Il diradamento è in frutticoltura una pratica fondamentale innanzitutto per conseguire una produzione di qualità, ma anche per favorire un adeguato carico produttivo tale da consentire alla pianta il normale ritorno a fiore per l’anno successivo.
Questa operazione, però, ha un costo in quanto se eseguita manualmente richiede un impiego di tempo notevole; su alcune specie come pesco e drupacee in generale non si è ancora reperito un prodotto diradante affidabile. Il diradamento, in questi casi, è solo manuale e il tempo necessario è calcolato in 150-180 ore/ha. Nel melo, al contrario, l’esperienza applicativa di sostanze diradanti è ormai più che trentennale e, seppur fra revoche di prodotti (carbaryl) e nuove introduzioni (6-benziladenina e metamitron), la disponibilità è ancora ampia.
In questa nota vengono riportate le linee tecniche consigliate in Piemonte per il diradamento dei fruttiferi sulla base delle esperienze acquisite negli anni precedenti.
Melo
Come accennato precedentemente, per il melo sono utilizzabili ancora diverse sostanze diradanti; va però tenuto presente che nessuna di queste è in grado di garantire un’azione completa e, soprattutto, certa in quanto si deve fare il conto con alcuni fattori che possono essere così sintetizzati:
• sensibilità varietale al prodotto diradante;
• condizioni metereologiche (temperatura, umidità, radiazione solare);
• stato della pianta (età, vigoria, ecc.).
Di conseguenza, non sempre, anzi solo in alcuni casi, l’efficacia del prodotto diradante risulterà perfetta e tale da non richiedere più un ulteriore passaggio manuale. Naturalmente, però, la riduzione del tempo occorrente per la rifinitura manuale sarà tanto più marcata quanto più l’utilizzo del programma di applicazione dei prodotti diradanti sarà stato appropriato.
A tale scopo, vengono riportate le indicazioni per il corretto impiego dei prodotti per le principali varietà.
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