Un mandorleto moderno ad alta densità totalmente meccanizzabile. È quello nei tre ettari a Imola del neonato Cimm (Consorzio italiano del mandorlo moderno) realizzati da Romagna Impianti e Fruit Net System. L'impianto, dopo quattro anni, si trova ora alla sua prima raccolta. Abbiamo assistito a una dimostrazione in occasione della visita in campo del 13 settembre in occasione della quale tecnici esperti del settore hanno illustrato le principali caratteristiche del mandorleto intensivo.
In campo, oltre a una dimostrazione della raccolta meccanizzata con scavallatrice da vigneto nell'impianto del 2020, si è potuto vedere la differenza tra diverse tipologie di piante messe a dimora nell’aprile 2024. «Le differenze si vedono a colpo d'occhio - ha spiegato Matteo Ferrari di Fruit Net System -. Entrambe di varietà Makako con portinnesto Rootpack 20, ma la differenza è che da una parte ci sono piante Agromillora in vasetto e a dall’altra piante a radice nuda di Vcr, che permettono un ingresso in produzione un anno o anche un anno e mezzo prima delle altre. Per gli areali al Nord consigliamo sicuramente la radice nuda, mentre per gli areali del Sud va bene il vasetto che consente di essere piantato in qualunque periodo dell’anno (avendo un impianto irriguo anche in piena estate)».
Come coltivare il mandorlo superintensivo al Nord
Secondo Ferrari, per la realizzazione di un buon impianto di mandorlo superintensivo al Nord ci sono alcuni accorgimenti da seguire:
- scelta varietale: in particolare varietà Vialfas, Makako e Avijor su portinnesto Rootpack 20, Rootpack R o autoradicate;
- sesto d’impianto: 3-3,3 x 1-1,3;
- baulatura;
- posa meccanica tra ottobre e luglio;
- posa impianto irrigazione a goccia;
- cimature tempestive 1° e 2° anno ogni 25-35 cm di vegetazione nuova per due volte manualmente. Poi meccanicamente ogni 40-60 cm fino al raggiungimento dei 2,5 m di altezza. Per i tagli meccanici dal secondo anno è bene fare prima i laterali e in un secondo passaggio la parte alta. Fare tutto in un unico passaggio stressa eccessivamente le piante;
- posa paletti e filo di sostegno delle piante. Un sistema semplice di tutoraggio è indispensabile per mantenere allineate le piante e semplificare la meccanizzazione;
- gestione dell’erba sulla fila utilizzando gli erbici previsti su mandorlo o con interventi meccanici;
- gestione fitosanitaria di funghi, batteriosi, ragnetto rosso, cicalina e cydia/anarsia;
- adozione di un sistema di difesa attiva da brinate tra irrigazione soprachioma (utile anche per il raffrescamento estivo, con 2-3 turni di mezz’ora) o ventoloni. Il raffrescamento estivo serve per evitare scottature fogliari, frequenti in impianti senza reti di copertura. Un'alternativa all’irrigazione è il caolino (40 kg/ha).
Dietro all’ottenimento di piante produttive c’è la progettazione e la realizzazione di un buon impianto, dalla definizione del sesto e dei materiali fino alla messa a dimora delle piante. Una fase in questo caso seguita da Romagna Impianti.
Le operazioni meccanizzabili oltre alla messa a dimora delle piante, riguardano la lavorazione del terreno sottofila e la gestione delle malerbe, la potatura (realizzabili con macchine come quelle di Orizzonti macchine agricole) e la raccolta. Per questa operazione non esistono macchine specifiche ma le scavallatrici per il vigneto sono facilmente adattabili.
Il mandorlo in vivaio e le piante a radice nuda Vcr
In ambito vivaistico, Vcr (leader nella produzione di piante di vite) si è avvicinato al mandorlo grazie alla collaborazione di lunga data con Agromillora per offrire un prodotto alternativo alla pianta in vasetto. Un’opportunità anche per differenziare il portafoglio prodotti dell'azienda friulana, attiva anche sul nocciolo.
«Abbiamo iniziato a lavorare sul mandorlo nel 2022 - ha spiegato Gianluca Pegoraro, tecnico Vcr - mettendo a dimora oltre 40mila piante fino alle attuali 680mila principalmente Avijor, poi Pentacebas e Makako. Il 70% delle vendite è stato in Spagna prevalentemente a grossi fondi di investimento, mentre in Italia abbiamo venduto il restante 30%. Vogliamo aumentare le vendite nel nostro paese per garantire una migliore remunerazione per i nostri soci.
