“La Midwest Apple Improvement Association (Maia), un “breeding group” americano, ha recentemente sottoscritto un accordo con l’International Pome Fruit Alliance (IPA) per lo sviluppo di un primo ibrido di melo di sua costituzione sotto il marchio EverCrisp®” (www.freshplaza.com, 8/2/16). “Abbiamo acquisito in esclusiva tre nuove varietà, Kizuri, Gradisca e Lumaga Galant®, quest’ultima resistente alla ticchiolatura” ha detto il presidente del Consorzio Melinda (Italiafruit News, 6/9/16). “Ora stiamo mettendo a punto nuove varietà che andranno a rivoluzionare il comparto mele” – rivela il direttore generale di Apofruit – “e le presenteremo a Fruit Attraction a Madrid” (Fruitbook Magazine, 18/9/16).
Queste tre notizie apparse di recente sui media di settore sono sintomatiche per la dinamicità che l’innovazione varietale del melo sta vivendo ultimamente, e non solo in Italia. In un contesto di generale crisi del comparto melicolo, la novità varietale, acquisita più o meno in esclusiva, viene spesso individuata come una strategia per differenziarsi dai concorrenti (Sansavini e Guerra, 2015). Questo trend verso l’innovazione si rispecchia anche nelle previsioni dell’assortimento varietale globale (Tab. 1) che per il prossimo decennio danno in crescita Cripps Pink, Ambrosia, Sciros, Scifresh e la categoria delle “altre mele” che comprende le novità varietali che verranno; mentre sono date in calo le cosiddette “commodity”, ovvero le varietà spesso policlonali senza vincoli di coltivazione e commercializzazione come Golden Delicious, Red Delicious, Fuji, Idared, Granny Smith, Jonagold, Braeburn e via dicendo. L’unica eccezione è Gala che continua ad aumentare in superficie e produzione ormai da vari anni.
Chiaramente la grossa parte dell’assortimento varietale è e sarà costituita dalle varietà tradizionali, ma l’interesse e la richiesta di novità da parte degli operatori del settore è più forte che mai. Effettivamente gli esempi di novità che in passato hanno avvantaggiato soprattutto i pionieri ci sono, basta citare Gala, Cripps Pink e Honeycrisp (non in Italia). Alla pari, però, ci sono state anche grosse delusioni e decisioni prese in troppa fretta che hanno danneggiato soprattutto chi ha messo a dimora le piante con l’auspicio che l’investimento potesse durare per almeno 15-20 anni.
Molti istituti pubblici stanno riducendo il loro impegno nel campo delle prove varietali indipendenti. Parecchi programmi di miglioramento genetico del melo sono passati da un finanziamento pubblico ad uno semi-pubblico o sono stati addirittura privatizzati. Sono quindi soggetti ad una più forte pressione di ritorno economico in tempi possibilmente ristretti. I contratti di propagazione, coltivazione e/o commercializzazione sono stipulati sempre più spesso molto prima di un’appropriata fase di sperimentazione indipendente in loco.
Questa è oggigiorno la realtà del mercato delle innovazioni varietali. Per un istituto pubblico come il Centro di Sperimentazione Laimburg che, in primis, lavora al servizio di produttori ed operatori locali, il settore delle prove varietali indipendenti rimane un’attività cruciale, confermata come tale anche quest’anno dal proprio comitato scientifico riunitosi ad agosto.
L’intento di questo articolo è quello di fornire indicazioni sulle tipologie di varietà più promettenti per il futuro basandosi sui dati e sulle esperienze raccolte prevalentemente in Alto Adige. Per completezza iniziamo con una carrellata sulle varietà policlonali che sono tuttora quelle più considerate nei nuovi impianti, in Alto Adige, Italia, Europa, ma anche in altre parti del mondo.
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