Mela Eplì, produttiva e resistente: «una scommessa vinta» 

Eplì
Ettari e volumi in aumento per la Story Inored, varietà di punta di Lagnasco Group insieme alla Gala. Abbiamo raccolto il parere di chi la produce e chi la coltiva

Creare un marchio per valorizzare un areale frutticolo vocato, coniugando, grazie a una varietà di mela resistente alla ticchiolatura, redditività e attenzione per l’ambiente. A dieci anni dall’avvio il progetto Eplì è una scommessa vinta per la cooperativa Lagnasco Group, realtà che riunisce più di 200 frutticoltori, per lo più fra le province piemontesi di Cuneo e Torino.

«Il brand Eplì, oggi molto apprezzato sia in Italia che all’estero, nasce nel 2016 da una mela, Story Inored, messa a punto in Francia dall’Institut national de la recherche agronomique», spiega Massimo Perotto responsabile commerciale della cooperativa, fondata a Lagnasco, nel Saluzzese, nel 1972. «Con una capacità produttiva di 6 mila tonnellate è il prodotto di punta del nostro gruppo, assieme alla varietà Gala. Il primato è destinato a consolidarsi alla luce dell’aumento di ettari, volumi e fatturato».

Le caratteristiche del frutto

Nata dall’incrocio fra le cultivar Golden Delicious e Pinova, brevettata nel 2000 dal consorzio vivaistico francese Novadi, Story Inored ha ottenuto favori crescenti. «In campo commerciale, con il marchio Eplì intercettiamo le esigenze della grande distribuzione. È un’alternativa a mele tradizionali del nostro areale come Granny Smith, Gala, Golden Delicious e Fuji, viene immessa sul mercato a fine gennaio, quando le mele estive sono terminate, e venduta fino a giugno. Si tratta, infine, di una varietà libera da vincoli di club e royalties». Story Inored, infatti, è sottoposta alla sola tassa di moltiplicazione riconosciuta al vivaio: una scelta etica di Lagnasco Group per evitare imposizioni a chi la pianta nei propri meleti. «Eplì non è solo un marchio commerciale, ma una comunità scelta da chi crede nei valori di una filiera che punta a remunerare in modo equo il lavoro nei campi e a tutelare l’ambiente. Messaggi veicolati anche al consumatore, invogliato a ristabilisce un contatto positivo e rispettoso con la natura attraverso le nostre mele», aggiunge il responsabile commerciale.

Il frutto, a buccia spessa, è particolarmente resistente alla manipolazione e si conserva a lungo, sebbene richieda attenzioni maggiori durante lo stoccaggio iniziale in magazzino. «Può affrontare viaggi di 40-50 giorni arrivando a destinazione senza deperimenti». Punti di forza che si uniscono alle qualità organolettiche: «La mela piace perché è croccante e dolce. Ha un elevato grado Brix, compreso fra i 14 e i 15 punti, e una durezza che supera i 7 chilogrammi per centimetro quadrato», prosegue Perotto. Tutti fattori che giocano a favore del brand Eplì: «In Italia si è ritagliato spazi di mercato, nonostante la concorrenza di oltre 40 varietà di mele fra tradizionali e club. Oltre i nostri confini è venduto in Germania, Spagna, Danimarca e Olanda, ma anche Brasile, India, Medio Oriente, Thailandia, Singapore e Taiwan». Gli elevati standard qualitativi raggiunti in campo agevolano l’immissione sui mercati: «L’85 per cento delle mele conferite è inserito nella prima categoria, nel caso di Gala ci fermiamo al 75-80. Inoltre, con un packing-out che supera il 90 per cento, la quota di scarto è minima ed è possibile valorizzare l’intera produzione, con liquidazioni più elevate per i nostri soci» conclude Perotto.

Oltre alla voce remunerazione, la coltura fa gola agli imprenditori agricoli per un mix di fattori agronomici e di sostenibilità ambientale. «La resistenza naturale alla ticchiolatura, garantita dal gene Vf, consente di ridurre i trattamenti dai 16-18 consueti per altre cultivar a 12-13, con notevole risparmio economico e riduzione di emissioni. Inoltre, gli interventi con prodotti di copertura possono avvenire prima su varietà non resistenti a Venturia inaequalis, spesso presenti nei frutteti della stessa azienda, lasciando per ultima Story Inored» spiega Daniele Martino, agrotecnico di Lagnasco Group. La produttività è un altro cavallo di battaglia della tipologia vegetale: «Non ha problemi di alternanza e assicura rese costanti che possono arrivare, se il frutteto è gestito in modo corretto, a 65 tonnellate per ettaro. Rispetto alle altre cultivar, però, ha una sensibilità maggiore all’oidio». La raccolta avviene in due stacchi a partire dal 10 ottobre: «Con la prima passata si mette al sicuro una quota fra il 40 e il 50 per cento dei frutti, a seconda delle stagioni. La parte rimanente con la seconda».

