Negli ultimi anni si è verificato un crescente interesse per la sostenibilità ambientale dei sistemi agricoli. L’agricoltura conservativa viene definita dalla Fao “sistema agricolo con minimo disturbo del suolo che promuove il mantenimento di una copertura permanente e la diversificazione delle specie vegetali” (Fao, 2014). I cambiamenti climatici rendono ancora più importante la diffusione delle tecniche di conservazione del suolo, in quanto queste possono ridurre i fenomeni di erosione e la perdita di carbonio in atmosfera contribuendo a mitigare gli effetti negativi di eventi estremi come forti piogge, siccità, ondate di caldo e tempeste. Va sottolineato che l’erosione è una delle conseguenze peggiori del suolo nudo: contribuisce al degrado e alla perdita di fertilità e riduce la sostenibilità dell’agroecosistema e il reddito degli agricoltori.
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Maggiore consapevolezza del valore del suolo coperto
La lavorazione del terreno e il diserbo chimico erano pratiche comuni nei frutteti mediterranei, con l’obiettivo di mantenere il terreno “pulito”, libero da erbe infestanti che potessero competere con gli alberi da frutto per l’acqua e le sostanze nutritive. Ma negli ultimi decenni una maggiore consapevolezza del valore del suolo coperto ne ha migliorato la gestione e oggigiorno la maggior parte dei frutteti ha un inerbimento interfilare.
L’azione positiva esercitata dal suolo inerbito contro l’erosione è particolarmente importante nei terreni in pendenza, dove l’asportazione di particelle di suolo da parte delle acque correnti può assumere proporzioni di estrema gravità. Altre importanti caratteristiche fisiche positive del suolo sono influenzate dall’inerbimento: la porosità e la formazione di grossi aggregati stabili sono maggiori nei terreni inerbiti rispetto a quelli lavorati. Le conseguenze dirette dell’aumento della porosità sono una migliore ventilazione e una maggiore permeabilità all’acqua che possono essere utili nei terreni argillosi.
I residui delle erbe infestanti formano una pacciamatura organica che, nel breve termine, ostacola la crescita di ulteriori graminacee spontanee e regola la temperatura del terreno, consentendo un abbassamento delle alte temperature estive sia a livello del suolo che della chioma degli alberi.
A lungo termine, la pacciamatura delle erbe infestanti aumenta la materia organica del suolo, determinando una maggiore attività microbiologica, soprattutto negli strati più superficiali che vengono esplorati anche dalle radici assorbenti della coltura. Inoltre, la copertura del suolo crea habitat favorevoli ai nemici naturali dei parassiti, con un maggior numero di specie e di individui, diventando così anche un importante ed efficace aiuto per la gestione integrata.
Gli svantaggi dell’inerbimento sono da ricercarsi in un maggior consumo di acqua e nutrienti, ma generalmente solo in qualche momento della stagione, che può essere compensato con l’integrazione di irrigazione e concimazioni opportunamente frazionate; tuttavia, nel lungo periodo, il consumo di acqua e minerali sarà reintegrato nel sistema attraverso l’aumento della materia organica, dal migliore accumulo di acqua e nutrienti e dalla riduzione delle perdite.
L’inerbimento è utilizzato da diversi anni nell’interfilare in quanto la sua gestione è possibile con macchine convenzionali già presenti in molte aziende agricole (trinciaerba, falciatrice); sotto il filare, l’inerbimento è meno diffuso perché la meccanizzazione dello sfalcio è più complessa e richiede strumenti specifici non sempre disponibili per gli agricoltori. Di conseguenza, molti agricoltori hanno optato per gestire le due porzioni di terreno in modo diverso: nell’interfila c’è inerbimento, mentre lungo i filari (sottofila) il terreno è per lo più tenuto nudo, con lavorazioni del terreno o diserbo chimico. Il prossimo passo verso una produzione di frutta più sostenibile sarà l’introduzione di tecniche di gestione conservativa anche lungo la fila, tra gli alberi.
La pacciamatura viva
La tecnica della pacciamatura consiste nel ricoprire la superficie del suolo con materiale organico o inorganico, come ghiaia, corteccia, paglia, segatura di fieno, legno di potatura, materiale plastico con l’obiettivo di controllare la crescita delle erbe infestanti. La pacciamatura può essere altrimenti ottenuta coprendo il suolo con vegetazione viva.
