Non esente dalle disastrose avversità climatiche che hanno colpito il settore della frutticoltura è il noce, un frutto idricamente e nutrizionalmente esigente che sta conoscendo un crescente interesse sul territorio nazionale.
Per efficientare gli impianti di coltivazione di questa pianta e supportarne la filiera produttiva sono nati i progetti di ricerca Sost-Noce e In-Noce, sostenuto in prima istanza dall’Amministratore delegato di New Factor Alessandro Annibali, capofila del progetto.
I risultati dei quattro anni di ricerca e sperimentazione sono stati presentati durante il convegno “Ottimizzazione della gestione idrica e nutrizionale del noce da frutto: risultati di 4 anni di ricerca e sperimentazione” presso la sede di Agrintesa a Faenza.
L'obiettivo? Arrivare a delineare un protocollo, una linea guida per efficientare la coltivazione.
Ripartire dall’acqua
Durante i quattro anni di sviluppo del progetto si è lavorato molto sul tema dell’acqua. Un fondamentale contributo lo ha dato il Cer (Canale Emiliano Romagnolo), un centro di ricerca che da più di 60 anni lavora sull’efficientamento dell’utilizzo dell’acqua in agricoltura, attraverso tecnologie innovative e all’avanguardia.
«Il primo step compiuto è stato valutare la risposta fisiologica e la resa quali-quantitativa di piante sottoposte a differenti regimi irrigui. Da Irriframe siamo partiti, nel 2018, con la sperimentazione della gestione della risorsa idrica in coltivazioni adulte di noce cv. Chandler messi a dimora nel 2011, all’interno dell’Azienda agricola San Martino» - introduce Salvatore Gentile, tecnico del Cer.
Dopo un'analisi per determinare la tipologia di terreno, dato richiesto sul portale Irriframe, su due filari del frutteto dell’azienda è stato applicato uno schema sperimentale che ha visto l’utilizzo di tre tipologie di microsprinkler (39 l/h, 51 l/h, 75 l/h) e il monitoraggio dello stato idrico del suolo attraverso tensiometri Watermark e sonde capacitive. Inoltre, è stato adottato il metodo dell’Eddy covariance per quantificare gli scambi di acqua e CO2 pianta-atmosfera, al di sopra della chioma della pianta.
Per valutare l'influenza dell'età del noceto sui consumi e sulle necessità irrigue il modello è stato poi applicato in due noceti giovani (messi a dimora nel 2015) del faentino (azienda agricola Frega e azienda agricola Guerini) con condizioni pedoclimatiche differenti. Gli impianti sono stati dotati rispettivamente di impianto a irrigazione con ala gocciolante interrata e impianto di irrigazione a spruzzo.
Gli obiettivi erano:
- verificare le soglie di intervento irriguo in funzione della tipologia di irrigazione adottata
- aggiornare il coefficiente di età nel bilancio idrico, e validare il modello di gestione irrigua in funzione dell’età del noceto, in condizioni pedoclimatiche differenti
I risultati ottenuti: risparmiare si può
Grazie agli impianti di sensoristica avanzata è stato possibile quantificare le reali necessità irrigue del noce da frutto.
I dati ottenuti hanno dimostrato la possibilità di ridurre la quantità di apporto idrico del 30%, senza che il frutto subisca riduzioni in termini quali-quantitative (pezzatura e colore del gheriglio).
Inoltre il metodo irriguo con ali gocciolanti interrate, meno diffuso nei nostri areali, ha dato risultati positivi, in particolare in quei terreni argillosi dove la percolazione in profondità è solitamente ostacolata.
Di conseguenza, si è agito sul modello Irriframe, calibrandolo secondo i parametri valutati durante la sperimentazione.
Questo ha permesso di standardizzare e registrare una nuova linea guida al fine di indicare ai produttori una strada maggiormente efficiente e sostenibile per l'irrigazione del noce da frutto.
Noce, esigenze nutrizionali: cosa e quanto apportare
«Come valutare la quantità di nutrienti di cui ha bisogno la coltura? Calcolando l'asportazione - spiega Moreno Toselli, Professore associato presso il Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari -. Abbiamo avviato una sperimentazione di 4 anni durante la quale abbiamo rivisto alcuni parametri che avevamo registrato in passato. Esistono una serie di valori che possono essere presi come indici di riferimento, ma la bibliografia e le conoscenze relative al noce le abbiamo sempre portate dall’estero, soprattutto dalla California; spesso prendendo dati da altri ambienti pedoclimatici possiamo prendere anche degli abbagli. Quindi è sempre bene calibrarli in funzione delle nostre aree e dei nostri suoli, che hanno particolarità diverse da tutti gli altri».
Le prove sono state condotte in un noceto adulto (anno d'impianto 2009) dell'azienda agricola San Martino, su cultivar Chaldler e Howard.
È stata calcolata la concentrazione dei nutrienti suddivisi in: gheriglio, guscio, mallo, foglie abscisse, e scheletro.
«Parlando di azoto - continua Toselli - dai dati raccolti è stato osservato che il gheriglio è la parte dell'organo del noce che asporta di più, con ben 126 kg/ha all'anno che fisicamente se ne vanno dall'impianto e non vengono riconsegnati al terreno. Le foglie abscisse ed il mallo sono le uniche parti che ritornano al suolo, ma il loro contenuto di azoto (40 kg circa) non riesce a compensare l'asportazione del gheriglio. Quindi, tenendo conto che c’è un limitato riciclo di alcuni nutrienti, questo aspetto fa del noce una delle colture più richiedenti in termini di nutrienti».
Grazie alle sperimentazioni condotte, è stato possibile ricalibrare i dati sui fabbisogni nutrizionali reali, sulla base dei quali l'agricoltore, dopo aver stimato il suo carico produttivo nel periodo dell'allegagione (maggio-giugno), può avere un'idea di qual è il fabbisogno della sua coltura, e somministrare i nutrienti di conseguenza.