Difesa del melo: il punto sulle avversità emergenti

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Frutto cidiato
Il bilancio fitosanitario 2022-23 delle pomacee è stato l’occasione per fare il punto sulla difesa integrata e biologica di una delle specie frutticole più importanti

Il melo, come altre fruttifere, è interessato da una crisi strutturale di mercato ed esposto alla concorrenza di altri paesi produttori, ma l’innovazione varietale e delle tecniche colturali in Italia è stata rilevante e, sebbene le superfici siano mediamente in lieve calo, bisogna considerare che c’è stato un notevole rinnovamento varietale con l’introduzione di cultivar resistenti alla ticchiolatura o con sistema esclusivo di commercializzazione (Club). La gestione fitosanitaria dei meleti è sempre stata un aspetto tecnico importante e continua ad esserlo come dimostra la numerosa partecipazione al Bilancio fitosanitario delle pomacee 2022-23, organizzato a Bologna a novembre scorso da Aipp e Giornate Fitopatologiche, in cui esperti della coltura hanno trattato sia le “classiche” avversità  sia quelle emergenti, in un’ottica di gestione integrata della difesa del melo. Gli aspetti più interessanti per il melo sono riassunti in questo articolo.

Il bilancio climatico

L’andamento climatico influenza notevolmente sia la fisiologia della pianta sia le sue avversità biotiche, incidendo direttamente sulla gestione fitosanitaria. Nell’ultimo biennio, nonostante le differenze microclimatiche anche notevoli tra le diverse aree di coltivazione del melo nelle regioni del Nord, l’aumento medio delle temperature è stato una costante. In tutte le regioni inoltre è stata registrata instabilità climatica, con aumento di eventi estremi (grandinate, gelate, bombe d’acqua, trombe d’aria), inverni mediamente più miti e tarda estate più calda delle medie stagionali, specialmente nel 2023. In Trentino e in Alto Adige, ad esempio, l’inverno mite del 2022 ha comportato un anticipo del risveglio vegetativo che ha esposto maggiormente la vegetazione ai danni delle gelate primaverili che si sono verificate nei fondivalle e ad attacchi precoci di alcuni fitofagi. Al contrario, è stato nel 2023 che si sono verificati danni maggiori per gelate in Emilia-Romagna. In entrambi gli anni, in Lombardia si è registrata una maggiore differenza nella piovosità tra il sud ed il nord della regione, rispetto a quanto usualmente osservato.

Le avversità parassitarie

Alcune avversità del melo, di particolare interesse o di più recente introduzione, sono comuni a tutte le regioni che hanno preso parte al Bilancio. Per questo, una sintesi è stata affidata ad alcuni dei relatori. Tra le avversità fungine, la ticchiolatura (Venturia inaequalis) resta uno dei patogeni chiave della coltura, sebbene le varietà resistenti (Inored Story®, Ipador Giga®, CIVM49 RedPop® ecc.) siano in costante aumento, con la maggiore diffusione in Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.

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Frutti danneggiati da ticchiolatura (foto: Camilla Nigro)

I modelli previsionali, gestiti dagli enti regionali o da organizzazioni private sono un valido aiuto al controllo della ticchiolatura, soprattutto se abbinati al monitoraggio con captaspore, consentendo di seguire con più precisione il ciclo del patogeno e di individuare i momenti migliori per il posizionamento dei trattamenti. La strategia di controllo è abbastanza standardizzata e si basa su trattamenti preventivi da effettuare il più vicino possibile alle piogge infettanti previste, seguiti da trattamenti tempestivi in fase di volo o di germinazione delle ascospore. In condizioni critiche (elevato numero di ascospore in volo) è sempre possibile ricorrere a trattamenti curativi, grazie ad una buona disponibilità di fungicidi con diverso meccanismo di azione. Con il supporto del monitoraggio e della modellistica, pur nella variabilità climatica tra le diverse regioni, la ticchiolatura è sostanzialmente stata tenuta sotto controllo anche nelle condizioni epidemiologiche più favorevoli come quelle del Friuli nel 2023 dove si sono registrati 6 eventi infettivi. Nella media, comunque, le strategie di difesa adottate hanno consentito di avere una bassissima incidenza di frutti danneggiati in entrambi gli anni. Il trend osservato negli ultimi anni circa l’anticipazione dell’inizio del volo delle ascospore, diretta conseguenza delle temperature più alte a fine inverno e inizio primavera, è stato confermato.

