Tra i tanti argomenti di dibattito che oggi affrontiamo nel nostro settore, ci sono le limitazioni all’uso dei prodotti fitosanitari, la reciprocità con i Paesi terzi, l’utilizzo degli imballaggi, come rendere le nostre produzioni più sostenibili. Un ulteriore tema sul quale si discute animatamente, è quello della produzione nel vero senso della parola. Quanto produciamo ogni anno? Quanto ci converrebbe produrre? Quanto siamo in grado di produrre?
L’Italia si qualifica in maniera naturale come potenza mondiale nella produzione di mele, dal momento che come quantità prodotta, in Europa è dietro solamente alla Polonia, mentre come prodotto esportato a livello mondiale si contende il primato con la Cina.
In un contesto che è in totale movimento, non basta però trovarsi al vertice, bisogna sapersi confermare, e per farlo è necessario pianificare a lungo termine, avere una visione strategica che possa tutelare i capisaldi del sistema produttivo del settore melicolo (e non solo): il rispetto per l’ambiente, l’innovazione tecnologica e quella varietale, il ricambio generazionale, la giusta remunerazione agli agricoltori. Per fare ciò è fondamentale un coordinamento a livello europeo, e oggi più che mai abbiamo l’occasione di incidere davvero. Il nuovo Commissario europeo all’agricoltura avrà la responsabilità di seguire e coordinare la nuova riforma della Politica Agricola Comune, nella quale un aspetto centrale per la frutticoltura sarà la riforma dell’Ocm (Organizzazione comune di mercato).
Necessario sarà continuare a difendere il budget che l’Unione europea ha storicamente riservato all’agricoltura, e che oggi sempre di più viene messo in discussione. Per difenderlo, è fondamentale assicurare un utilizzo congruo e coscienzioso dei finanziamenti europei, legandoli in maniera diretta a interventi qualificanti e che seguano una progettazione ben definita, che andrà a creare un sistema economico virtuoso con basi solide. Inutile, anzi dannoso, finanziare e promuovere il ricambio del parco macchine e il riammodernamento di magazzini e celle di stoccaggio a fronte della messa a dimora di nuovi frutteti, così come successo in Polonia ormai più di 15 anni fa. Tale progetto, a detta dei colleghi polacchi stessi, non ha fatto altro che aumentare la pressione commerciale interna aumentando la produzione, senza però in contemporanea sviluppare davvero un’idea di come il sistema poteva reggersi economicamente, e arrivando oggi ad avere cali di produzione considerevoli, dovuti a frutteti incolti e non performanti, e una qualità del prodotto spesso rivedibile.
E allora forse, prima di chiederci come sostenere i prezzi in caso di una produzione extra, o come sarà il mercato se per un anno tutti i Paesi produttori avranno una produzione abbondante, sarà più opportuno focalizzarsi su progettazione e qualificazione degli interventi, per trasferire le risorse economiche europee solamente dove vi è la certezza di uno sviluppo oculato del settore melicolo, inteso a potenziare le zone vocate, con capacità e conoscenze adeguate, tramite un progetto collettivo.
Le organizzazioni di produttori sono nate appositamente per questo scopo: per aggregare, per condividere una visione, per assumersi il ruolo di garanti per una strategia di sviluppo comune, sia essa economica o ambientale, e che assicura che i finanziamenti investiti non andranno persi, ma al contrario valorizzeranno l’intero settore melicolo, e soprattutto tuteleranno gli agricoltori, assicurandogli una remunerazione congrua, la possibilità di investire, di innovare e di avere davanti un futuro promettente.