Le variabili che influenzano l’andamento di mercato della frutta fresca sono tante e non sempre facilmente individuabili; infatti, un’analisi dell’andamento dei risultati economici dei prodotti estivi fatta a Ferragosto è diversa da quella che si può fare ora, poche settimane dopo.
Per quanto riguarda la stagione estiva, abbiamo vissuto un andamento veramente molto buono fino circa a metà agosto allorquando ci siamo trovati a gestire una minor quantità di prodotto rispetto a quello programmato. Poi, a fine estate, ci siamo trovati invece a gestire più prodotto rispetto a quello programmato o richiesto e il mercato è tornato su trend inferiori alle attese. La conoscenza dei dati produttivi, l’analisi dei flussi di raccolta, la pianificazione delle vendite saranno sempre più determinanti per l’esito di ogni stagione produttiva e quanto più sarà estesa e precisa la conoscenza dei trend internazionali, tanto più efficaci saranno le azioni che si potranno adottare. Dobbiamo, come sistema ortofrutticolo italiano, trovare maggiori sinergie per condividere dati utili a tutti e investire risorse per avere un approccio più dinamico con il mercato: la conoscenza e l’analisi dei dati creeranno differenze importanti nei risultati a vantaggio di tutta la filiera. Un esempio viene dal kiwi giallo, gestito da pochi gruppi che hanno il pieno controllo della filiera e garantiscono elevata remunerazione ai frutticoltori. Cosa che non si può dire per altre specie. Siamo alle porte della stagione autunno-invernale, anche questa caratterizzata da una produzione scarsa, in particolare di pere e kiwi. Sarà una stagione sicuramente buona, ma quanto dipenderà dall’approccio che avremo con il mercato.
Il nostro prossimo futuro produttivo lo immagino non molto diverso da oggi: sarà sempre più caratterizzato da un aumento della maglia poderale che sola può permettere più velocemente il rinnovamento varietale per cercare di adeguarsi alle nuove richieste di consumo e una diversificazione produttiva basata su una pianificazione almeno regionale (non vedo all’orizzonte nessun’altra possibilità) per cogliere più opportunità commerciali. Oggi non conosciamo gli sviluppi produttivi futuri nel contesto europeo, ma dobbiamo esserne protagonisti con grande velocità organizzativa, a prescindere dalle modalità di associazionismo che ogni azienda intende adottare. Da soli e senza programmi di rinnovamento non si va da nessuna parte e non ci sarà la possibilità di avere maggiore resilienza nei confronti sia dei danni climatici, sia delle inevitabili fluttuazioni tra domanda e offerta.
Penso, pertanto, che nelle nostre aziende agricole non debba mai mancare un prodotto gestito con la formula del club, con un controllo stringente su tutta la filiera, dalla produzione all’immissione sul mercato. È l’unica formula in grado di fare politica di marca, garantire al consumatore qualità elevata e costante, fidelizzandolo a prescindere dai costi in acquisto. Servirà anche una maggiore è più convinta capacità di dialogo con la grande distribuzione che, da parte sua, dovrà sempre più credere nella valorizzazione della produzione ortofrutticola italiana perché portatrice di un valore aggiunto indiscutibile e irrinunciabile.