Dalla Cina all'Italia passando per il Medio Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America, sono molti i programmi di miglioramento genetico che interessano le uve da tavola, nonostante l’ampiezza del germoplasma viticolo esistente e gli elevati costi per ottenere e valutare nuovi genotipi. I principali criteri di selezione si concentrano sulla ricerca di alta e costante produttività, tolleranza alle malattie e agli attacchi di fitofagi, resistenza agli stress abiotici (soprattutto idrici e termici) e alle fisiopatie. Senza dimenticare l'estetica del grappolo e dell'acino, la consistenza della polpa, l'apirenia, il sapore, l'aroma, fino alla maggior capacità di sopportare le operazioni di manipolazione, trasporto e conservazione. Anche di questo si parlerà all’ottavo simposio internazionale dell’uva da tavola in programma tra Palermo, Foggia e Bari dall’1 al 7 ottobre prossimo. Durante la settimana di lavori si alterneranno sessioni scientifiche a visite tecniche in campo oltre a una tavola rotonda internazionale.
Il miglioramento varietale in Medio Oriente
La variabilità genetica dell'uva da tavola è più ampia nelle aree d’origine delle specie. Nell'area caucasica e in particolare in Armenia, sono state raccolte e caratterizzate ampelograficamente 126 accessioni di varietà autoctone che con la diffusione delle cultivar internazionali rischiano di perdersi. I risultati dello studio condotto dalla Yerevan State University mostrano che i profili genetici di alcune accessioni non coincidono con alcuna varietà registrata nei database nazionali e internazionali, configurandosi quindi come genotipi unici.
Anche l’area iraniana è ricca di biodiversità di V. vinifera e V. labrusca. L’Horticultural Crops Research Deprtment studia le caratteristiche di alcune cultivar di V. vinifera utilizzate commercialmente, evidenziando caratteristiche di pregio.
In Turchia, semi da incrocio tra Alphonse Lavallee e Regent per ottenere genotipi ad uva da tavola resistenti a peronospora sono stati sottoposti a diversi trattamenti per migliorarne la germinabilità: i migliori risultati sono stati riscontrati a seguito delle applicazioni di Acido Gibberelllico.
Per l’introduzione di nuove varietà in ambienti diversi da quelli di selezione è fondamentale valutare il loro potenziale produttivo e qualitativo nelle condizioni agro-ambientali di destinazione. In Iran, a tal fine, l’Horticulture Crop Research Department ha posto a confronto, nell’area di Urmia, le caratteristiche estrinseche ed intrinseche del frutto, lo stato nutrizionale, l’incidenza di fisiopatie e la resistenza al freddo di un gruppo di cultivar apirene straniere e di un gruppo di genotipi autoctoni.
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Il miglioramento varietale in Asia
In Cina, primo produttore mondiale di uva da tavola, i programmi di miglioramento genetico condotti sin dagli anni ’80 hanno avuto come obiettivo l’ottenimento di cultivar apirene, triploidi o tetraploidi, resistenti alle malattie, con acini molto grandi. Sono stati rilasciati 3 genotipi triploidi e 4 tetraploidi, tutte con caratteristiche interessanti: dalla produttività alla resistenza alle malattie, dalla maturazione precoce alla grandezza dell'acino, fino al colore. Sono considerate alternative a varietà locali come Yatomi Rosa o internazionali come Victoria.
Il miglioramento varietale in Europa
In Spagna, la viticoltura da tavola è particolarmente diffusa nella regione di Valencia. Le tradizionali varietà locali con semi sono state nel tempo sostituite da genotipi internazionali apireni. Dal 2013 hanno avuto diffusione 16 nuovi genotipi : 8 a bacca bianca, 6 a bacca rossa e 2 a bacca nera, attualmente coltivati su più di 600 ettari pari al 10% della superficie di vite uva da tavola della regione. Un nuovo programma destinato all’ottenimento di varietà resistenti alla malattie, ha portato alla registrazione di Itumfifteen, cultivar apirena tollerante all’oidio. Altri 23 ibridi resistenti e dotati di elevate caratteristiche produttive e qualitative sono stati ottenuti ma non diffusi poiché non apireni.
In Italia, alcuni incroci ad uva da tavola, ottenuti dal prof. Dalmasso negli anni ‘30, sono stati studiati e caratterizzati dall’Università degli Studi di Torino dal punto di vista ampelografico, produttivo e della composizione in sostanze fenoliche e aromatiche. Si tratta di varietà con semi, in controtendenza rispetto a quanto ricercato negli attuali programmi di miglioramento genetico, ma adatte ad ambienti temperato-freddi ed utili per mercati locali di questo tipo di aree colturali.
Tre nuove cultivar apirene italiane sono recentemente state brevettate e sviluppate dal dottor Somma e iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Le tre varietà, sono oggi coltivate su circa 240 ettari. Nuove selezioni varietali apirene, sia a bacca bianca che a bacca nera, ad epoca di maturazione scaglionata da inizio a fine agosto, sono attualmente in corso di valutazione. Numerosi incroci italiani a bacca apirena sono in selezione presso il Centro di Ricerca in Agricoltura ed Analisi dell’Economia Agraria (Crea).
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