Melo, aumentano le infestazioni di afide lanigero

afide lanigero melo
Una problematica sempre più rilevante per la coltivazione del melo che interessa tutte le aree produttive. Il punto all'incontro tenuto dalla Fondazione Agrion

Le variazioni climatiche in atto e la riduzione progressiva delle sostanze attive a disposizione stanno determinando condizioni sempre più favorevoli all’aumento delle infestazioni di Afide lanigero (Eriosoma lanigerum) del melo. Nei casi più gravi, in particolare in produzione biologica, si arriva all’estirpo d’interi meleti.

Temperature più alte, condizioni più favorevoli

Luca Nari, Andrea Bossolasco e Francesca Pettiti della Fondazione Agrion hanno aperto il convegno introducendo la problematica mostrando come le temperature medie invernali sono aumentate significativamente nel corso dell’ultimo decennio favorendo la sopravvivenza dell’insetto durante il periodo invernale. Anche gli autunni mediamente più caldi rispetto al passato stanno creando condizioni favorevoli alle reinfestazioni tardive in pre raccolta, mai osservate in precedenza. Questi cambiamenti, uniti a una gestione agronomica spesso non ottimale (es. eccessiva vigoria delle piante o riduzione delle distanze d’impianto), contribuiscono alla diffusione precoce e persistente del parassita.

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Un altro fronte critico è rappresentato dalla riduzione dei principi attivi disponibili, dovuta alla revoca di molte sostanze efficaci (Spirotetramat) e alla limitata selettività di quelle rimaste, con impatti negativi anche sugli insetti utili come il parassitoide Aphelinus mali. È stata presentata una panoramica aggiornata dei prodotti fitosanitari utilizzabili, evidenziando le restrizioni normative e le tempistiche d’uso.

Le strategie illustrate si basano su un approccio integrato:

  1. Trattamenti in chioma in vari stadi fenologici (olio minerale, acetamiprid, flupyradifurone, ecc.);

  2. Trattamenti al colletto per limitare le popolazioni radicali;

  3. Lotta biologica, inclusa l’introduzione di predatori naturali come sirfidi e coccinellidi;

  4. Uso di prodotti ammessi in agricoltura biologica, come l’azadiractina;

  5. Attenta gestione agronomica, in particolare potatura e concimazione.

Parassitoide naturale e resistenza

Luciana Tavella del Disafa (Università di Torino) ha mostrato i risultati dei monitoraggi eseguiti nell’ultimo quinquennio sia sull’Afide lanigero sia sul suo limitatore naturale, il parassitoide Aphelinus mali. Il lavoro svolto nei meleti piemontesi ha evidenziato un elevato livello d’infestazione in produzione sia biologica sia integrata: cultivar, età delle piante e condizione agronomica ne determinano la gravità. È stato altresì confermato lo svernamento del fitofago in zone riparate alla base del tronco (colletto) ma anche sulle parti aeree della pianta laddove storicamente non si era mai osservato.

Riguardo ad Aphelinus mali sono stati osservati una minor sopravvivenza invernale e un livello di parassitizzazione molto elevato ma a stagione ormai inoltrata (verso fine giugno), oltre che una ripresa tardiva dell’attività a inizio stagione. Il gruppo di ricerca dell’Università di Torino sta altresì valutando in laboratorio (piante in vaso) la resistenza e sensibilità a Eriosoma lanigerum di diversi portinnesti: alcuni di questi della serie Geneva sono risultati meno sensibili al fitofago rispetto allo standard di riferimento M9.

I risultati del modello di simulazione

Nel contesto della crescente pressione dell’afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum), la Regione Emilia-Romagna ha avviato un progetto innovativo per la messa a punto di un modello matematico in grado di simulare l’andamento stagionale del parassita e del suo antagonista naturale, Aphelinus mali. Ne ha parlato Alda Butturini del Settore Fitosanitario dell’Emilia Romagna.

