamente seccati da peronospora

Oidio e botrite

In Puglia, sia su uva da tavola sia su uva da vino, le infezioni da oidio (Erysiphe necator) sono state lievi e occasionali, nelle fasi di post-allegagione e di ingrossamento delle bacche, per cui la loro gestione è stata agevole. Ugualmente nelle altre regioni centro-meridionali. Anche in Sicilia, dove l’oidio è la principale malattia fungina su vite, l’annata 2023 è stata meno favorevole, sebbene gli indici di rischio, tranne a maggio e a luglio, siano apparsi elevati come nella norma e abbiano richiesto l’utilizzo di trattamenti con antioidici, abbinati ad antiperonosporici, ogni 12 giorni circa. Anche per la botrite (Botrytis cinerea) le infezioni su uva da vino sono state, dovunque, generalmente limitate e sporadiche; occasionali in Puglia e Sicilia su varietà di uva da tavola a raccolta tardiva, tuttavia con una gestione molto agevole.

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Oidio su grappoli di uva da vino

Mal dell’esca

Se in Sicilia la presenza del mal dell’esca è costante a causa degli impianti vetusti, in Calabria da qualche anno si sta assistendo a una sua crescente evidenza: un tempo associata a viti piuttosto vecchie, adesso compare anche in vigneti giovani dove infetta fino al 10% dei ceppi. La sua diffusione è in costante aumento in tutta la Sardegna, dove si manifesta in forma intensa anche in vigneti giovani o in piena produzione. Desta preoccupazione anche in Toscana, Umbria e altrove.

Altra malattia emergente in Sardegna, in particolare nei vigneti giovani, con sintomatologia simile al mal dell’esca, è il deperimento da Botryosphaeria.

Problematica emergente in Sicilia è il marciume radicale (Armillaria mellea), mentre il marciume acido è presente soprattutto negli ambienti coperti da film plastici, favorito dal microclima più umido, dalle maggiori irrigazioni per le elevate temperature estive e dalle concimazioni.

Fitofagi

La gestione della tignoletta della vite (Lobesia botrana), dovunque insetto chiave per la gestione della difesa della vite, è stata generalmente agevole, poiché le elevate temperature estive, anche oltre 30 °C, l’hanno contenuta egregiamente. In Puglia l’andamento dei voli è stato regolare, con catture non particolarmente numerose e ridotti livelli di dannosità. In Sicilia e altrove la pressione del fitofago è stata bassa, con pochi danni alla produzione.

Meno facile è stata, invece, la gestione della tignoletta rigata (Cryptoblabes gnidiella) in Puglia, dove in agosto-settembre si è verificato un aumento delle catture con danni significativi. In Abruzzo è molto diffusa e infestante negli areali costieri, ma negli ultimi anni ha mostrato una costante espansione verso l’interno: infatti nel 2023 le catture nelle aree interne sono state importanti.

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Grappoli di uva da vino compromessi da un forte attacco di tignoletta rigata

In Sicilia nei vigneti a uva da tavola coperti con film plastici si sono evidenziati notevoli danni da cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus): le infestazioni sono state favorite dal clima caldo-umido, conseguente alle irrigazioni, e dalla riduzione della potatura verde e delle pratiche di scortecciatura e spazzolatura dei ceppi nei punti focolaio, al fine di contenere i costi di produzione; le situazioni critiche sono apparse ad agosto, in particolare nei vigneti in biologico, e sono state aggravate dal limitato numero di sostanze attive autorizzate. In Sardegna sono stati rilevati danni da P. ficus su uva da vino. In Toscana l’impiego di insetti utili (Anagyrus vladimiri e Cryptolaemus montrouzieri) è stato determinante nella gestione delle popolazioni di questo fitofago. In Abruzzo sono stati segnalati danni, ma non rilevanti, da cocciniglia nera della vite (Targionia vitis) e da cocciniglia farinosa o cotonello degli agrumi (Planococcus citri).

Danni crescenti stanno causando le cicaline (Empoasca vitis, Jacobiasca lybica). In Puglia negli ultimi anni la loro presenza è sempre più costante e diffusa, su uva da tavola e uva da vino (sembrano maggiormente suscettibili le cultivar a bacca rossa), con dannosità significativa su impianti giovani, ma non solo. La loro presenza si riscontra soprattutto nei filari più esterni, da fine agosto, ed è particolarmente favorita da alte temperature e umidità relativa medio-alta. Per una difesa adeguata emerge la necessità di definire soglie e strategie di intervento negli areali pugliesi. In Sicilia, mentre nel 2022 hanno causato danni devastanti con filloptosi e insufficiente maturazione dell’uva (riduzione del grado zuccherino), nel 2023 hanno determinato attacchi tardivi in ottobre a fine campagna. Danni da cicaline si sono registrati anche in Calabria e altrove.

L’eriofide (Calepitrimerus vitis) ha palesato, in generale, infezioni in calo rispetto al 2022. Bassissima è stata la presenza del tripide occidentale dei fiori (Frankliniella occidentalis) a causa delle piogge primaverili. Cimice asiatica (Halyomorpha halys), mosca mediterranea (Ceratitis capitata), oziorrinchi (Otiorhynchus spp.), ragnetto rosso (Tetranychus urticae), ragnetto rosso dei fruttiferi e della vite (Panonychus ulmi), ragnetto giallo (Eotetranychus carpini f. vitis) e moscerino dei piccoli frutti (Drosophyla suzukii) non hanno causato grande preoccupazione. In Abruzzo la fillossera della vite (Viteus vitifoliae) è sempre più diffusa su Moscato e Pecorino, destando non poche apprensioni; nelle Marche è presente, ma è comunque molto contenuta.

Infine dalla Calabria sono pervenuti segnali di danni causati da cinghiali, non più un’emergenza, ma una costante e dannosa presenza.

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Sintomi evidenti di flavescenza dorata su ceppo di vite a uva da vino

Massima attenzione per la flavescenza dorata

In tutte le regioni del Centro-Sud Italia c’è una elevata percezione della pericolosità della flavescenza dorata e una puntuale applicazione delle normative nazionali riguardo ai monitoraggi correttamente condotti e alle analisi biomolecolari su materiale sintomatico, ha informato Domenico D’Ascenzo, esperto fitoiatra e già direttore del Servizio fitosanitario della Regione Abruzzo. «Tranne che in Toscana, dove peraltro sono in atto rigorose misure di contrasto, la flavescenza dorata sembra ancora limitata alle regioni settentrionali. Tuttavia il monitoraggio dello scafoideo (Scaphoideus titanus), vettore del fitoplasma della flavescenza dorata, è molto capillare e viene compiuto sia con l’ausilio di mezzi biotecnici sia con sfalci a mezzo di retino entomologico. Dai dati del monitoraggio nazionale effettuato negli anni 2022 e 2023 emerge che lo scafoideo è presente in tutte le regioni, tranne che in Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ma in tutte le regioni in cui esso è presente vengono attuate misure di controllo obbligatorio, attraverso appositi atti dirigenziali, nei luoghi di produzione di materiale vivaistico».

Vite, la peronospora ha dominato la stagione al Centro-Sud - Ultima modifica: 2024-01-30T16:20:21+01:00 da K4

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