Limone in Campania, si amplia l’areale di produzione

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Da alcuni anni si sta assistendo alla diffusione della coltivazione del limone con le tecniche più moderne e con le cultivar più apprezzate sui mercati europei anche al di fuori delle aree delle due Igp di Sorrento e Amalfi

La coltivazione di limone in Italia è concentrata al Sud (99%) e la Sicilia è la Regione maggiormente interessata alla coltivazione di questa specie (89%). La Campania è la seconda Regione per importanza, con circa 1.230 ettari (dati Istat 2020) che rappresentano poco meno del 5% del totale nazionale. «La Campania – ci riferisce Italo Santangelo, agronomo esperto del settore frutticolo – da oltre vent’anni ha ottenuto il riconoscimento delle prime due Igp europee di limone, “Sorrento” e “Costa d’Amalfi”, due prodotti di eccellenza conosciuti nel mondo per le loro caratteristiche di unicità, ma anche per la rinomanza dei loro territori di provenienza. Tuttavia, da alcuni anni, si sta assistendo in questa regione a un fenomeno che gli esperti di frutticoltura non avevano preso in considerazione in passato. La diffusione, cioè, al di fuori delle aree di elezione, costa e isole del golfo, della coltivazione del limone con le tecniche più moderne e con le cultivar più apprezzate sui mercati europei».

Tab. 1 - Superfici e produzioni di limoni al Sud
Regione Superficie (ha) Produzione (q)
Basilicata 58 12.673
Puglia 280 36.825
Campania 1.230 240.855
Calabria 1.042 231.205
Sicilia 22.639 3.471.340
Fonte: Istat, 2020

Un fenomeno spinto dal mercato e dal clima

È un fenomeno che ha preso piede sia in aree già precedentemente interessate dall’agrumicoltura, come la zona pedo-collinare vesuviana e l’area costiera salernitana, che in aree dove il limone si ritrovava, al più, come albero isolato al riparo delle case coloniche, come il piano campano-casertano e la Piana del Sele.

«La spinta all’investimento – ci spiega Santangelo – è derivata non solo alle crescenti richieste di mercato verso limoni di forma e colore giallo uniforme, ma anche al cambiamento climatico cui si sta assistendo negli ultimi decenni. Proprio la Campania, considerata come frontiera nord della diffusione del limone, che è la specie di agrumi più sensibile al freddo, rappresenta in tal senso una prova, con risultati produttivi straordinari rispetto alle riserve che potevano esserci fino a non molti anni fa».

La qualità del prodotto

Le produzioni limonicole campane, anche quelle delle zone non tradizionalmente vocate, presentano caratteristiche di elevata qualità.

«Le caratteristiche pedologiche della zona di Francolise e Sparanise, in provincia di Caserta – ci riferisce Marco Catuogno, frutticoltore impegnato nella coltivazione di 8 ettari di limone – consentono di ottenere frutti di ottime caratteristiche organolettiche e colore brillante, superiori ai limoni provenienti da altre regioni, Sicilia in primis. Le condizioni climatiche di queste aree della provincia di Caserta sono ottimali per il limone, che soffre dei danni provocati da temperature inferiori a 2 °C. In queste aree di produzione difficilmente si verificano gelate, tuttavia i produttori si attrezzano con pale eoliche e reti gialle per proteggere le piante da eventuali cali termici rilevanti».

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Le produzioni campane, grazie alle caratteristiche pedologiche delle aree di coltivazione, sono di ottima qualità e molto apprezzate dai consumatori

Le produzioni campane sono indirizzate sia alla Gdo interna sia ai mercati esteri. «I commercianti riconoscono l’elevata qualità dei limoni campani – spiega Catuogno – e li preferiscono a quelli siciliani e calabresi. Nella mia azienda si producono limoni da ottobre ad aprile e, in minore misura e in relazione all’andamento climatico, nel periodo estivo (luglio – agosto). Una parte della produzione aziendale è commercializzata direttamente presso la Gdo italiana tramite la Op “Agriverde” di cui sono socio. Quest’anno, inoltre, ho inviato una quota di prodotto sui mercati inglese e tedesco».

Il limite termico

Dal punto di vista climatico, escludendo zone montane e ventose, qualsiasi pianura campana è adatta a ospitare un limoneto.

«Il vero fattore limitante – ci dice Giuseppe Capriolo, della sede di Caserta del Crea – è costituito dalle gelate di fine inverno, ai primordi della ripresa vegetativa, con danni alle strutture meno lignificate e conseguente forte incidenza negativa sulla fruttificazione esistente e su quella successiva, spingendo, in taluni casi, la pianta verso l’alternanza di produzione».

Il panorama varietale

Intanto, si evolve anche il panorama varietale. La selezione naturale operata diversi anni fa dal malsecco aveva già individuato alcuni cloni di Femminello relativamente tolleranti alla malattia e di buona fattezza. Molti di questi cloni sono stati risanati con la tecnica del micro-innesto e popolano ancora oggi alcune aziende campane.

«Parliamo della cv Zagara Bianca – aggiunge Capriolo – distinta da vegetazione vigorosa e assurgente con foglia lievemente arrotondata e ramificazioni sprovviste di spine. Mediamente tollerante al malsecco, presenta fiori bianchissimi, frutti di bell’aspetto e media pezzatura, ma con pochi semi. Una piccola presenza di Femminello Siracusano 2KR – selezione nucellare del Siracusano – è stata invece rilevata ai confini estremi della provincia salernitana, e si distingue per una buona precocità di maturazione commerciale».

Alcuni nuovi impianti, soprattutto in Piana del Sele hanno valorizzato la cv Interdonato, varietà non nuova ma ancora molto diffusa in Sicilia e Calabria, che produce frutti di forma ellittico-cilindrica di buone dimensioni, con umbone pronunciato, buccia liscia e con caratteristiche organolettiche di rispetto, cv di facile accrescimento, al punto che la sua precocità è stata apprezzata anche all’ estero, in Turchia.

«Gli imprenditori frutticoli hanno tagliato il cordone ombelicale con la cultura contadina e realizzano impianti aziendali che beneficiano di ogni possibile innovazione tecnica, alla ricerca di qualità e produttività. Per soddisfare tali esigenze, in molti, per i nuovi impianti, presenti tra la provincia di Salerno e quella di Caserta, hanno scelto varietà estere, in parte spagnole, tra le quali si distingue la cv Verna, diffusa nell’ area spagnola di Murcia. Per la sua attitudine a rifiorire può produrre a marzo-maggio e in base alla seconda fioritura, ove possibile, a settembre-ottobre. È una cv molto produttiva con frutti di buona qualità e la sua diffusione è in crescendo».

Proveniente dallo stesso areale spagnolo ma, almeno per il momento, di limitata diffusione in Campania è la cv Fino, di modesta rifiorenza, con frutti abbondanti, di forma ellittica con un certo numero di semi, ad eccezione di qualche clone che è apireno.

Limone in Campania, si amplia l’areale di produzione - Ultima modifica: 2021-04-07T12:27:37+02:00 da K4

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