Il modello, sviluppato dal Settore Fitosanitario regionale in collaborazione con il Consorzio Agrario di Ravenna, mira a supportare la gestione fitosanitaria, riducendo la necessità di monitoraggi intensivi e fornendo strumenti predittivi per l’assistenza tecnica. Le simulazioni si basano su temperature reali e generano output giornalieri, utili per individuare i momenti critici dell’interazione afide–afelino.

Il sistema è composto da due moduli:

  • un modello di sviluppo a ritardo variabile (MRV) per simulare l’evoluzione delle popolazioni,
  • un modello preda-predatore ispirato alle equazioni di Lotka-Volterra per descrivere le dinamiche di interazione tra afide e parassitoide.

Durante il 2024, il modello è stato testato in Emilia-Romagna, Piemonte e Alto Adige. I dati raccolti (catture di adulti, colonie su germogli e branche, indice di parassitizzazione) sono stati confrontati con le simulazioni, mostrando una buona coerenza, pur con alcune differenze nei tempi di picco delle popolazioni. La prima calibrazione del modello è stata completata. Le prossime fasi prevedono l’ampliamento del dataset con più anni e località, oltre all’applicazione operativa in tempo reale per migliorare la tempistica degli interventi fitosanitari, salvaguardando il ruolo di Aphelinus mali nella lotta biologica.

Nel prossimo futuro questo strumento rappresenterà un supporto essenziale per l’assistenza tecnica per orientare le decisioni nella scelta delle sostanze attive e nella tempistica di applicazione dei trattamenti.

L'efficacia dei prodotti insetticidi

Per rispondere all'intensificazione delle infestazioni da afide lanigero del melo, il Centro Trasferimento Tecnologico FEM, insieme ad altri enti di ricerca, ha condotto un ampio programma sperimentale multidisciplinare, con il coinvolgimento di Agrion, università e centri di sperimentazione del Nord Italia. Mario Baldessari della Fondazione Mach ha relazionato sull’efficacia dei prodotti mostrando i risultati ottenuti dalle sperimentazioni realizzate.

L'attività si è concentrata su:

  • lo studio della biologia e della migrazione delle neanidi di E. lanigerum;

  • la valutazione di oltre 200 strategie di trattamento fitosanitario, sia chimiche che alternative;

  • le prove di selettività nei confronti di Aphelinus mali, parassitoide chiave nel controllo biologico del lanigero.

Tra i prodotti valutati:

  • Oikos® (azadiractina) e Sivanto® Prime (flupyradifurone), in confronto con riferimenti come Movento®, Epik SL, Teppeki®;

  • prodotti alternativi come Eradicoat Max (maltodestrina), Neudosan (saponi), Flipper (sali di potassio);

  • interventi mirati al colletto, trattamenti autunnali e uso di coadiuvanti.

I risultati mostrano che, mentre spirotetramat e pirimicarb si confermano i più efficaci, l'incertezza sul loro futuro impone lo sviluppo di strategie complementari. I prodotti alternativi hanno dato risultati parziali e potenzialmente fitotossici in caso di trattamenti ripetuti.

Ampie prove di laboratorio e in campo hanno valutato la selettività degli insetticidi nei confronti di A. mali, analizzando mortalità e sfarfallamento da mummie. Alcuni prodotti (es. piretroidi) si sono rivelati fortemente dannosi, evidenziando la necessità di salvaguardare i nemici naturali nelle strategie di difesa.

Dalle prove emerge la necessità di una difesa integrata e flessibile, che combini chimico e biologico, tenga conto della biologia del parassita e dell'impatto sugli ausiliari. Le tecniche alternative mostrano potenziale, ma richiedono ulteriori validazioni per definirne efficacia, tempi e modalità d’uso ottimali.

Melo, aumentano le infestazioni di afide lanigero - Ultima modifica: 2025-06-06T16:54:30+02:00 da Redazione Frutticoltura

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