Innovazione tecnica e varietale per una corilicoltura competitiva

nocciolo
Nuove varietà, spollonatura, carenze nutrizionali e cimiciato sono alcuni dei temi più importanti su cui ruota la ricerca in ambito corilicolo. Il punto alla giornata tecnica formativa organizzata da Ferrero HCo, Università di Perugia, Fondazione Istruzione Agraria ed Edagricole

Punti strategici per promuovere la coltivazione e la produzione di nocciole italiane di qualità sono il miglioramento varietale, la riduzione dei costi legati ad alcune operazioni colturali, la ricerca di strategie contro le avversità biotiche e climatiche ma anche l’adozione di buone pratiche agronomiche di gestione del corileto. Tematiche oggetto di approfondimento nel corso della seconda edizione di “Nocciolo e ricerca: innovazioni tecniche e varietali per una corilicoltura competitiva”, la giornata formativa promossa da Ferrero HCo e organizzata da Edagricole. Dopo la prima edizione tenutasi a giugno dello scorso anno all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, quest’anno l’incontro è stato ospitato dalla Fondazione Istruzione Agraria e dall’Università degli Studi di Perugia.

Valutazione di nuove varietà di nocciolo

La corilicoltura italiana si trova a dover affrontare sfide sempre più complesse: cambiamenti climatici, cali produttivi, fitopatie e la necessità di estendere la coltivazione in nuovi areali. Come ha spiegato Daniela Farinelli, professoressa di colture arboree dell’Università degli Studi di Perugia, l’innovazione varietale si impone come strategia chiave per garantire la sostenibilità e la competitività del comparto. Le principali regioni italiane tradizionalmente vocate alla coltivazione del nocciolo – Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia – hanno storicamente adottato varietà selezionate per rispondere alle specifiche condizioni pedoclimatiche locali. Tra queste, spiccano:

  • Tonda Trilobata (Piemonte): eccellente qualità del seme ma limitata adattabilità fuori regione.
  • Tonda Gentile Romana (Lazio): idonea all’industria ma sensibile agli stress abiotici.
  • Tonda di Giffoni e Mortarella (Campania): produttive e versatili, ma con sensibilità a patogeni come l’eriofide.
  • Nocchione e Mansa (Lazio/Sicilia): adatte anche all’uso da tavola, ma con bassa resa alla sgusciatura.

Tuttavia, il rendimento medio nazionale è calato del 37% tra il 2015 e il 2023, principalmente a causa del climate change e dell’invecchiamento degli impianti. Anche la crescente espansione della coltivazione del nocciolo in aree non tradizionali (es. Veneto, Polesine, Umbria) impone l’identificazione di cultivar più resistenti, produttive e adattabili. Programmi di miglioramento genetico attivi in Italia (Torino, Perugia) e all’estero (Oregon State University, Francia, Turchia) hanno portato alla selezione di nuove cultivar che stanno già dando ottimi risultati nei campi sperimentali. Tra le nuove cultivar spiccano:

  • Tonda Francescana® (TG x TR): già coltivata in vari Paesi, mostra elevata pelabilità, adattabilità e qualità dei frutti.
  • Tonda Etrusca®: buona resa, sapore eccellente, ottima conservabilità.
  • Daria (TGL x Cosford): forma sferoidale, buona produttività, miglior uniformità.
  • Yamhill (USA): resistente alla Eastern Filbert Blight (EFB), precoce e produttiva.

Queste varietà sono oggetto del progetto di prove varietali, finanziato da Ferrero, ospitato presso il NoccioLivingLab dell’Università di Perugia (vedi box) e altri due siti sperimentali in Piemonte e Campania.

Il NoccioLivingLab

I campi sperimentali dell’Università di Perugia, oltre alle prove di nuove varietà europee e americane finanziato da Ferrero HCo, ospita anche atri progetti di ricerca:

  1. Una prova di confronto tra piante micropropagate, innestate e da pollone di 4 varietà di nocciolo (Tonda Gentile delle Langhe, Tonda Giffoni, Tonda Francescana® e Tonda Romana) finanziato da Vivai Piante Battistini di Cesena (FO);
  2. Una prova di confronto tra piante innestate e piante da pollone di 4 varietà (Tonda Gentile delle Langhe, Tonda Giffoni, Tonda Francescana® e Tonda Romana) finanziato dal Masaf;
  3. Una prova di valutazione dell’efficienza d’uso irriguo delle piante innestate (TG e TF su portinnesto colurna) e dell’effetto dell’alta densità d’impianto sulla produttività e qualità delle nocciole: confronto tra sesti 4x1, 4x2 e 4x4 con due regimi irrigui (1,6 e 2,4 litri/ora). Progetto finanziato da Brevetto Tonda Francescana.

