Rilanciare la pericoltura tra ricerca e innovazione

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Da sinistra: Mauro Grossi, presidente del Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia-Romagna IGP, Roberto Della Casa, responsabile comunicazione progetto UNAPera, Paolo Bruni, presidente CSO Italy, l’assessore Alessio Mammi, il presidente della AOP UNAPera Adriano Aldrovandi, Elisa Macchi, direttore CSO Italy, Nicola Gherardi Ravalli Modoni, presidente della Fondazione Navarra, e i tecnici Stefano Foschi, coordinatore Ricerca e Sperimentazione di UNAPera, e Michele Mariani, ricercatore di Fondazione Navarra
Per affrontare le sfide del settore della pericoltura, profondamente segnato dai cambiamenti climatici, è necessario affiancare i frutticoltori nel rilancio della produzione fornendo liquidità e puntando su ricerca e innovazione. Se n’è parlato durante il convegno “La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive” alla Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra (Fe)

Il settore della pericoltura ha conosciuto, a partire dal 2018, diverse difficoltà: da un lato, le problematiche fitosanitarie (cimice asiatica, maculatura bruna), dall’altro, gli effetti del cambiamento climatico (siccità, gelate, eventi metereologici estremi). In questo contesto, i produttori si sono ritrovati a sostenere una serie di problematiche senza gli strumenti adeguati per poterle affrontare.

Delle sfide per il futuro se n’è parlato durante il convegno “La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive” alla Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra (Fe).

I numeri del calo produttivo

Negli ultimi 5 anni, i danni registrati nei pereti del nostro paese sono stati ingenti, sia a livelli di rese per ettaro, sia a livello di impianti che sono stati abbattuti e dismessi. Un tempo, i nuovi impianti eguagliavano gli abbattimenti; ad oggi, invece, gli abbattimenti ammontano attorno ai 2000 ettari all’anno, mentre i nuovi investimenti faticano ad arrivare ai 250-300 ettari.

«Fino al 2018, la produzione in Emilia Romagna era costante e si aggirava sui 250 quintali/ettaro. Dal 2019 il trend è tracollato – afferma Elisa Macchi, Direttore di Cso Italy -. Negli ultimi 5 anni c’è stato un peggioramento delle rese che hanno sfiorato le 6/7 tonnellate a ettaro. Più penalizzate risultano le province emiliane, prima tra tutte quella di Ferrara; in Romagna, invece, la situazione è leggermente meno problematica».

Rese così basse comportano mancanza di redditività e perdite economiche drammatiche. Nel 2023 gli impianti di pere abate, una delle varietà più compromesse, hanno registrato una perdita economica di circa 13.000 milioni a ettaro.

Questi trend spiegano il progressivo calo delle superfici, pari al 33%. In Emilia Romagna, il centro della pericoltura, la perdita è stata del 38%, con valori diversi a seconda delle province: 56% per Ferrara, 43% per Modena e 48% per Bologna.

UnaPera: uno strumento per il rilancio della pericoltura

«Il primo passaggio riorganizzativo del settore è stato la costituzione del Consorzio Igp della pera – a spiegarcelo, il suo Presidente Mauro Grossi -. Il secondo, dopo la creazione dell’Organismo interprofessionale pera, è stato la nascita, nel 2021, di UnaPera, resa possibile grazie al regolamento omnibus e al supporto della regione Emilia Romagna. UnaPera rappresenta un progetto senza precedenti nella storia del nostro paese, e l’unica associazione di organizzazione monoprodotto riconosciuta a livello europeo. UnaPera punta a definire standard produttivi comuni, incrementando la qualità dell’offerta, riconquistando i consumatori e dando redditività ai produttori».

«Parola chiave di UnaPera è condivisione. Condivisione dei problemi, dei risultati, delle idee e soprattutto dei progetti – afferma Stefano Foschi, Coordinatore team ricerca sviluppo e sperimentazione di UnaPera -. Abbiamo due comitati che lavorano insieme: il comitato tecnico, che fa riferimenti ai tecnici di campagna, e il comitato post-raccolta, formato da responsabili che gestiscono i prodotti».

