In pieno inverno, impegnati nella potatura del pero, già bisogna cominciare a programmare la difesa contro un temibile avversario: la tentredine (Hoplocampa brevis). Si tratta di un piccolo insetto dell’ordine degli imenotteri diffuso in molte aree vocate europee ed è un fitofago che attacca il pero tra fine inverno ed inizio primavera in corrispondenza con la fioritura.
L’analisi dei voli
Nelle fasi immediatamente precedenti la fioritura, gli adulti di tentredine possono essere monitorati attraverso trappole adesive bianche (colore da cui sono attratti), costituite da pannelli bianchi cosparsi di colla che vanno installate nel pereto in prefioritura e prima dell’inizio del volo degli adulti. L’analisi dell’andamento delle catture ed il confronto con le soglie di intervento fornisce già un primo importante elemento per posizionare il trattamento. In seguito la ricerca del fitofago andrà condotta sui fiori e poi sul frutticino in fase di allegagione per evidenziare dapprima l’ovideposizione subepidermica e poi l’imbrunimento dei tessuti del calice fiorale a causa dell’attività della larva in accrescimento. Generalmente le larve si sviluppano alimentandosi a carico di un solo frutticino che mostra la caratteristica emissione di rosura nel punto in cui la larva, ormai matura, fuoriesce per lasciarsi poi cadere a terra. Se si effettua una sezione di questi frutticini si evidenzia una cavità vuota in conseguenza dell’azione trofica della tentredine. Può, inoltre, succedere che la larva si possa spostare dal primo frutticino ad un secondo, accentuando così la sua pericolosità.
Danni su Abate e Decana
Risulta evidente che quest’azione di alimentazione diretta sui frutti può portare a gravi danni non più recuperabili, con particolare importanza in annate “di scarica” e sulle varietà a più bassa percentuale di allegagione come Abate Fetel e Decana del Comizio. Il danno in definitiva si materializza con la competa distruzione dei giovani frutticini, che una volta erosi all’interno cadono a terra.
Generalmente le tentredini non assumono particolare rilievo nei pereti gestiti secondo le norme della produzione integrata o comunque dove vi è la possibilità di impiegare insetticidi chimici, mentre è molto diversa la situazione nel biologico a causa della bassa efficacia dei mezzi a disposizione per cui può capitare con maggior frequenza che questi fitofagi riescano a produrre danni significativi o comunque ad essere fonte di grossi grattacapi, richiedendo per il loro controllo diversi trattamenti.
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