In quasi tutte le regioni è stato segnalato un incremento della diffusione e dell’aggressività dell’oidio (Podosphaera leucotricha - Oidium farinosum), anche in aree di pianura dove in genere la sua comparsa era di scarsa importanza, sia in primavera che nella tarda estate. Il fenomeno è stato messo in correlazione con il clima più caldo e meno piovoso della norma in quei periodi ed è stato rilevato l’aumento di utilizzo di antioidici biologici come lo zolfo (anche per l’attività di repellenza verso fitofagi quali la cimice asiatica) e il bicarbonato di potassio. È da considerare che alcune varietà ticchiolatura resistenti sembrano più sensibili all’oidio forse perché meno controllato per la riduzione dei trattamenti contro la venturia ma attivi anche sul mal bianco. E la riduzione dell’uso di anticrittogamici potrebbe spiegare i casi di Venturia asperata osservati in Alto Adige e in Piemonte su varietà ticchiolatura resistenti (es. Inored Story).

Altre avversità in aumento sono la patina bianca (Tilletiopsis spp.) e la fumaggine (Demaziacee), quest’ultima con sviluppo anche in frigoconservazione, con danni di una certa rilevanza osservati in Friuli nello scorso anno su varietà Fuji o tardive. La proliferazione di insetti agenti di melata, la prolungata bagnatura fogliare, la maggiore umidità indotta dalle reti antigrandine facilitano i funghi agenti delle due avversità contro i quali in Alto Adige è stato provata con discreti risultati la combinazione captano - fosfonato di potassio.

Il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) è sempre presente ma non ha creato particolari criticità, applicando con attenzione le misure di profilassi e di risanamento, tranne che in alcune aree colpite da grandine o dove coesistono impianti di melo e pero, specie più sensibile alla batteriosi, come in Emilia Romagna.

Qualche caso di recrudescenza degli scopazzi del melo (Candidatus Phytoplasma mali) è stato segnalato in Piemonte e Trentino, direttamente correlato ad una riduzione dell’attenzione alla lotta agli insetti vettori del fitoplasma (Cacopsylla spp.), all’aumento di frutteti abbandonati ed alla mancata tempestiva estirpazione delle piante infette.

Tutta da definire resta l’eziologia di una patologia emergente che si manifesta come antracnosi sui frutti e maculatura sulle foglie con lesioni necrotiche e defogliazioni anche intense, segnalata con diversi gradi di diffusione e gravità nella maggior parte delle regioni. L’agente causale è stato identificato in Glomerella fructicola in Trentino-Alto Adige e Piemonte, mentre in Emilia-Romagna sembrano prevalere specie del genere Colletotrichum (C. complex).

Anche in Friuli la situazione non è chiara per il ritrovamento su piante sintomatiche di Colletotrichum, Phoma, Gloesporium e Botryoshaeria. La rimozione di parti secche, l’arieggiamento della chioma con la potatura, l’applicazione di urea in post raccolta e la sfibratura delle foglie a terra sembrano attenuare la malattia riducendo l’inoculo svernante ma è probabile che sarà necessario posizionare trattamenti specifici contro l’agente eziologico della malattia nei periodi più critici, che restano da definire.

I fitofagi chiave nella difesa del melo

Mediamente, il 2022 è stato più favorevole ai fitofagi rispetto al 2023 i cui mesi di maggio e giugno sono stati più piovosi e freddi della norma, incidendo sul ciclo di diversi insetti.

Il controllo dei fitofagi “storici” del melo (carpocapsa, afide grigio, afide lanigero) è ben consolidato e non sono state segnalate particolari criticità, tranne una crescente preoccupazione per la prossima uscita dal mercato di alcuni insetticidi ritenuti importanti per il loro controllo, come il sulfoxaflor per gli afidi.

Nelle aree dove la melicoltura è specializzata e diffusa come il Trentino-Alto Adige, la confusione sessuale è alla base delle strategie integrate di controllo della carpocapsa (Cydia pomonella) abbinata in alcuni casi a trattamenti sulla prima e seconda generazione (molto utilizzato l’ovolarvicida clorantraniliprole), senza abbassare la guardia sulla possibile terza generazione che colpisce le varietà più tardive in annate calde come il 2023 in Veneto. Importante è l’uso di modelli previsionali, anche perché nelle aree con molti ettari in confusione le trappole per seguire il volo degli adulti risultano meno affidabili. Dove negli anni passati il controllo della cimice asiatica ha richiesto molti interventi, inducendo i melicoltori a risparmiare sull’acquisto dei confusori come in Piemonte, l’insetto ha creato maggiori problemi, confermando indirettamente la validità della strategia della confusione sessuale.

