Piccoli frutti, si apre la strada della difesa biologica contro i principali patogeni

piccoli frutti
È fondamentale che il mondo della ricerca lavori in sinergia con le realtà aziendali e il mondo dell’assistenza tecnica allo scopo di perseguire obiettivi comuni nel fronteggiare le nuove emergenze fitosanitarie

La coltivazione e il mercato internazionale dei piccoli frutti hanno recentemente raggiunto sorprendenti livelli. Nate come colture di nicchia o destinate a mercati locali, diverse specie coltivate di mirtillo (Vaccinium spp.) e lampone (Rubus spp.) rappresentano oggi un comparto in continuo fermento. Nuovi scenari, quali moderne tecniche colturali e vasta scelta varietale, hanno condotto verso un’intensificazione di queste colture. Diversi Paesi di Sudamerica e Africa riversano sul mercato enormi produzioni di questi frutti, aumentando una competizione sempre più agguerrita, e rendendo dunque necessaria una rapida e continua innovazione del settore che, al tempo stesso, deve mantenere criteri di sostenibilità.

Malattie emergenti

Tra le malattie emergenti più diffuse di queste specie, il disseccamento dei rami (o polloni nel caso di lampone) e i marciumi radicali e del colletto hanno spesso un ruolo di primaria importanza nella gestione colturale.

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Fig. 1 - Sintomi riscontrati in campo su piante di mirtillo (A, B) e di lampone (C, D). Avvizzimento e lesioni esterne (A, C) e necrosi interne (B, D).

Diversi patogeni fungini sono stati riportati come responsabili di lesioni sui rami/polloni con conseguenti disseccamenti di porzioni della chioma, dando origine a cali di produzione. Specie fungine appartenenti ai generi Diaporthe, Neofusicoccum, Neopestalotiopsis sono segnalate come agenti causali dei disseccamenti delle piante del mirtillo nelle maggiori aree di coltivazione nel mondo (Polashock et al., 2017). Sintomi simili causati dalle stesse specie (Diaporthe, Neofusicoccum spp.) o ulteriori generi (Neocosmospora, Paraconiothyrium) compromettono la produzione di frutti nei campi di lampone (Martin et al., 2016).
Questi patogeni sono in grado di penetrare nella pianta attraverso ferite che possono essere originate naturalmente (ferite sulle foglie, danni da congelamento, rottura di rami causata dal vento) o artificialmente (interventi di potatura). Una volta penetrati nella corteccia di piante sane, i patogeni rimangono latenti fino a quando le condizioni ambientali diventano favorevoli per avviare l’infezione nei tessuti, compromettendo così il funzionamento del sistema vascolare.

Non solo le condizioni ambientali rivestono dunque un ruolo cruciale per lo sviluppo della malattia: questi microrganismi, infatti, un tempo considerati patogeni di debolezza, sono adesso noti per la loro aggressività su piante che vivono in condizioni di stress causate da diversi fattori. Carenze o eccessi nutrizionali e/o stress idrici, alterazione del pH del suolo, frequenti potature, sono situazioni consuete per tutte le colture che, nel corso degli anni, hanno subìto un processo di intensificazione e drastici cambiamenti del metodo di coltivazione. Inoltre, numerosi microrganismi residenti nel suolo sono noti patogeni di queste colture, in grado di causare marciumi dell’apparato radicale. Tra questi, rivestono un ruolo primario diverse generi di oomiceti (Phytophthora, Pythium) e funghi ascomiceti (Verticillium spp.) (Polashock et al., 2017).

Indagine fitopatologica sui piccoli frutti in Piemonte

Un recente studio condotto in Piemonte, in particolare nell’area di produzione del Cuneese, che ricopre oltre 400 ha di coltivazione (Cso Italy, 2019), ha avuto l’obiettivo di valutare lo stato fitosanitario nelle aziende produttrici di mirtillo e lampone. Le malattie sopra menzionate sono state riscontrate con una diffusione tale da rappresentare una concreta preoccupazione per i produttori. I sintomi osservati consistevano in un generale avvizzimento delle foglie e disseccamento dei rami, che presentavano necrosi dei tessuti interni (fig. 1). Il collasso e la morte delle piante sono stati riscontrati con una percentuale del 10% delle piante coltivate. I sintomi sono stati rilevati sia su piante giovani, sia su quelle mature. La diffusione delle piante sintomatiche veniva riportata nell’intervallo tra il 20 e il 30% nei vari siti monitorati.

