Questo 2017 sarà ricordato a lungo, in Europa e in Italia, per le difficoltà vissute dalla melicoltura, peraltro non diverse da quelle subite da tutto il settore ortofrutticolo. Stanno volgendo al termine le raccolte di un’annata eccezionale per quanto negativi sono stati gli effetti del clima che, tra gelo, grandine, siccità, non ha risparmiato nessuno, riducendo drasticamente quantità e qualità dell’offerta. Ma le cose passano in fretta e già ci si proietta al prossimo anno quando, probabilmente, ci saranno nuovi scenari. La melicoltura mondiale vive situazioni di grande dinamismo, ma la situazione italiana ha necessità – dicono gli esperti - di affrontare le debolezze del sistema, vedi l’assetto varietale, i costi strutturali, l’apertura di nuovi mercati e la necessità di un livello ancora superiore di aggregazione ed organizzazione, oltre che di qualificazione e certificazione dell’offerta.
Il miglioramento genetico nel mondo continua con prolificità a sfornare nuovi genotipi, taluni innovativi per tipologia qualitativa o per caratteri bio-agronomici, taluni meno, tutti comunque alla ricerca di un successo che non sempre sembra assicurato, soprattutto quando esso è legato alle formule dei club, dei brand, della gestione consortile di un marchio con tanti vincoli e tanti costi, ma senza certezza di adeguato ritorno economico. Resta la consapevolezza di un panorama varietale sempre più diversificato, capace di garantire, in tutte le aree di coltivazione, la possibilità di rinnovare un’offerta che manifesta segnali di stanchezza verso cultivar e prodotti di vecchio stampo. Il ruolo strategico dell’assistenza tecnica dovrà fare, di volta in volta, le scelte migliori, possibilmente suffragate da test sperimentali e di verifica agronomica e commerciale.
Nella prospettiva di campagne commerciali diverse da questo 2017, con raccolte consistenti, la difficoltà di trovare nuovi sbocchi mercantili resta uno dei maggiori problemi. L’export sarà fondamentale per gli operatori italiani che dovranno poter contare sull’apertura di nuovi canali in Paesi fino ad ora preclusi. Alle Istituzioni, alle rappresentanze politiche e del mondo produttivo il compito di fare fronte unico, colmando finalmente una lacuna ormai cronica del mondo agricolo. Su questo fronte l’organizzazione della produzione appare uno strumento indispensabile per aggregare l’offerta e per rispondere ad un mercato che ogni anno mette gli operatori di fronte a sfide diverse.
Non meno importante sarà continuare sulla strada della ricerca e dell’innovazione; la melicoltura italiana deve continuare a dare grande prova di sensibilità rispetto ai temi ambientali, alla salubrità del prodotto legittimamente reclamata dai consumatori, ma anche alla tutela dell’ambiente e del territorio. La moderna distribuzione dovrà finalmente capire chi fa bene le cose e garantirne la giusta valorizzazione.
Ogni “portatore di interesse” della filiera melicola italiana ha il compito di fornire le proprie proposte per giungere alla definizione di un nuovo progetto di medio e lungo periodo. Le condizioni ci sono tutte; serve però la volontà di farlo, di stare insieme, di fare sintesi e lavorare tanto dopo questo brutto 2017.