Nel 2024 abbiamo messo a dimora 251 mila piante Avijor, 282mila Pentacebas e 60mila Makako. Le piante possono essere posizionate a mano con telo pacciamante preforato (si ottiene una densità di 100mila piante/ha), a macchina senza pacciamatura (38 - 55mila piante/ha a seconda della trapiantatrice). Il trapianto manuale consente quindi una maggiore densità ma ha chiaramente maggiori costi di manodopera».
I consigli per una ottimale gestione agronomica del mandorlo in vivaio secondo Pegoraro sono:
- prediligere terreni a medio impasto, leggeri, evitare terreni troppo argillosi e pesanti;
- accurata sistemazione del terreno evitando zone di ristagno idrico
- analisi chimica del terreno per tarare il piano di concimazione
- prediligere concimazioni ad alto titolo di fosforo per favorire la radicazione nelle prime fasi, ad alto titolo di azoto nelle fasi intermedie (concimazione di spianta) e ad alto titolo di potassio alla fine per favorire la chiusura del ciclo e la lignificazione.
- in caso di eccesso di malerbe (specialmente Cyperus) adottare la pacciamatura
- irrigare abbondantemente in post trapianto
- lotta fungicida preventiva alternando Zyram, Folpet e Captano
- monitorare costantemente la presenza dell’Empoasca e intervenire al superamento della soglia. Le punture dell’insetto provocano la perdita di dominanza apicale, rallentamento della crescita, produzione di un numero elevato di germogli secondari, accorciamento degli internodi.
- favorire la filloptosi con chelati di rame.
«Per offrire un’alternativa al classico vasetto - ha concluso il tecnico Vcr - produciamo piante a radice nuda (10-20 cm di diametro; altezza 60-70 cm; terminazione con 3-6 femminelle) che riducono il rischio di fallanze, favoriscono la formazione completa della parte produttiva della siepe in solo due annate, anticipano l'entrata in produzione di almeno un anno. Inoltre, stiamo lavorando da quest’anno anche a una novità: il "big pot” pianta in vaso più grande allevata sotto telo ombreggiante, adatta ad essere trapiantata a macchina tutto l’anno».
Frutta secca: un settore in crescita
La crescita d’interesse per il mandorlo come possibilità di diversificare il reddito è supportata anche dalla presenza di diverse fonti di finanziamento. Leonardo Mariggiò di Phorma Mentis ha ricordato il Fondo Agea di tutela della frutta in guscio (agevolazione al 65% e all’80% per giovani imprenditori per massimo 5 ettari e un massimo di contributo concedibile per beneficiario di 100mila euro), l’intervento SRD01 della regione Emilia-Romagna a sostegno di investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole (contributo a fondo perduto del 60% dell’investimento ammissibile per nuovi impianti frutticoli con almeno due sistemi di difesa attiva) e il fondo Ismea per l’innovazione in agricoltura (% contributo a fondo perduto variabile dal 45 al 75% a seconda dell’importo ammissibile e aiuto al 65% per non giovani e 80% per giovani).
Valorizzare un nuovo sistema di produzione di qualità
Il Cimm (Consorzio italiano del mandorlo moderno) è nato il 22 luglio 2024 dall'iniziativa di Romagna Impianti e da nove aziende organizzate in forma cooperativa. Il Consorzio si propone di innovare la filiera del mandorlo italiano, valorizzando le produzioni, riducendo i costi operativi attraverso economie di scala, promuovendo tecniche di coltivazione sostenibili. Come? Fornendo supporto tecnico ai soci e promuovendo l'espansione sul mercato grazie a una rete di collaborazioni, come quella con Vcr per la fornitura di piante di qualità e quella con Terremerse per usufruire di contributi Ocm e di un supporto alla commercializzazione.
«Mandorlo moderno - spiega Michele Zaniboni, di Romagna Impianti e presidente del consorzio - perché vuole promuovere una mandorlicoltura moderna partendo da una forma di allevamento a siepe totalmente meccanizzabile per arrivare a tecniche impiantistiche e agronomiche di precisione».
«Ma è moderno soprattutto perchè grazie a questa forma di allevamento è possibile meccanizzare la raccolta direttamente dalla pianta evitando la raccolta da terra e ottenendo in questo modo un prodotto di maggior qualità - ha precisato in conclusione Ilenio Bastoni di Terremerse».