La pacciamatura viva è una delle alternative ai prodotti chimici per la gestione del suolo, sopprime le infestanti più competitive durante le prime fasi di crescita e allo stesso tempo aggiunge diversi servizi ecologici all’agroecosistema, come il mantenimento dell’umidità del terreno, il controllo della temperatura, il miglioramento della caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, nonché la massima valorizzazione della biodiversità nel frutteto.
Gli agricoltori hanno varie opzioni per scegliere la migliore specie di copertura, in base all’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche locali, alla profondità dell’apparato radicale che deve essere limitata e che riduce la competizione con la coltura principale per l’acqua e i nutrienti e, infine, la rapida copertura allo scopo di ridurre la presenza di infestanti molto competitive e limitare l’esposizione del suolo agli agenti atmosferici. Meglio se si creano cenosi complesse e stabili e questo deve essere guidato con interventi di controllo delle specie più aggressive e opportune risemine delle specie pacciamanti.
Ricerche avanzate
Un lavoro di ricerca è stato portato avanti dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche con il finanziamento del Psr Marche 2014-20 misura 16.1 (progetto Pro-Plat del gruppo operativo Iplam), allo scopo di valutare l’utilizzo di diverse specie pacciamanti in un pescheto, a partire dal primo anno di impianto. In particolare, è stato valutato l’utilizzo di trifoglio (Trifolium L.), menta (Menthax piperita L.), fragola selvatica a frutto bianco (Fragaria spp.).
Il frutteto è situato a Capodarco (Fm), a 48 m slm, ed è costituito dalla cv di pesca piatta Leo innestata su Rootpac® - 40 (25-30% meno vigoroso del GF-677). L’impianto è avvenuto a dicembre 2019, in un campo esposto a Sud-Est in leggera pendenza, con un orientamento dei filari Nord-Sud; le piantine innestate in vaso, con un’altezza media di 30 cm, sono state messe a dimora con il sesto di m 4×1 e sono state allevate col sistema V alternato. Il frutteto è stato dotato di un impianto di irrigazione a goccia ed è condotto secondo i criteri di coltivazione biologica.
Nell’aprile 2020 sono state piantate le specie per la pacciamatura viva lungo il filare; lo studio consisteva in 4 diversi trattamenti: controllo, fragola bianca (fragola selvatica con frutti bianchi), menta e trifoglio (tab. 1) in 3 blocchi randomizzati. Ogni trattamento è stato applicato a 35 alberi per blocco, per un totale di 420 alberi osservati. Nella fascia interfilare la gestione del suolo è consistita nell’inerbimento spontaneo, in fase di espansione al momento della sperimentazione.
Tab. 1 - Elenco delle tipologie di gestione del sottofilare utilizzate e descrizione della loro localizzazione in campo | |
Tipo di pcciamatura | Descrizione |
Controllo | Vegetazione spontanea, gestita con sfalcio annuale, in agosto |
Fragola bianca | 2 piante di fragola messe a dimora per ogni pesco sotto fila (1 a monte e 1 a valle) |
Menta | 2 piante di menta messe a dimora per ogni pesco sotto fila (1 a monte e 1 a valle) |
Trifoglio | Seminato a mano nella sottofila larga 1 m |
Nel campo sperimentale sono state effettuate le seguenti misurazioni: copertura totale del suolo (% di suolo coperto da piante spontanee e specie piantate o seminate) sotto la fila in un’area di 0,5 m² intorno all’albero; copertura del suolo spontaneo (% di suolo coperto da piante spontanee) in un’area di 0,5 m² intorno all’albero; altezza delle piante di pesco e numero di rami laterali di tutti gli alberi a inizio e fine prova; scambi gassosi con LCpro + ADC (Bioscientific Ltd) in 1 foglia di 9 peschi per ogni trattamento; contenuto di clorofilla come valori SPAD in 3 foglie per pesco con SPAD 502 (Minolta).
Valutazioni delle coperture
La copertura totale del suolo, data da tutte le specie presenti sotto il filare, è stata significativamente influenzata dal tipo di gestione del terreno e dalla specie utilizzata. Alla prima data di misurazione, 2 mesi dopo l’installazione della pacciamatura viva, i trattamenti con menta e trifoglio hanno mostrato una copertura rispettivamente del 45 e del 55%. La fragola bianca ha raggiunto il 26% di copertura. Il controllo, con sole specie spontanee, ha mostrato il valore più basso, con il 5% di copertura. Dopo un altro mese di crescita, trifoglio e menta hanno raggiunto livelli prossimi al 100%, livelli che hanno mantenuto anche al secondo anno. Al secondo anno, la fragola bianca ha raggiunto circa l’87%, mentre il controllo l’82%.
