Nella restante parte di settimana dopo la festività della Repubblica il mercato ha confermato le tendenze già espresse.
La domanda appare vivace, sebbene sia molto altalenante e volubile. L’offerta è invece spesso esuberante – si genera quindi una depressione delle quotazioni che ha colpito prodotti quali i meloni e le angurie (già ampliamente offerti), le ciliegie e anche le prime pesche.
Anche diverse colture orticole continuano a soffrire prezzi bassi (è il caso dei pomodori – i grappolo in leggera ripresa da lunedì 8) anche se in alcuni casi (peperoni, cetrioli, zucchine) si è notato qualche sospiro verso l’alto.
All’offerta italiana si aggiunge quella spagnola – in tutte le zone ortofrutticole della Penisola iberica si ha una notevole crisi delle quotazioni dovuta alla sovrapproduzione e alla carenza di mercati ben recettivi. Un altro problema è dovuto alla scarsa tenuta dei prodotti (shelf life) per effetto delle precipitazioni che hanno interessato alcune regioni del Centro e del Nord Italia – un problema che interessa le fragole come anche le ciliegie (alcune provenienze hanno una forte incidenza di marciumi già dopo 48-72 ore dalla raccolta).
In definitiva si nota una forbice di prezzo anche forte a seconda della tenuta e, soprattutto, qualità organolettica dei prodotti: è il caso dei meloni (in cui si stanno facendo strada alcune cv come Talento) o delle albicocche (bene Carmen, Errani e Aurora – molto male Ninfa, Tirynthos ecc.). In abbassamento i prezzi delle carote (stanno entrando in produzione le aree vocate), così come quelli dei finocchi (50 cent in due settimane). Ripresina per gli ultimi asparagi.
Esordio non lusinghiero per le nettarine italiane, che se la devono vedere con molto prodotto spagnolo. Stabili le mele (le scorte in Europa sono stimabili ancora nel 15% del totale – in Italia si sarebbe sotto il 10%). Ormai chiusa la stagione delle pere. Già viste le prime partite di uva (Sicilia – cv Vittoria e Matilde) – si soddisfa la voglia di primizia, non si privilegia la qualità.