Aronia: è arrivata in Italia un’altra bacca “superfood”

aronia
L’aronia è una specie nordica, produttiva anche in Italia. Le bacche sono utilizzate per la trasformazione industriale. Impianti in Friuli V.G. e in Emilia-Romagna. Attesa per i risultati. Occorre creare un mercato.

Originaria del Nord America e delle lande siberiane, la pianta di aronia (“chokeberry” in lingua inglese), un arbusto alto circa 1,5 m che produce per oltre venti anni, fu introdotta in Europa Orientale il secolo scorso. Il primo produttore mondiale di aronia è la Polonia, con una quota di ben il 90% su una superficie di circa 6.000 ettari, per la maggior parte destinata all’industria ed in minima parte al consumo alimentare. Per la rimanente parte residuale si possono menzionare, a livello europeo, Germania, Austria, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Ucraina ed ora anche l’Italia grazie alla Soc. Agr. “4 Principia Rerum”.
Nel 2015 sono stati costituiti i primi 12 ettari di coltivazione, in Friuli, in prossimità del piccolo centro abitato di Lucinico, in una favorevole posizione leggermente sopraelevata rispetto alla piana di Gorizia, collocata tra l’altura a destra del fiume Isonzo e le pendici del monte Calvario. L’incontro o meglio l’idea ed il progetto di coltivare l’aronia fu casuale e risale al 2013 allorquando chi scrive, in Germania, ha avuto l’occasione di bere un bicchiere di un succo scuro che sembrava di mirtillo. Già al primo sorso rimasi stupito per il sapore molto aspro/astringente del succo che mi fece riflettere: ma come fanno i tedeschi a bere questo succo o meglio qual’era la ragione della scelta di un prodotto dal gusto così forte, a fronte della possibilità di deliziare il palato con tante alternative salutari di gusto molto più gradevole? Chieste informazioni, mi fu detto che si trattava di “aronia saft”. Incuriosito, cominciai a cercare sul web cosa fosse l’aronia e con una certa meraviglia scoprii questo meraviglioso frutto dalle caratteristiche uniche. In particolare, ha la più alta concentrazione di antiossidanti presenti in un frutto, di gran lunga superiore ai grandi classici quali mirtillo, ribes nero, prugna, mirtillo rosso.
Alto valore nutrizionale
In effetti, le bacche di aronia sono ricchissime di: polifenoli (tannini e flavonoidi, tra i quali, in particolare, gli antociani); ma non solo, contengono anche acido chinico, vitamine, fibre e molti minerali (tra cui il ferro, peraltro assimilabile). E’ così alta la concentrazione di antiossidanti dell’aronia, considerata radioprotettore efficace, che viene utilizzata nei Paesi dell’Est nei trattamenti terapeutici delle persone colpite da radiazioni e da noi la si trova in moltissimi integratori per la vista.
Il contenuto di antociani presente in 100 g di bacche di aronia fresca è pari a 1.480 mg, mentre pari a 664 mg è la concentrazione di proantociani. Le bacche di aronia contengono altresì alcuni bioflavonoidi che aiutano l’organismo nella lotta contro i virus, di vitamine e minerali, tra i quali le vitamine A, C, E, gruppo B, K, P e PP. Analisi di laboratorio hanno individuato numerose altre sostanze chimiche appartenenti al gruppo dei poli-flavonoidi, che eliminano i radicali liberi presenti nell’organismo: cianidina, 3-galattoside, quercitina, peonidina, delfinidina, petunidina, epicatechina, acido caffeico, pelargonidina e malvidina. Va sottolineata anche la presenza e l’importanza dell’acido chinico. La concentrazione di detto acido è dieci volte superiore a quella dei mirtilli. Ha la proprietà di diminuire nell’organismo la formazione dell’acido urico e quindi di beneficiare il tratto urinario limitandone le infezioni.
L’aronia ha un altissimo Orac (“Oxigen Radical Assorbence Capacity”), del valore di 16.062 micromol per 100 g di bacche fresche, la più alta tra tutti i frutti. La figura 1, derivata dal data base comparison dello United States Dipartment of Agriculture, è eloquente.
Prime esperienze in Italia
