La campagna produttiva 2022 sembra essere partita nel verso giusto. Dopo anni molto difficili caratterizzati da avversità climatiche e fitopatie che hanno praticamente azzerato la produzione di molte colture, quest’anno si dovrebbero avere volumi normali per l’ortofrutta italiana. Tuttavia, il ritorno alla quasi normalità riaccende il problema annoso dei mercati. Nonostante il 2021 si sia concluso con un incremento dell’8% dell’export (per un valore di 5,6 miliardi di euro), non si può essere del tutto soddisfatti, perché i nostri competitor (Spagna in primis) hanno fatto molto meglio. Ecco allora la sfida lanciata a più riprese durante il Macfrut di Rimini: insistere sul fronte dell’apertura dei nuovi mercati diversificando le destinazioni ed esaltando la qualità dell’ortofrutta italiana.
Ortofrutta settore chiave per l’Italia
Protagonista della tre giorni è l’ortofrutta settore chiave del made in Italy che rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura, per 300 mila aziende coinvolte. In valore il settore registra 15 miliardi di euro, un terzo dei quali dedicato all’export che ha raggiunto lo scorso anno la cifra record di 5,5 miliardi di euro (+6%) e un saldo della bilancia commerciale di oltre 1 miliardo di euro (Fonte Ice-Agenzia).
Nel mercato globale, l’Italia è l’ottavo esportatore di ortofrutta al mondo, e il secondo produttore in Europa dietro la Spagna. Nel 2021 l’Italia ha prodotto quasi 24 milioni di tonnellate di frutta e verdura (23.859000 tonn.), sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-1%). In calo i consumi domestici di ortofrutta (-3%) attestati a poco meno di 6 milioni di tonnellate a volume, dopo il balzo del periodo pandemico. La frutta ha registrato un -4%, con tre prodotti nella preferenza degli italiani: mele, arance e banane. In calo anche gli ortaggi -3%, con patate e pomodori a fare la voce più grossa nella borsa della spesa (Fonte Cso Italy). Ogni famiglia ha acquistato 229 kg di frutta e verdura con una spesa media di 458 euro.
Segnali di ripartenza
«Nonostante il clima di grande incertezza e le tensioni internazionali conseguenti alla guerra in Ucraina, questo Macfrut si è svolto nel segno dell’ottimismo – ha affermato Renzo Piraccini, presidente della fiera. Prima di tutto per quanto riguarda i numeri della manifestazione, con una superficie espositiva lorda di 40.000 m2, 830 espositori di cui il 28% esteri e 38.500 presenze, registrando una crescita del +18% sul 2021.
Ma l’ottimismo riguarda anche una campagna commerciale che si apre finalmente sotto i migliori auspici, dopo due anni in cui le avversità atmosferiche e fitosanitarie hanno provocato gravi danni in molte aree produttive».
Piraccini ha poi parlato di un nuovo concetto di globalizzazione “di prossimità”, di una nuova geografia della cooperazione internazionale. Dopo anni in cui si è cercato di raggiungere Paesi molto lontani oggi anche a causa dell’aumento dei costi dei trasporti si guarda a mercati più vicini, come quelli dell’Africa, non a caso protagonista dell’expo romagnola con oltre 200 espositori. «E il continente africano resterà strategico per Macfrut anche nei prossimi anni» ha assicurato Piraccini.
«Il settore primario ha davanti tante sfide – ha detto il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. Stavamo uscendo da due anni difficili e poi questa assurda guerra ha rimesso elementi distorsivi nei mercati con aumento dei costi delle materie prime spesso per fenomeni speculativi che comunque mettono i bastoni tra le ruote alla capacità e alla voglia di investire». Fondamentale poi tutelare il reddito agricolo con «l’innovazione: sarà il faro che ci guiderà verso un’agricoltura diversa anche per tutelare il valore aggiunto delle nostre produzioni. E poi la semplificazione delle norme e l’accesso al credito per le aziende agricole con la rapida implementazione di misure che risolvano problemi strutturali del settore primario: agrisolare, infrastrutture per la gestione dell’acqua, accesso alle tecnologie attraverso consorzi e associazioni di categoria».
Agricoltura smart protagonista
Le tecnologie per la smart agriculture sono state le grandi protagoniste dell’area Ricerca e Start-up grazie alle proposte di una decina di start up in un progetto promosso da Unibo, Tecnopolo Forlì-Cesena e Ri.Nova, in collaborazione con il Gruppo bancario Crédit Agricole Italia.