Osservando la copertura delle sole specie spontanee e quindi valutando la capacità della specie utilizzata nel contenere lo sviluppo di specie indesiderate, menta e trifoglio sono stati in grado di contenere in maniera rapida e duratura il loro sviluppo. La fragola bianca durante il primo anno non è riuscita a contenere lo sviluppo delle spontanee, con un andamento simile al controllo, mentre nel secondo anno ha invertito la tendenza con una riduzione delle infestanti rispetto al controllo piuttosto significativa.
Il ridotto sviluppo della fragola rispetto alla menta e al trifoglio può essere dovuto alle elevate temperature estive e alle scarse precipitazioni nel sito di prova rispetto alle esigenze tipiche della specie. In studi precedenti, in un clima più umido, la pacciamatura viva con un clone locale di fragola selvatica è risultata efficiente e rapida nel raggiungere la copertura del suolo e la soppressione delle spontanee.
La pacciamatura con potentilla rosacea, con capacità stolonifera come la fragola selvatica, in ambienti alpini ha svolto un’efficace azione di copertura del sottofilare di meleti biologici (www.domino-coreorganic.eu/it/).
Le misurazioni fisiologiche effettuate nell’agosto 2020 non hanno mostrato differenze statisticamente significative tra i trattamenti, incluso il tasso di traspirazione, la conduttanza stomatica e la fotosintesi netta. Nella seconda stagione vegetativa, nel mese di giugno, la valutazione del contenuto in clorofilla con il misuratore SPAD è stata simile tra i trattamenti.
Le misurazioni sui peschi hanno mostrato che da giugno 2020 a dicembre 2020 gli alberi hanno aumentato la loro altezza in modo diverso a seconda dei trattamenti. Infatti, gli alberi con il trattamento di controllo sono cresciuti in media di 17 cm, gli alberi con trifoglio di 27 cm, quelli con menta di 29 cm e quelli con fragola di 35 cm. Allo stesso modo, il numero di rami laterali ha mostrato differenze statisticamente significative.
Gli alberi di controllo hanno sviluppato una media di 4 nuovi rami laterali, statisticamente paragonabile al trattamento del trifoglio con 5 nuovi rami laterali. I trattamenti con menta e fragola (rispettivamente 6,7 e 6,9 nuovi rami laterali), invece, hanno mostrato un numero laterale significativamente più alto rispetto al controllo, ma non con il trifoglio.
Pacciamatura viva, tecnica promettente
L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la crescita di giovani piante di pesco nei primi mesi successivi alla messa a dimora con diversi tipi di pacciamatura viva sottofilare e valutare la capacità della pacciamatura viva di ricoprire il suolo e ridurre la presenza e delle spontanee. Menta e trifoglio, dopo 9 mesi, hanno raggiunto una copertura totale; hanno inoltre ottenuto la minore presenza di spontanee, mantenuta nel tempo.
Il trattamento con fragola bianca ha avuto un’ottima copertura totale (90%), ma la presenza della fragola è stata intorno al 10% della copertura totale, che è quindi data principalmente da spontanee, come nel trattamento di controllo. Questa situazione si è verificata durante il primo anno, dopodiché sembra essersi invertita la tendenza con un aumento della competizione della fragola nei confronti delle specie spontanee.
Considerando le prestazioni dei peschi, la presenza di pacciamatura viva dal primo anno di piantagione non ha comportato un arresto della crescita degli alberi. Tutti gli alberi, infatti, hanno dimostrato di avere una buona crescita sia in altezza, sia come numero di rami laterali durante la stagione vegetativa, tuttavia leggermente inferiore nel controllo, probabilmente per la presenza di infestanti graminacee più competitive. Non sono invece emerse differenze significative nei parametri fisiologici analizzati (scambio gassoso e Spad) evidenziando una buona efficienza delle piante in tutti i trattamenti.
La pacciamatura viva è quindi una promettente tecnica conservativa da introdurre nei pescheti, ma è necessario fare un’attenta valutazione delle specie pacciamanti vive, privilegiando l’utilizzo di specie adattate al territorio, per garantire una migliore crescita vegetativa e, di conseguenza, una migliore copertura del suolo e competizione sulle spontanee. Una raccomandazione per gli agricoltori è quella di iniziare a testare l’uso di pacciamature vive in piccole aree, per verificarne l’adattamento alle condizioni locali, e poi di estendere la pratica a superfici più ampie.