Spollonatura del nocciolo con NAA

Oltre alla ricerca varietale, anche l’aggiornamento delle tecniche agronomiche fa la differenza nella gestione di un impianto. La spollonatura risulta una delle principali voci di spesa per le aziende corilicole pertanto la ricerca di soluzioni alternative efficaci e non troppo dispendiose è una delle priorità del settore. Tra le alternative più interessanti vi è l’utilizzo dell’acido naftalenacetico (NAA). Dalle prove sperimentali di due anni condotte da Ferrero HCo in collaborazione con la società di consulenza Sata e il Disafa dell’Università di Torino – illustrate da Nicolò Botta, di Sata – sono emersi risultati che hanno evidenziato come sia possibile contenere i polloni per tutta la stagione vegetativa con un solo intervento. In particolare, se si utilizza il 50% della dose di etichetta, pur mantenendo la stessa efficacia della dose piena, il costo complessivo annuo è comparabile, se non inferiore, all’uso dei disseccanti.

Leggi l’articolo "NAA, strategia efficace di spollonatura del nocciolo"

Nutrizione e carenze del nocciolo

Oltre alla spollonatura, tra le tecniche colturali anche la fertilizzazione richiede una particolare attenzione. La carenza o l’eccesso di micronutrienti nel terreno può compromettere non solo la crescita della pianta, ma anche la qualità e la resa delle nocciole. Da qui nasce il progetto di ricerca – illustrato da Tommaso Barbagli – condotto presso l’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, con il supporto di Ferrero Hazelnut Company, per identificare i sintomi visivi e le risposte fisiologiche di giovani piante di nocciolo sottoposte a diverse condizioni nutrizionali.

Le piante (varietà Giffoni, di un anno) sono state sottoposte a soluzioni nutritive con micronutrienti in condizioni di carenza (0%) o tossicità (fino a 100x la concentrazione standard). Gli elementi studiati sono stati: fosforo (P), ferro (Fe), manganese (Mn), zinco (Zn), boro (B), rame (Cu), molibdeno (Mo) e alluminio (Al). In molti casi (P, Fe, Mn, Zn, B, Mo), la deficienza non ha prodotto sintomi fogliari evidenti, pur causando una riduzione della crescita (soprattutto per Cu). Sintomi chiari sono stati osservati per: Mn (clorosi marginale a partire dalle foglie giovani, dal bordo verso il centro), Zn (clorosi uniforme sulle foglie superiori, con netto contrasto delle nervature) e B (clorosi maculata e necrosi a partire dalle foglie vecchie). L’allumino non ha mostrato sintomi evidenti, nonostante l’accumulo in condizioni di pH acido.

Uno degli obiettivi principali del progetto è la creazione di una guida diagnostica visiva per le carenze nutrizionali nelle giovani piante di nocciolo, utile sia in ambito sperimentale sia per i tecnici agronomi sul campo. Inoltre, sono stati raccolti dati di riferimento sul contenuto minerale nei tessuti vegetali, fondamentali per calibrare correttamente la nutrizione in corilicoltura intensiva.

Cimici e qualità delle nocciole

Sempre nel segno delle collaborazioni positive tra ricerca e impresa, Flavia de Benedetta, dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR) di Portici, ha illustrato gli impatti della cimice asiatica sulla qualità delle nocciole. Una ricerca finanziata inizialmente da Besana e che proseguirà poi con Ferrero HCo. Lo studio ha valutato gli effetti dell’alimentazione dell’insetto su quattro cultivar (San Giovanni, Tonda Romana, Tonda di Giffoni e Mortarella) per comprendere meglio le dinamiche del cimiciato. Attraverso prove in campo e analisi metabolomiche e sensoriali, sono stati caratterizzati i diversi tipi di danno in funzione del momento dell’attacco. I risultati evidenziano una maggiore suscettibilità nelle prime fasi di sviluppo del frutto e una significativa correlazione tra contenuto d’acqua e incidenza del danno. Lo studio suggerisce una revisione delle strategie di difesa integrata, focalizzandosi sulle prime fasi fenologiche per ridurre l’impatto qualitativo e commerciale del cimiciato.

Innovazione tecnica e varietale per una corilicoltura competitiva - Ultima modifica: 2025-09-19T13:32:35+02:00 da Sara Vitali

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