In questa breve nota prendiamo in considerazione alcuni dei problemi che oggi i frutticoltori si trovano a dovere fronteggiare in conseguenza della più ridotta disponibilità di mezzi chimici rispetto al passato per la difesa dei fruttiferi dai patogeni fungini. Ci concentreremo su melo, pesco e arancio dolce, soffermandoci su alcune criticità.
Va anzitutto detto che, per la loro importanza economica a livello mondiale, queste colture hanno sempre potuto disporre di un arsenale piuttosto ampio di fungicidi registrati per il contenimento di note malattie. Eventuali problemi di ridotta disponibilità sono, se mai, osservati su pomacee minori (pero, melo cotogno), drupacee minori (percoche, nettarine, albicocco, ciliegio, mandorlo, susino), agrumi minori (limone, mandarino). Da sempre i cosiddetti fruttiferi “minori” soffrono di una più limitata disponibilità di mezzi chimici registrati esclusivamente per motivi economici: la sperimentazione necessaria per la registrazione è infatti troppo costosa rispetto al mercato ridotto. Tuttavia, oggi si riscontrano nuove problematiche, basti pensare alle alternariosi delle pomacee o alle antracnosi, disseccamenti e cascole precoci degli agrumi. Inoltre, le recenti norme europee e nazionali per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Direttiva 128/2009 CE, recepite in Italia col Decreto legislativo 150 del 14/08/2012, ed attuate a partire dal 2014 attraverso il Piano d’Azione Nazionale - PAN) e per l’immissione in commercio di prodotti fitosanitari (Regolamento CE 1107/09), determinano una progressiva riduzione dei mezzi chimici a disposizione dei frutticultori e continueranno a modificare la loro disponibilità nei prossimi anni.
Il melo
La ticchiolatura rappresenta una delle malattie più temute per la melicoltura in Italia e nel mondo. Nonostante la presenza di numerosi studi condotti sull’agente causale della malattia, il fungo Venturia inaequalis continua ad essere una priorità da gestire in campo, rendendo necessario un numero elevato di interventi fungicidi sulle varietà sensibili. Inoltre, l’uso di varietà resistenti alla ticchiolatura riporta in auge problemi minori, ad esempio il mal bianco, che era contenuto da fungicidi utilizzati contro la ticchiolatura. Tra i principi attivi utilizzati, rimane una buona disponibilità di prodotti con diverso meccanismo di azione in fase preventiva: captano, ditianon, dodina, fluazinam, pentiopirad, rame, strobilurine, nonché miscele a base di boscalid e piraclostrobin. Inoltre, alcuni inibitori della biosintesi dell’ergosterolo (IBE) sono noti per la loro efficacia curativa. Tuttavia, proprio nell’ambito degli IBE, la revoca di fenbuconazolo e miclobutanil, e le limitazioni d’uso imposte per tebuconazolo implicano la necessità di trovare alternative utili. Ad esempio, negli ultimi anni è stato autorizzato l’impiego del fosfonato di potassio come sostanza attiva che agisce con azione fungicida e come induttore di resistenza, dimostrando efficacia nel contenimento della ticchiolatura sia sulla vegetazione che sui frutti. Inoltre, è stata dimostrata l’efficacia del bicarbonato di potassio e della laminarina nel contenere le infezioni primarie causate da V. inaequalis.
Il pesco
Il marciume bruno causato da diverse specie appartenenti al genere Monilinia (M. laxa, M. fructigena, M. fructicola) riveste un ruolo di primaria importanza nella produzione delle drupacee. Attraverso la loro spiccata capacità riproduttiva, di adattabilità a diverse condizioni ambientali e una elevata virulenza su diversi ospiti e organi della pianta, questi patogeni rappresentano per i produttori una minaccia da contenere. All’interno di piani di lotta integrata, risulta difficile l’esclusione dell’impiego di fungicidi di sintesi. Anche in questo caso assistiamo ad una riduzione di sostanze attive efficaci autorizzate, data l’imminente revoca di diversi IBE. Ad esempio, la revoca di tebuconazolo e difenoconazolo, efficaci anche contro la bolla del pesco causata da Taphrina deformans, sarà un problema. Ciò imporrà l’attuazione di buone pratiche colturali al fine di ridurre il potenziale di inoculo. Pertanto, sarà fondamentale agire durante la fioritura e il periodo che precede la maturazione dei frutti, fasi di maggiore suscettibilità alle infezioni, e alternare prodotti con diverso meccanismo di azione per evitare la comparsa di resistenza nelle popolazioni di Monilia spp.
Gli agrumi
Diversi studi dimostrano la presenza di specie di Colletotrichum in grado di causare numerose malattie, generando un nuovo scenario nell’agrumicoltura del sud Italia. Trattati per decenni come agenti patogeni post-raccolta, sono adesso noti come responsabili di diversi sintomi in campo quali antracnosi dei frutti (Figura 2), macchie fogliari, disseccamenti dei rami, defogliazioni e cascola precoce dei frutti. La gestione chimica di tali malattie risulta la strategia principale al fine del loro contenimento. Tuttavia, a decorrere dal febbraio 2021, la revoca della sostanza attiva mancozeb ha rappresentato una perdita importante, aprendo un vuoto nella difesa fitosanitaria in agrumeto, così come in altri sistemi produttivi. Per questi motivi, la selezione del germoplasma di cloni di arancio dolce tolleranti dovrebbe essere considerata un'alternativa promettente per limitare l'uso di fungicidi di sintesi e gestire le infezioni di Colletotrichum negli agrumeti.
La difesa in post-raccolta
Nel settore della difesa fitosanitaria in post-raccolta, la lotta chimica risulta ancora ammessa pur in pochi casi (pomacee, agrumi), tuttavia l’attuale tendenza è di evitare l’uso di mezzi chimici. L’impiego di fungicidi dopo la raccolta è, infatti, condizionato da un limitato numero di sostanze attive autorizzate e da una crescente diffidenza del consumatore. Questa situazione sta orientando la ricerca verso la messa a punto di strategie di difesa post-raccolta alternative quali la termoterapia, l’utilizzo di microrganismi (lieviti antagonisti) e di oli essenziali. Risulta di interesse integrare tali soluzioni già in frutteto e successivamente in magazzino di conservazione, al fine di limitare la produzione di marciumi dei frutti sullo scaffale. Da tempo nel settore del post-raccolta della frutta le aziende più innovative ricorrono all’uso dell’atmosfera controllata, con il controllo del livello di ossigeno e di anidride carbonica regolando così l’attività metabolica dei tessuti vegetali e ottenendo l’estensione della fase post raccolta dei prodotti durante la conservazione a basse temperature.
Osservazioni conclusive
In un momento in cui sarebbe necessaria un’ampia scelta di fungicidi, sono disponibili sempre meno sostanze attive. È dunque opportuno valutare il contributo di sostanze alternative sia di sintesi chimica che di origine naturale rispondenti ai nuovi requisiti di sostenibilità ambientale e di sicurezza per la salute umana stabiliti dall’EU, offrendo nuove soluzioni per le strategie di difesa ed evitando l’impiego ripetuto di pochi gruppi chimici, dunque la possibile insorgenza di resistenza. Inoltre, rimane fondamentale adottare misure preventive gestendo già dal vivaio la difesa delle colture attuando quanto stabilito nelle normative fitosanitarie in termini di controlli sulla filiera produttiva (qualità delle sementi e dei materiali di moltiplicazione, lotta obbligatoria).