E così è iniziata l’avventura dell’aronia, un po’ al buio in quanto non c’erano altri produttori con i quali condividere l’esperienza; quindi, si doveva anche improvvisare. A distanza di quasi 4 anni, superate numerose difficoltà frutto dell’inesperienza, delle ragioni e delle esigenze della natura, possiamo dire che coltivare aronia non è difficile, ma bisogna tenere ben presente che è faticoso ovvero dispendioso in termini di tempo e manodopera. Ciò in quanto la piantina ha una crescita lenta e quindi specialmente durante i primi tre anni necessita di un costante lavoro di cura per favorire la crescita, togliere le malerbe, ecc. Si sa che qualcuno ha provato ad utilizzare la pacciamatura, ma con risultati non soddisfacenti.
Nello specifico, si sta parlando di coltivazione in regime di agricoltura biologica e biodinamica, posto che le caratteristiche salutari della pianta non si adattano certo ad una destinazione di tipo convenzionale con utilizzo di trattamenti diserbanti. La pianta dovrebbe raggiungere la piena produzione dopo 6 - 7 anni, con una resa variabile dai 50 ai 70 q/ha di bacche. La raccolta avviene a macchina, ma solo dal terzo/quarto anno in poi a seconda dell’altezza delle piantine. Già nel secondo anno si possono raccogliere 10 q/ha. La lentissima raccolta manuale permette di coprire l’alto costo della manodopera, sebbene il prezzo all’ingrosso sia di circa 1,4 euro/kg. Purtroppo si tratta di scontare, come per altre colture, la concorrenza dei Paesi dell’Est ove i costi in generale sono di gran lunga inferiori.
Solo a titolo di esempio, in Polonia la manodopera ucraina è così a buon mercato che risulta più conveniente raccogliere a mano che non a macchina. E qui si ritorna sulla conclusione standardizzata che vale in generale per tutta l’agricoltura italiana ovvero di come si debba puntare, sul “Made in Italy”, sul valore aggiunto della qualità senza compromessi per poter spuntare sul mercato prezzi superiori per il prodotto finito in quanto non è possibile in alcun modo concorrere con Paesi quali Polonia, Croazia, Bosnia, Serbia e Romania.
Oggi produciamo e trasformiamo, direttamente e/o tramite terzisti, numerosi prodotti a base di aronia, di altissima qualità e ad un prezzo consono, che non è certo quello da grande distribuzione ove è difficile essere presenti. Va detto, onestamente, che il problema che si riscontra in questo momento è la non conoscenza dell’aronia da parte del grande pubblico, per cui ci vorrà del tempo, anche se si stanno affacciando sul mercato competitor esteri a prezzi variabili. Il nostro prodotto principale è il succo in purezza spremuto a freddo ovvero assemblato con succo di mela (di nostra produzione) o di uva. Alternative interessanti al succo sono l’aronia in bacche essiccate, in polvere, ovvero l’infuso, particolarmente indicato per l’inverno. Proponiamo poi un’interessante alternativa di bustine monodose di miele biologico da 10 g cadauna con 1 grammo di polvere di aronia che viene apprezzata in particolar modo dagli sportivi, ovvero altri prodotti a base di aronia quali un condimento balsamico da “gourmet” e una linea cosmetica (creme viso, corpo, “lipstick”, sapone realizzato con il metodo dell’antica ricetta del sapone di Marsiglia).
Essendo la produzione ancora limitata vendiamo quasi tutto in Italia, ma abbiamo anche numerosi clienti che apprezzano i nostri prodotti per l’elevata qualità in Svizzera, Germania, Inghilterra e Spagna. I mercati dell’Est Europa come la Slovenia sono improponibili in quanto i prezzi dei prodotti locali a base di aronia sono così bassi che non vale la pena nemmeno provarci. Il consumo di aronia prevede un dosaggio giornaliero consigliato che varia da 7 a 10 cc per il succo in purezza, da 15 a 20 cc per il succo misto (uva/mela), 10 grammi di polvere o di bacche essiccate, 2 bustine di miele. Nuovi impianti di aronia sono già sorti in aree collinari delle province di Bologna e Ravenna.
In conclusione, si può affermare di essere convinti che il “superberry aronia” potrebbe avere qualche buona possibilità in futuro nel nostro Paese. La domanda dovrebbe poter crescere una volta reso edotto il consumatore sulle caratteristiche salutari della bacca, a condizione di mantenere standard produttivi e di trasformazione elevati tipici del “Made in Italy”, che è poi il nostro biglietto da visita nel mondo.n

Aronia: è arrivata in Italia un’altra bacca “superfood” - Ultima modifica: 2018-12-11T16:25:07+01:00 da Lucia Berti

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