Il Canale Emiliano Romagnolo¹ (CER), lungo complessivamente 133 km, è una delle più rilevanti opere idrauliche dell’Italia repubblicana, la punta avanzata dell’asta principale si trova nel riminese, mentre si stanno completando le opere secondarie per portare le acque nel territorio già raggiunto, a beneficio delle singole aziende agricole.
La superficie potenzialmente dominata dall’opera è di circa 300.000 ha, in territori nei quali non si praticava l’irrigazione se non in aree limitate e prelevando acqua dal sottosuolo. Tale mancanza di cultura irrigua ha spinto gli amministratori dell’epoca ad ideare e avviare una complessa ed articolata attività di ricerca, che si è sviluppata parallelamente alla progressione dell’asta nelle campagne emiliano romagnole (sono stati necessari decenni per completare il canale), e si è concretizzata nel servizio IrriNet, che fornisce in tempo reale consigli irrigui a circa 14.000 agricoltori emiliano romagnoli su di una superficie oltre 113.000 ha.
Per dare ulteriore valore aggiunto all’attività descritta, dal 2003 il Consorzio effettua il monitoraggio dei consumi irrigui dell’intero territorio regionale. Dal 2012, su quella base dati, si calcola anche il corrispondente beneficio irriguo, ovvero la quota di produzione aggiuntiva ottenuta con l’irrigazione, partendo dalla constatazione che le colture riescono a garantire una quota di produzione con l’apporto idrico delle sole precipitazioni e dunque deve essere stimata la quota di prodotto che eccede tale quota, da attribuire all’intervento irriguo. In questo modo si ottiene un range di valori di beneficio: minimo, medio e massimo, ottenuti con gli impieghi irrigui corrispondenti al 25.o percentile, alla media, e al 75.o percentile. Tali valori vengono annualmente aggiornati. Per raggiungere questo risultato è stata applicata “la teoria del decremento produttivo” dovuta ad uno stress traspirativo della pianta generato dalla mancata distribuzione di acqua irrigua, secondo quanto indicato da Doorenbos e Kassam nel Quaderno FAO n. 33, in cui tale logica viene espressa mediante la funzione empirica di risposta di produzione all’acqua data dalla seguente relazione:
dove Yx and Y sono la produzione massima e quella ottenibile, e (1-Y/Yx) il relativo declino di resa. ETx and ET la massima e reale evapotraspirazione, (1- ET/ETx) il relativo stress idrico, il Ky il fattore di proporzionalità tra relativo decremento di resa e relativa riduzione di evapotraspirazione.
È dimostrabile la relazione esistente tra il decremento relativo di resa ed il decremento relativo di evapotraspirazione per l’intero periodo di crescita delle colture, mostrando che valori di Ky superiori ad 1 indicano colture o fenofasi di più alta sensibilità allo stress idrico, con perdita di resa più che proporzionale alla riduzione di evapotraspirazione, mentre Ky inferiori ad 1 indicano colture o fenofasi di maggiore resistenza alla carenza idrica. La FAO applica questa teoria all’intero ciclo di sviluppo delle colture, sia ante crisi idrica, per stimare un ipotetico calo di produzione durante le varie fasi, in modo da individuare il momento più adatto per concentrare le poche risorse idriche disponibili, sia in fase posteriore per stimare il “peso” dello stress idrico nelle varie fasi di sviluppo, mettendolo in relazione alla perdita di prodotto complessiva.
L’innovazione introdotta dal calcolo proposto dal Consorzio sta nell’estrapolare il beneficio ottenibile dal singolo intervento irriguo, in questo modo il valore ottenuto è la somma dei benefici di ogni singolo intervento irriguo. Per fare questo è stato utilizzato il modello di calcolo di IrriNet-plus, il modulo economico del servizio di assistenza tecnica irrigua IrriNet, che stima la convenienza dell’intervento irriguo, confrontando il valore della produzione ottenibile con un determinato intervento irriguo con il suo costo. All’utente del servizio il risultato viene presentato in maniera semplice ed intuitiva, evidenziando la sostenibilità economica dell’intervento irriguo attraverso un semaforo e la relativa scala di colori.