Leggi l'articolo completo su rivista di Frutticoltura n. 7/2020

Durante lo studio, diverse specie fungine sono state riportate in associazione a questa malattia e identificate attraverso analisi morfologiche e molecolari, alla luce delle moderne tecniche filogenetiche. La patogenicità di questi microrganismi è stata confermata attraverso studi in ambiente controllato. Specie appartenenti ai generi Neofusicoccum, Diaporthe, Cadophora e Peroneutypa sono state identificate come responsabili dei disseccamenti di piante di mirtillo (fig. 2). Analogamente, specie di Diaporthe e Neocosmospora sono state rilevate come agenti causali dei disseccamenti dei polloni in piante di lampone. Un ulteriore monitoraggio in campi di lampone ha permesso di osservare la presenza di ingiallimenti, avvizzimenti e morte di alcune piante causate da infezioni dell’apparato radicale. In questo caso, diversi patogeni tellurici appartenenti alla famiglia Nectriaceae (Thelonectria, Ilyonectria spp.) e alcuni oomiceti (Phytophthora, Pythium spp.) sono stati evidenziati in costante presenza con gli organi infetti della pianta (Guarnaccia et al., 2020).

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Fig. 2 - Diversità morfologica di alcune specie patogene coltivate su substrato agarizzato: Neofusicoccum sp. (A), Diaporthe sp. (B), Peroneutypa sp. (C) e Cadophora sp. (D).

Strategie innovative e sostenibili per la difesa

Data la difficoltà nella gestione di questi patogeni, aumentata dal fatto che molte delle aziende del settore operano in regime di agricoltura biologica, una strategia di difesa integrata è fondamentale per contenere gli attacchi di tali patogeni. Diversi sono i fattori su cui puntare:

  • il materiale di propagazione: può rappresentare una fonte di inoculo. Ciò sottolinea l’importanza di utilizzare materiale vegetale sano e certificato;
  • diversità del germoplasma: è stato dimostrato come le diverse specie patogene presentino una stretta correlazione con la cultivar dell’ospite. Dunque, l’utilizzo di varietà resistenti può essere considerato nella fase di impianto;

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  • buone pratiche colturali: la protezione delle ferite causate da potature, gelate o grandinate, così come la rimozione dei residui di potatura che rappresentano una fonte di inoculo fungino, sono pratiche tanto ovvie quanto importanti nella riduzione della pressione di inoculo e della gravità della malattia;
  • correlazione con i fattori climatici: condizioni climatiche favorevoli e alte temperature manifestate durante il ciclo produttivo delle piante svolgono un ruolo cruciale per lo sviluppo della malattia;
  • utilizzo di prodotti alternativi: formulati commerciali a base di organismi viventi e/o sostanze naturali possono essere utilizzati per il contenimento delle malattie in questione;
  • utilizzo di biostimolanti: si tratta di sostanze che promuovono i naturali meccanismi biochimici di risposta agli stress da parte della pianta.

Ricerca e campo, un’unica direzione

Data l’emergente espansione dei “piccoli frutti” e alla luce di quanto emerso recentemente, lo sviluppo di un nuovo concetto di difesa per le problematiche fitosanitarie del comparto dovrà porre le basi sull’integrazione dei fattori precedentemente elencati.Si rendono dunque necessari nuovi studi e ricerche con i seguenti obiettivi:

  • condurre monitoraggi puntuali e costanti durante il corso degli anni al fine conoscere l’evoluzione delle diverse malattie;
  • sviluppare e validare nuovi protocolli di diagnostica specie-specifici, per un rapido rinvenimento dei patogeni d’interesse. Questo offrirebbe rapidi strumenti di immediato utilizzo anche in campo;
  • valutare lo stato fitosanitario delle piante acquistate dai vivai per ciascuno dei patogeni menzionati, anche attraverso l’impiego di nuovi protocolli diagnostici. Ciò consentirebbe di ridurre la trasmissione e diffusione dei patogeni in campo;
  • saggiare la suscettibilità delle maggiori cultivar commerciali ai patogeni riscontrati;
  • valutare gli effetti del clima sulle specie fungine patogene. Esperimenti attraverso l’utilizzo di fitotroni in grado di simulare l’aumento di temperature e CO2 consentirebbero di approfondire le conoscenze epidemiologiche delle malattie;
  • individuare protocolli di intervento con biostimolanti e/o prodotti alternativi a quelli chimici di sintesi per le cultivar di maggiore diffusione sul territorio, che consentano di migliorare quantità e qualità delle produzioni.

Risulta oggi fondamentale che il mondo della ricerca lavori in sinergia con la realtà aziendale di campo allo scopo di perseguire gli obiettivi comuni nel fronteggiare le nuove emergenze di carattere fitosanitario e di difesa delle colture del mirtillo e del lampone che si stanno affermando nel nostro Paese.

Piccoli frutti, si apre la strada della difesa biologica contro i principali patogeni - Ultima modifica: 2020-09-15T09:43:41+02:00 da Lucia Berti

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