Tra i principali progetti di medio-lungo periodo spicca A.Ma.Pero il cui focus verte sulla problematica fitosanitaria della maculatura bruna. «Gli obbiettivi del progetto? Aprire nuovi scenari e sviluppare nuovi prodotti di contrasto contro il patogeno, possibilmente con un impatto più sostenibile, e che vanno incontro alla fisiologia della pianta».

UnaPera

Come progettare un nuovo impianto?

«I nuovi impianti - continua Foschi - non possono essere monovarietali». A ribadire il concetto interviene anche Michele Mariani, Tecnico della Fondazione Navarra, che dal 2018 si è impegnato, assieme ad altre figure della Fondazione, a definire una serie di criteri per la progettazione di un nuovo impianto. Tali criteri, se sbagliati, possono pregiudicarne l’efficienza.

«La combinazione ideale è quella di alternare alla varietà principale altre varietà, ogni 4 file. Serve miscuglio varietale. Servono gli impollinatori, come osmie e bombi, e servono gli impollinanti. I frutti con 2 o più semi, infatti, sono sempre più grossi rispetto a quelli senza semi».

Negli impianti già esistenti le possibilità sono due: togliere qualche fila, inserendo varietà impollinanti, oppure reinnestare.

Altri progetti, sviluppati dal team di UnaPera, hanno individuato una serie di “buone pratiche”, e definito una linea tecnica fattibile in campo. Si è lavorato su ricerca e scelta di portinnesti resistenti a problematiche fitosanitarie, implementazione di impianti di sensoristica, impianti anti-brina, gestione del cotico erboso. Non meno importante anche la gestione del post-raccolta, con il consiglio di ritardarla il più possibile, producendo più quintali ed arrivando ad avere un prodotto di qualità più alta.

Più liquidità per risollevare la pericoltura

«I problemi ancora da risolvere sono diversi – afferma il Presidente di UnaPera Adriano Aldrovandi -. In primis, le criticità varietali: la nostra varietà più distintiva è l’abate, che è anche quella che è caduta più in difficoltà. Cercheremo di risolvere il problema negli impianti nuovi, cercando al contempo di far sì che gli impianti esistenti possano sopravvivere. In questo percorso, la ricerca ci deve accompagnare / è necessario il sostegno della ricerca. Oltre alle criticità agronomiche, per cui sono stati fatti grandi passi avanti, non mancano le criticità sulla qualità, che richiedono un’attenzione particolare sul post-raccolta. Infine, la carenza di liquidità, che rappresenta uno dei principali ostacoli per il rilancio del settore».

Di fondamentale importanza il sostegno economico per sostenere la ricerca e mettere a punto strumenti innovativi che permettano ai produttori di riportare in alto la produzione.

«Cosa ci è rimasto da potenziare? – continua Aldrovandi - La ricerca applicata, quella vicina alla produzione, da costruire giorno per giorno. Il problema è avere le risorse. Abbiamo necessità di avviare interventi significativi, perché la pera è un bene di tutti, non soltanto dei frutticoltori. Per questo, meritiamo di essere aiutati con energie economiche più importanti di quelle avute fino ad ora».

Serve una strategia

Alessio Mammi, Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia Romagna, a conclusione degli interventi del convegno "La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive"

«Salvare il settore dev’essere l’obbiettivo principale - conclude Alessio Mammi, Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia Romagna -. Dobbiamo ripristinare il binomio inscindibile che ha da sempre caratterizzato la nostra produzione frutticola: produttività e qualità. Serve una politica che si prenda delle responsabilità, che provi a risolvere almeno un pezzo del problema. Serve una strategia per salvare la pericoltura, condivisa dalla Regione e dal Governo. Ma nessuna strategia che serve a salvare una produzione dando una prospettiva può stare in piedi se non diamo liquidità. Ai produttori deve arrivare un aiuto consistente. E la cosa più urgente, ora, è puntare sulla ricerca».

Rilanciare la pericoltura tra ricerca e innovazione - Ultima modifica: 2024-06-14T15:16:39+02:00 da Ilaria Attadia

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