I dati riportati in tabella si riferiscono alla media del beneficio ottenuto con l’irrigazione, negli anni dal 2012 al 2017, applicando quanto sopra riportato. I valori si riferiscono all’intera superficie regionale investita da ogni singola coltura, considerando una parzializzazione irrigua del 100% per la superficie a melo, pero e actinidia, del 70% per quella a pesco e del 50% per la vite, considerando per quest’ultima solo le superfici in pianura, escludendo quindi le aree collinari raramente irrigate. Le superfici provengono dallo “Strato Uso del Suolo”, strato informativo GIS realizzato annualmente dal CER sulla base dei dati di pagamento unico di AGEA, integrati dai dati satellitari di ARPAE, su mandato dell’assessorato regionale agricoltura, a beneficio del sistema di conoscenza regionale. I dati sono fruibili sul “webgis” consortile.
Come già indicato precedentemente, sono stati calcolati un range di valori di beneficio: minimo, medio e massimo, ottenuti con gli impieghi irrigui corrispondenti al 25.o percentile, alla media, e al 75.o percentile dei volumi stagionali, sempre intesi come sommatoria dei benefici ottenuti da ogni singolo intervento irriguo.
L’ampiezza del range indica la dipendenza della coltura dall’irrigazione per l’ottenimento di una produzione ottimale, da cui emerge la totale dipendenza dell’actinidia dall’apporto idrico irriguo che certifica l’impossibilità di gestire il ciclo colturale con le sole precipitazioni, anche nelle annate piovose. Dunque, più è ampia la differenza di valori tra minimo e massimo, maggiore è la possibilità di ottenere una buona produzione anche con le sole precipitazioni e con l’apporto di falda.
Per dare un riferimento economico, sono state anche calcolate le PLV del 2017 (€), anno particolarmente siccitoso (Tab. 2). l beneficio è stato calcolato come descritto in precedenza, ad esso è stato applicato il prezzo riportato in “Il sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna” rapporto 2017, documento annuale2 che descrive l’andamento del comparto in regione e riporta i numeri di riferimento delle produzioni reali, ed i relativi prezzi.
Dalla comparazione con i dati reali riportati nel rapporto, emerge che i dati stimati dal CER sono perfettamente compatibili ed indicano come la strada intrapresa dal Consorzio per calcolare il beneficio irriguo sia sostanzialmente corretta. Questi calcoli forniscono un quadro realistico del risultato ottenibile con l’irrigazione e, considerando l’assoluta prevalenza della frutticultura dell’area irrigata dal CER sull’intera superficie frutticola regionale, del beneficio che le acque irrigue veicolate dal CER apportano ai territori centro orientali della regione.
¹ Il Canale Emiliano Romagnolo (CER) è una delle più importanti opere idrauliche d’Italia, con funzioni di vettore d’acqua di superficie a prevalente, ma non esclusivo, uso irriguo a servizio di un territorio caratterizzato da un’agricoltura particolarmente esigente di acque di irrigazione e da diffusi insediamenti civili ed industriali. È gestito dal Consorzio di bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo, organismo di diritto pubblico costituito per lo studio, la realizzazione e l’esercizio del canale e delle opere irrigue di interesse comune dei consorzi di bonifica emiliano-romagnoli associati e di altri soggetti operanti nella pianura sud-orientale della regione, IL canale, della lunghezza di 133 km, assicura l’approvvigionamento idrico delle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Il territorio interessato dal sistema del Canale ha una superficie di 336.000 ha di cui 227.000 ha di superficie agraria. Di questi, 158.000 ha sono attualmente irrigabili con opere di distribuzione canalizzate. Il canale parte da S. Agostino, in provincia di Ferrara e termina in provincia di Rimini in prossimità del fiume Uso. La sua portata si riduce progressivamente lungo il percorso, passando da 60 m3/s a 6 m3/s nella fase finale.