Le fitopatie non parassitarie degli agrumi sono attribuibili a diversi fattori come lo stress idrico, le alterazioni nutrizionali, le condizioni di conservazione, gli andamenti climatici anomali, il vento, le basse e alte temperature, ecc. Queste determinano dei difetti sulla buccia dei frutti che possono inficiarne la qualità e un declassamento secondo quanto previsto dalle norme di commercializzazione.
Capire l’esatta causa è molto complesso poiché le variabili che le influenzano sono diverse e non sempre definibili e controllabili.
Di seguito verranno considerate quelle più dannose per le più importanti specie, che si manifestano in concomitanza della maturazione dei frutti, e che rappresentano una delle maggiori cause di perdita di prodotto per gli agrumi.
Senescenza del frutto
La senescenza è una fase del processo di maturazione del frutto, quando questo è soggetto a trasformazioni che portano al decadimento della buccia ed ad un deprezzamento commerciale, con la successiva cascola per “invecchiamento”. Questi fenomeni, dipendono da specie e varietà, dalle condizioni climatiche e dalle tecniche colturali. I fenomeni più gravi si verificano a carico del clementine.
I sintomi si manifestano dapprima con una decolorazione irregolare della buccia, cui si associano fenomeni di fessurazione, da cui penetrano i parassiti che danno luogo a fenomeni di marcescenza, cui segue la cascola dei frutti. I fenomeni di senescenza sono favoriti da umidità elevata seguita da periodi secchi, da basse temperature, venti forti e pioggia.
Per limitare questi fenomeni si può utilizzare acido gibberellico, ad una concentrazione di 5 ppm, quando il frutto inizia il viraggio del colore da verde intenso a verde chiaro, che ritarda la colorazione e protegge la buccia da questa alterazione. Le varietà che rispondono bene sono il clementine Comune, il Fortune, il Clemenules e il Nova. L’addizione di composti azotati (fosfato monoammonico all’1%) migliora l’efficacia dell’acido gibberellico. L’applicazione ha validità solo se effettuata in maniera preventiva; l’applicazione tardiva (dicembre-gennaio) di acido gibberellico, nelle varietà con scarsa fioritura, può avere effetti negativi sull’induzione a fiore delle gemme, determinando un minor numero di fiori nella primavera successiva. Sui fenomeni di senescenza non hanno efficacia le sostanze auxiniche, che invece agiscono sulla cascola dei frutti. Le applicazioni non sortiscono effetti sulla maturazione interna dei frutti che apparentemente continua senza subire modifiche.
L’efficacia, ma vale per tutti le fitopatie non parassitarie, è condizionata dai volumi di acqua utilizzati, che su piante adulte, mediamente deve essere di 20-25 hl/ha.
Macchia d’acqua (“water spot”)
È una delle più gravi fitopatie a carico del clementine, che determina notevoli perdite sia in quantità che in qualità. Si verifica nella fase di maturazione dei frutti, è caratterizzata dall’imbibizione dell’albedo per infiltrazione di acqua che penetra attraverso lesioni del flavedo, che successivamente imbrunisce ed è oggetto di attacchi parassitari (Colletotrichum, Alternaria, ecc.). Su clementine, piogge insistenti e prolungate, ma anche la rugiada, determinano la marcescenza dei frutti, fenomeno che si attenua con tempo secco e freddo.
Le macchie idropiche del water spot si possono originare anche da microlesioni, determinate tanto da trattamenti estivi a base di olio bianco che da fenomeni di oleocellosi, dovute a punture di insetti o a traumi subiti dai frutti. Un ruolo determinante è attribuito alle eccessive fertilizzazioni azotate.
Gli interventi per il controllo che si possono mettere in atto sono vari:
- effettuare la raccolta scalare, in modo da evitare che i processi degenerativi della buccia progrediscano, riducendo al minimo gli scarti consentendo una maggiore remuneratività all’imprenditore agricolo;
- ridurre al minimo le microlesioni della buccia, queste sono difficilmente controllabili, nei trattamenti estivi con gli oli minerali, bisogna preferire le tipologie che provocano una minore fitotossicità ai frutti (oli minerali estivi);
- effettuare interventi a base di fitoregolatori, come le gibberelline, in miscela con fertilizzanti (fosfato monoammonico all’1%); l’uso di fitoregolatori fornisce i migliori risultati, quando si interviene nel periodo di pre-invaiatura limitano al meglio il fenomeno in quanto ritardano l’inizio dei processi di invecchiamento della buccia, posticipando così l’epoca di raccolta, che si può protrarre, nelle zone più tardive, anche al mese di gennaio, coprendo fasi di mercato in cui non sono presenti grosse masse di prodotto.
Le quantità da utilizzare variano da 5 a 10 ppm per le gibberelline; la dose inferiore è consigliata quando si effettuano più interventi.
Cascola dei frutti maturi (“fruit drop”)
La cascola dei frutti maturi in pre-raccolta rappresenta un grave problema per la maggior parte delle varietà di arancio e di alcuni ibridi di mandarino-simili.
Le arance cvv. Tarocco, Moro, Washington Navel e Navelina ISA 315 sono quelle più soggette al fenomeno. Il fenomeno dell’abscissione dei frutti è dovuto alla separazione del calice in seguito all’incremento di attività di enzimi idrolitici come cellulasi e poligalatturonasi, che favoriscono il dissolvimento della lamella mediana. Il processo è regolato da ormoni, difatti l’etilene stimola la sintesi e l’attività degli enzimi idrolitici, mentre le auxine ne ritardano l’entrata in attività, proteggendo i frutti dalla cascola. L’applicazione di Triclopir e 2,4 DP all’invaiatura limita fortemente la cascola dei frutti.
Eziologia da chiarire
Risulta evidente come le fitopatie di origine non parassitarie spesso vengono considerate marginali, rispetto a quelle parassitarie, invece, determinano grosse perdite di prodotto sia in termini quantitativi che qualitativi.
Uno dei maggiori problemi pratici è la difficile, complessa e spesso non ancora pienamente chiarita eziologia, che rende difficile il controllo nelle diverse condizioni ambientali. Spesso, si possono ricondurre ad una serie di squilibri idrico-nutrizionali, che se affrontati in maniera congiunta portano a risultati positivi. Studi condotti in Spagna su varie fitopatie hanno consentito di mettere a punto una serie di interventi di controllo basati principalmente sull’uso di fitoregolatori, oltre che di elementi nutrizionali Ad oggi, le sostanze attive utilizzabili sono l’acido gibberellico il Triclopir e il 2,4 DP, che risultano efficaci nei confronti di alcune fitopatie.
La possibilità di attenuare questi fenomeni è importante, soprattutto per quelle fitopatie che si manifestano in prossimità della raccolta, che consentirebbero di meglio gestire le quantità di prodotto da destinare alla commercializzazione, in modo da superare momenti con eccessi di offerta del mercato ortofrutticolo.