Tra le proposte in vetrina c’era quella di Agrobit che ha sviluppato servizi di telerilevamento da drone con sensori multispettrali e termici per ottimizzare l’utilizzo di agrofarmaci, acqua e concimi in campo. Nell’agricoltura di precisione si muove anche iFarming che attraverso un sistema di sensori in campo rileva dati a cui l’agricoltore ha accesso via web e app per monitorare la bagnatura fogliare dentro la chioma, l’umidità del terreno e tanto altro. Nell’ambito dei biomateriali è la proposta di Mama Science che ha sviluppato una tecnologia (Bio-HBD) che consente di ottenere materiali bio-based quali rivestimenti per packaging in grado di aumentare la shelf-life dei prodotti, ridurre sprechi e l’utilizzo di plastiche. Metos Italia propone una gamma di sistemi di monitoraggio (IoT) per il pieno campo e le serre: stazioni agrometeorologiche, sensori per l’umidità del suolo, trappole elettroniche per il monitoraggio insetti e sistemi di supporto alle decisioni. Si rivolge a imprese e consumatori il progetto Wefrood realizzato da C2b4food che offre una vetrina digitale a produttori e rivenditori per raggiungere attraverso una specifica app i consumatori alla ricerca di un determinato prodotto in una specifica area geografica.
La robotica applicata all’agricoltura è la proposta di XAgriFly: due piattaforme attraverso le quali comandare droni o veicoli terrestri a guida autonoma per irrorazione, semina e fertilizzazione del suolo. Sempre a proposito di droni Consorzi Agrari d’Italia presenta i sistemi tecnologici per il trattamento delle colture, mentre Wenda ha sviluppato una piattaforma che consente alle aziende di gestire, analizzare e condividere i dati di temperatura, logistica dalla produzione al consumatore. E ancora, nell’ambito delle proposte 4.0 si muove la Start up Orchestra, mentre Neurality propone un avanzato sistema di reti neurali automatizzate in grado di valutare la conformità di un determinato prodotto.
Tutti segnali di un’agricoltura digitale che continua a crescere. Secondo le stime realizzate dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia, il mercato dell’agricoltura 4.0 in Italia è passato dai 540 milioni di euro di fatturato del primo semestre del 2020 a 1,6 miliardi nel 2021. L’incremento è guidato dalla spesa per macchine e attrezzature agricole nativamente connesse, pari al 47% del mercato e in aumento del +17%, seguita da quella per sistemi di monitoraggio e controllo applicabili a mezzi e attrezzature agricole post-vendita (35%).
Biosolutions innovative
Altro settore strategico è quello delle Biosolutions, nuvamente presenti a Macfrut con il Biosolutions International Award, riconoscimento ideato da Agri2000 per fare conoscere e premiare le innovazioni in questo settore. Hanno ricevuto il premio le aziende Biolchim con Vhera Life, Tradecorp con Miimore e Tima Agro con Energeo.
Vhera Life è un biostimolante ad azione prebiotica a base di alghe ed estratti vegetali ricchi di terpeni, betaine e sostanze nutritive. Vhera Life apporta i nutrienti ed i substrati indispensabili per la crescita dei microrganismi benefici del suolo. Biimore è un biostimolante con effetti benefici comprovati sull’aumento della resa e sul miglioramento dei parametri qualitativi delle colture. Biimore è fra i primi biostimolanti utilizzabile con microdosaggi (50-200 ml/ha). Energeo è la gamma di fertilizzanti a elevato contenuto tecnologico, realizzata attraverso la valorizzazione di sottoprodotti derivanti dalla trasformazione della barbabietola da zucchero. Il progetto è nato nell’ambito di una partnership tra Timac Agro Italia e la cooperativa produttori bieticoli Coprob - Italia Zuccheri, l’unica filiera di zucchero 100% italiano.
Avocado boom: +18%
Tornando alla frutta, due le specie sotto i riflettori del Macfrut: ciliegio e avocado.
La filiera del ciliegio sta attraversando un periodo di grande innovazione in tutte le componenti del processo produttivo e della commercializzazione, compreso il consumo che si sta espandendo in nuovi paesi e in nuovi segmenti per una alimentazione salubre e gustosa. È in corso una vera e propria rivoluzione degli impianti, non solo per le nuove varietà disponibili a frutto grosso, dolce, aromatico, resistente alle manipolazioni con elevata durezza e conservabilità, ma anche per i nuovi portinnesti a vigoria controllata e per nuove forme di allevamento in parete e meccanizzazione di precisione, per la difesa della coltura e dei frutti con approccio multifunzionale. Infine confezionamento e conservazione oggi si avvantaggiano di nuovi macchinari e conoscenze di fisiologia che consentono periodi di commercializzazione anche superiori a 30 giorni. Tutti aspetti approfonditi nell’International Cherry Symposium. Dall’altro lato, il Tropical Fruit Congress ha portato all’attenzione il trend positivo e l’interesse crescente per l’avocado. « Tra il 2020 e il 2021 il consumo di avocado nelle famiglie italiane è aumentato in volume da 400 g a 2,5 kg, con una crescita sbalorditiva del 18%» ha detto Daria Lodi, analista dell’osservatorio Cso Italy.