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Ragnetto rosso sulle foglie. L’acaro è favorito dal clima caldo e asciutto e da eccessivi trattamenti insetticidi (foto: Camilla Nigro)

Il controllo dell’afide grigio (Dysaphis plantaginea) è basato su interventi in prefioritura contro le fondatrici seguiti da una ribattuta a caduta petali/allegagione, tenendo anche conto della situazione del più problematico afide lanigero (Eriosoma lanigerum) che sempre più spesso riesce a svernare direttamente sulla chioma per gli inverni più miti del passato, come segnalato in Piemonte e Veneto. Utile comunque il monitoraggio della risalita delle neanidi del lanigero e la loro cattura con fasce collose sui tronchi e l’esecuzione di trattamenti tempestivi prima che si formino le colonie. L’uso del parassitoide Aphelinus mali e di sirfidi predatori aiuta ma spesso gli antagonisti raggiungono popolazioni utili in ritardo e sono disturbati dai trattamenti contro la cimice. Più efficace la loro attività nelle colture in biologico ed interessante l’uso del pirodiserbo per più anni che si sta sperimentando con risultati promettenti in Friuli. Il controllo degli afidi, comunque, è destinato a complicarsi per la riduzione delle già esigue sostanze attive disponibili sia in integrato (sulfoxaflor, spirotetrammato) che in biologico (azadiractina).

Il controllo delle psille (Cacopsilla melanoneura, C. picta), vettori di fitoplasmi, resta importante non tanto per i danni diretti di questi insetti sulle piante quanto per la loro possibilità di trasmettere gli scopazi del melo.

Tra i “nuovi arrivati” la cimice asiatica (Halyomorpha halys) resta il fitofago chiave per le pomacee ed anche per altre specie frutticole in tutte le regioni che hanno partecipato al bilancio con l’eccezione della Val d’Aosta che non ha segnalato particolari criticità. Dopo l’esplosione delle infestazioni di cimice asiatica registrate soprattutto nel biennio 2018-19, la pressione dell’insetto si è attenuata probabilmente per una migliore gestione fitosanitaria e per l’avvio della campagna di lancio del parassitoide oofago Trissolcus japonicus, quest’ultimo coadiuvato anche dall’indigeno Anastatus bifasciatus e dalla specie esotica avventizia Trissolcus mitsukurii che sono stati rilevati con frequenza variabile nelle ovature parassitizzate della cimice asiatica.
Questo ha consentito nel biennio 2022-23 di ridurre gli interventi insetticidi necessari al controllo della cimice, anche se nel 2023 si è rilevato un sensibile aumento delle infestazioni a fine estate sulle varietà tardive di melo. In controtendenza la Lombardia che ha subito nell’ultimo anno un aumento dei danni e dove è stata rilevata una scarsa presenza dei parassitoidi. La migliore strategia di difesa è quella passiva, con l’uso delle reti antinsetto che, però, oltre al costo dell’impianto, comportano anche un aumento dell’umidità nel microclima del frutteto con conseguenze sulla difesa dalle crittogame. Da segnalare l’aumento dell’uso dello zolfo per sfruttarne l’attività repellente verso l’insetto. Il programma di rilascio controllato di T. japonicus, comunque, conferma l’acclimatamento e l’insediamento stabile dell’insetto che sembra adattarsi bene agli ambienti di coltivazione delle pomacee e fa ben sperare in una prossima riduzione del problema della cimice asiatica sulla coltura.

Tra i “nuovi arrivati” è da segnalare Popilia japonica in Valle d’Aosta, per ora in pochi focolai, mentre nel 2022 è stata rilevata nella stessa regione una forte presenza di maggiolino (Melolontha melolonta) che notoriamente ha cicli triennali.

Le alte temperature della tarda estate del 2023 hanno favorito la mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata) in Trentino, dove non si rilevava dal 2018, in Emilia-Romagna e per la prima volta in Veneto. Le infestazioni sono state tardive e limitate a pochi areali ma sono indice delle variazioni climatiche che probabilmente consentiranno nel prossimo futuro ad alcuni fitofagi tipici di climi più meridionali di stabilizzarsi anche in aree del Nord Italia.

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Frutto infestato dal mosca mediterranea, sempre più presente anche al Nord (foto: Camilla Nigro)

Diversificate, nelle varie regioni, la segnalazione di avversità e fitofagi che hanno creato problemi locali, come casi di alternaria in Friuli, recrudescenze di cancri rameali in Lombardia o dei balanini spinti nel 2023 dalla siccità estiva a spostarsi sui meleti dalle aree boschive e l’esplosione di ragnetto rosso (Tetranychus urticae) favorito dal clima secco e asciutto e/o da eccessivo uso di piretroidi nel 2023.

In conclusione, è stato rimarcato che la riduzione dei trattamenti e l’eliminazione di varie sostanze attive, assieme a inusuali condizioni climatiche, stanno determinando una recrudescenza di “vecchie” problematiche e la comparsa di nuove, imponendo l’adozione di strategie – integrate o biologiche - in linea con gli orientamenti Europei in materia di uso dei prodotti fitosanitari e di nuovi prodotti e tecnologie che la ricerca sta mettendo a punto. Per questo la difesa passiva (es. reti antinsetto e antigrandine), l’uso degli antagonisti e la riscoperta di tecniche agronomiche avranno una crescente diffusione nella coltivazione del melo.

Difesa del melo: il punto sulle avversità emergenti - Ultima modifica: 2023-12-22T09:40:00+01:00 da K4

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