Per migliorare la naturale fertilità del suolo ed ottenere un aumento dei rendimenti produttivi, tra le tecniche agronomiche svolge una ruolo di primo piano la fertilizzazione. Questa tecnica, infatti, è uno dei punti nodali per la produzione di agrumi di qualità, in sinergia con le altre tecniche colturali (irrigazione, conduzione del terreno, potatura e difesa fitosanitaria). Le quantità di fertilizzanti apportate negli agrumeti sono spesso elevate, non sempre in linea con le reali esigenze della coltura, con riflessi negativi per le perdite nel suolo e nell’atmosfera.
Nelle colture arboree, a maggior ragione nelle piante sempreverdi come gli agrumi, va considerata la presenza di un ciclo interno degli elementi. Questi, in particolare quelli più mobili come l’azoto e il potassio, inizialmente assorbiti dagli apparati radicali, vengono più volte rimobilizzati dagli organi temporanei di riserva della pianta verso altre zone. In tal senso, negli agrumi, le foglie svolgono un ruolo fondamentale, accumulando in una prima fase e poi cedendo gli elementi in base alle esigenze fisiologiche momentanee della pianta.
Il consumo di sostanze nutritive nel ciclo colturale
Per stimare in maniera adeguata la quantità di fertilizzante da apportare, risulta importante la conoscenza delle necessità nutritive della pianta, tanto per la crescita degli organi vecchi quanto per la crescita dei nuovi tessuti; queste determinano i fabbisogni nutrizionali definiti come la quantità di nutrienti consumati dalla pianta durante la stagione produttiva. Questi dipendono da varietà, portinnesto, sviluppo vegetativo, quantità di produzione, ecc. Le esigenze nutrizionali degli agrumi rispetto all’età delle piante sono riportate in tabella 1.
La conoscenza della dinamica di assorbimento degli elementi nutritivi nel corso della stagione è un prerequisito che consente la sincronizzazione dell’epoca di applicazione dei nutrienti con le esigenze delle piante. Ad eccezione di K e Mg, la dinamica di accumulo dei nutrienti negli organi epigei in fase di sviluppo (frutti e germogli) segue quella della biomassa per gran parte della stagione. N, P e Ca dovrebbero essere disponibili nel suolo per l’assorbimento radicale da aprile ad ottobre, mentre l’assorbimento del K si esaurisce in luglio, con una temporanea ripresa in ottobre e novembre. Il Mg dovrebbe essere disponibile per l’assorbimento sino a luglio-agosto. Da novembre a febbraio i quantitativi di nutrienti presenti nella chioma delle piante rimangono stabili o diminuiscono, indicando, così, che non si è verificato alcun assorbimento in questo periodo, laddove, come nel caso di N e K, è verosimile ipotizzare una traslocazione interna di nutrienti agli organi perenni o ai frutti.
L’apporto di microelementi deve essere effettuato per via fogliare ed in presenza di fenomeni carenziali, che vanno osservati nella stagione primaverile sulla nuova vegetazione.
Come assecondare le esigenze delle piante
Pertanto, nella distribuzione dei fertilizzanti, l’epoca di somministrazione è fondamentale rispetto alla fase fenologica della pianta e agli obiettivi da conseguire tanto nello sviluppo vegetativo che nella produzione. L’uso di fertilizzanti a lenta cessione, somministrati direttamente al terreno o in fertirrigazione, può rappresentare un efficace sistema per razionalizzare la distribuzione dei fertilizzanti, con lo scopo di diminuirne le dosi (riduzione dei costi di produzione), contenere l’inquinamento dei corpi d’acqua, profondi e superficiali, provocato dagli elementi nutritivi (in particolare dall’azoto) e aumentare rese e qualità delle produzioni. La fertirrigazione consente di soddisfare le esigenze nutritive delle colture man mano che queste si modificano con il progredire del ciclo colturale. Evidentemente, per raggiungere questo scopo occorre conoscere la variazione del tasso d’assorbimento minerale delle piante e valutare, durante la stessa coltivazione, lo stato nutritivo della coltura e l’effettiva disponibilità di nutrienti nel terreno.
Prove sperimentali
Rispetto alle esigenze fisiologiche della pianta e alle implicazioni ambientali, nel Metapontino sono state impostate alcune prove sperimentali nel triennio 2013-15. Le variabili considerate nei test sono state: l’epoca di somministrazione e la tipologia di fertilizzante, cioè concime complesso e concime complesso a lenta cessione. In base all’epoca, per favorire l’accumulo negli organi di riserva sono state scelte due somministrazioni: la prima in autunno, la seconda in primavera. In estate, a tutte le tesi veniva somministrata una dose di N variabile in base al carico produttivo. Il K è stato apportato con concimazioni fogliari.
L’uso dei concimi a lenta cessione ha cercato di verificare come questi potessero incidere sullo sviluppo vegetativo e la produttività delle piante, nonché il minore impatto ambientale derivante dalla minore quantità di fertilizzante utilizzato.
La prova è stata effettuata su Clementine Spinoso impiantato nel 2006, innestato su Citrange Carrizo, con sesto di impianto di 5x5 m. Il protocollo prevedeva (Tab. 2) unità di N (120 kg/ha) così distribuite: 1/3 nella concimazione autunnale–post raccolta per le tesi 2 e 3; 2/3 nella concimazione primaverile per le tesi 2 e 3; tutto il quantitativo nella concimazione primaverile per la tesi 4.
Osservando i dati produttivi (Tab. 3) si notano differenze significative tra il testimone e le tesi trattate per quanto riguarda la produzione media totale per pianta nel triennio; il miglior risultato è stato osservato nella tesi 2. Il dato che rende più evidente questo differenziale è l’efficienza produttiva che è bassa nella tesi testimone, mentre non è differente tra le tesi trattate. Passando agli aspetti pomologici (Tab. 4), differenze significative sono state osservate rispetto al peso medio dei frutti tra il testimone e le tesi trattate, mentre nessuna differenziazione è stata notata nei parametri qualitativi, nel rapporto di maturazione e nella succosità dei frutti.
Considerazioni
Certamente le maggiori differenze vegeto-produttive sono state osservate al 3° anno quando un po’ tutti i caratteri hanno subito differenze significative. Si può affermare che le piante nei primi due anni hanno avuto un comportamento abbastanza simile, mentre al 3° anno, terminato l’effetto riserva della pianta, la stessa ha iniziato ad accusare sintomi di perdita di produzione oltre ad un minore accrescimento, con evidenti sintomi carenziali sia di macro che di micronutrienti. Tra le tesi trattate il calibro dei frutti non ha subito particolari differenze, mentre a livello produttivo sono state osservate differenze significative.
Si può affermare che la sola concimazione estiva alla distanza non riesce a soddisfare pienamente le esigenze della pianta.
Fertilizzazione degli agrumi: la sperimentazione nel Metapontino
Conoscere la dinamica di assorbimento degli elementi nutritivi