Eplì

Validata dalla sperimentazione

L’introduzione di Story Inored nei frutteti piemontesi è stata preceduta da una fase di sperimentazione, durata 3 anni, svolta negli appezzamenti della Fondazione Agrion a Manta, «per valutare il vigore vegetativo ed eventuali problematiche nel nostro areale», precisa Martino, che ha seguito il progetto Eplì dagli albori. «Al via libera dell’ente di ricerca è seguita, nel 2015, la messa a dimora dei campi di prova nei frutteti dei nostri soci». Busca, Caraglio e Saluzzo i comuni scelti nel Cuneese, Campiglione Fenile nel Torinese: realtà selezionate per verificare le rese in contesti che spaziano dalla pianura alla collina alla fascia pedemontana. «La nostra è una realtà puntiforme, ogni area ha differenze microclimatiche sostanziali». L’aumento delle superfici evidenzia il successo della cultivar fra i produttori: «Abbiamo raggiunto i 90 ettari di frutteti disseminati fra i comuni di Dronero, Cuneo, Verzuolo, Manta, Lagnasco, Savigliano, Revello, Envie e Bibiana. L’obiettivo è arrivare a quota 200 ettari che dovrebbero garantirci una produzione di 10 mila tonnellate di mele l’anno».

Parola a chi la coltiva

Gabriele Luciano conduce, assieme al fratello Giorgio, 20 ettari di frutteti a Dronero, comune pedemontano del Cuneese. Nei suoi terreni produce, oltre alle mele, che occupano la metà della superficie aziendale, anche pesche e kiwi. Nel 2015 ha aderito al progetto Eplì, piantando uno dei primi frutteti: «Avevamo appena estirpato un impianto di peschi, era un periodo buio per la coltura. Abbiamo deciso di puntare su Story Inored, visto che il nostro areale è storicamente vocato per il melo», racconta. La rusticità della pianta e la resistenza alla ticchiolatura non sono gli unici vantaggi agronomici: «I diradamenti chimici hanno una maggiore efficacia su questa varietà, riducendo i costi connessi all’esecuzione manuale delle operazioni. La resistenza dei frutti, inoltre, richiede minor delicatezza in fase di raccolta. Il picciolo lungo, infine, agevola lo stacco e riduce il rischio che si rompa, separandosi dalla mela, con problemi in magazzino». La maturazione tardiva non è inficiata dalle avversità meteorologiche: «il frutto resiste bene alla pioggia, che non genera fenomeni di cracking».

Per Danilo Reale, agricoltore di Campiglione Fenile, in provincia di Torino, Story Inored è una valida alternativa ad altre cultivar. «Il marchio Eplì valorizza il prodotto, più remunerativo rispetto a Golden Delicious e Gala». Per questo motivo, a partire dal 2019, ha piantumato a melo un ettaro e mezzo degli otto della sua azienda, votata alla produzione di kiwi. «È una varietà di facile coltivazione, senza troppi difetti. La produzione è costante, a patto che si eseguano bene i diradamenti: un eccesso di gemme influisce in modo negativo sulla pezzatura delle mele e quindi sul valore commerciale, oltre a indebolire la pianta nella stagione successiva». Nell’areale, posto all’imbocco della Val Pellice, la raccolta inizia durante la prima decade di ottobre: «Col primo passaggio si stacca il 70 per cento del prodotto, le operazioni terminano all’inizio di novembre e le mele resistono bene anche se lasciate qualche giorno in più sugli alberi».

Silvana Demarchi coltiva 4 ettari di frutteti a Saluzzo e ha aderito al progetto Eplì nel 2016. «Dovevo sostituire un impianto di Red Delicious, ormai a fine ciclo e poco richieste sul mercato: ho deciso di mettere a dimora 850 piante di Story Inored. Mi serviva una varietà a maturazione autunnale non eccessivamente tardiva, da affiancare alle cultivar Super Chief, Gala e Golden Delicious presenti in azienda: negli anni ho raggiunto l’ettaro e mezzo di superficie». La riduzione dei trattamenti è un grande vantaggio, specie per una piccola realtà a conduzione familiare: «Eseguo fra i 10 e i 14 interventi per la ticchiolatura a fronte dei 18-19 necessari per le altre cultivar. La produzione costante, inoltre, mi mette al riparo da annate nelle quali l’alternanza di produzione, tipica del gruppo Red Deliciuos e Fuji, mi costringe ad accollarmi comunque i costi degli antiparassitari, anche con un raccolto insoddisfacente». La potatura è l’operazione decisiva e richiede accortezze particolari: «Story Inored sviluppa una molteplicità di gemme a fiore, anche sul legno di un anno e inoltre è una varietà a pezzatura media, si deve pertanto intervenire in modo severo per evitare sovraccarichi. Durante le prime annate non sapevamo bene come muoverci, con il tempo, e l’aiuto dei tecnici di Lagnasco Group, abbiamo acquisito esperienza».

Mela Eplì, produttiva e resistente: «una scommessa vinta»  - Ultima modifica: 2025-04-17T16:04:46+02:00 da Sara Vitali

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