Per quanto riguarda il commercio di questo frutto «attualmente l’Olanda è l’hub principale per il trade di avocado in Europa, per il 90% nella varietà Hass» ha commentato Ernst J. Woltering, professore e studioso alla Wageningen University & Research. Tra i maggiori produttori esportatori di avocado insieme all’Olanda c’è la Colombia: Jorge Enrique Restrepo Giròn, dell’associazione colombiana dei produttori ed esportatori di avocado Hass, ha detto che «attualmente il mercato di più facile accesso sono gli Usa, mentre il più difficile è la Cina. L’Italia ha un grande potenziale, ma rappresenta ancora l’1% delle esportazioni totali dalla Colombia. Attualmente stiamo lavorando per educare i consumatori negli Usa e far crescere le esportazioni in questi Paesi».
Le sfide legate alla conservazione e al trasporto di avocado sono però molteplici, data la delicatezza del frutto e la sua sensibilità alle basse temperature. Per questo è necessario un approccio sempre più tecnologico e innovativo. Per Paz Garcìa Roque, ai vertici del comparto Food Market di Ziehl – Abegg: «le tecnologie che permettono di monitorare la qualità dell’aria nei magazzini e durante il trasporto sono fondamentali per garantire l’arrivo del prodotto a destinazione non ancora del tutto maturo».
Ciliegio, si torna a scuola
La Scuola di Alta formazione del Ciliegio, organizzata nel borgo di Bertinoro nell’ambito dell’ICS, è stato un efficace esempio di come poter coniugare ricerca e mondo produttivo nell’affrontare le sfide che il cambiamento climatico e sociale ci stanno ponendo. Tre i temi fondamentali sviluppati da relatori di fama internazionale: il miglioramento genetico come risposta al cambiamento climatico, la gestione dei frutteti in un contesto sempre più sostenibile, le forme di allevamento bidimensionali per ottimizzare l’efficienza produttiva e di meccanizzazione (potatura, diradamento e raccolta). Ogni presentazione è poi terminata lasciando ai giovani studenti/ricercatori e professionisti del settore, provenienti da svariate nazioni, la risposta alle principali sfide emerse da ciascun seminario. Il lavoro a gruppi misti, unendo sinergicamente la ricerca alla realtà del mondo produttivo, ha evidenziato come la multidisciplinarietà sia la risposta vincente per gestire in maniera economicamente e ambientalmente sostenibile la frutticoltura del futuro. Giulio Perulli
Coldiretti: «Competitività internazionale da riconquistare»
Nonostante il 2021 si sia concluso con un incremento dell’8% dell’export (per un valore di 5,6 miliardi di euro), non si può essere del tutto soddisfatti, perché i nostri competitor (Spagna in primis) hanno fatto molto meglio. E per conquistare o riconquistare fette di mercato, una delle leve da utilizzare è la riconoscibilità del valore di frutta e verdura made in Italy. Questi i temi principali del convegno Coldiretti “L’ortofrutta italiana tra emergenze e competitività”.
Ettore Prandini, presidente Coldiretti: «Non si può accettare che un caffè venga pagato una media di 1,2 euro molto di più di un kg di ortofrutta. È un insulto anche in termini nutrizionali E bisogna farlo capire ai consumatori». Il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha invitato a riflettere sulla necessità di garantire i consumatori e a evidenza di ciò ha citato il “caso glifosate”. «La politica si dia una svegliata, non possiamo accettare che si deroghi a tutto per far fronte all’emergenza che stiamo affrontando a causa del conflitto in Ucraina». L’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna Alessio Mammi ha condiviso la necessità di una svolta per l’ortofrutta «l’ultimo intervento risale ai tempi del ministro Marcora» e ha chiesto alla Coldiretti di mettere a punto “un piano strategico” per rilanciare un settore che vale 25 miliardi e che rappresenta un patrimonio economico e ambientale. «Coldiretti ha dimostrato di presidiare in maniera forte, autorevole e rappresentativa il settore dell’ortofrutta italiana – ha detto il presidente di Cso Italy Paolo Bruni –. Dopo due anni di magra forse quest’anno torneremo a una produzione quasi normale ma c’è un problema di competitività: costi e reperimento della manodopera. Non si trovano più lavoratori. Servirebbe una defiscalizzazione del costo del lavoro per essere più competitivi. I 5,2 miliardi che esporta l’Italia sono un terzo di quello che esporta la Spagna. Serve conquistare nuovi mercati e per farlo ci sono barriere fitosanitarie da superare». S. Mart.
Dagli alberi da frutto alle officinali, le novità di Edagricole
“Arboricoltura speciale”, “Gestione della qualità e conservazione dei prodotti ortofrutticoli” e “Le piante officinali. Produzione e prima trasformazione” sono i libri Edagricole presentati in occasione di Macfrut. I primi due volumi, appartenenti alla collana Edagricole Università & Formazione, raccolgono aspetti fondamentali della filiera ortofrutticola italiana: dal miglioramento genetico e ammodernamento delle tecniche di gestione del frutteto fino alla qualità dei prodotti ortofrutticoli in tutti gli stadi della catena distributiva. Hanno approfondito queste tematiche Michele Pisante, Alessandra Gentile, Paolo Inglese e Giancarlo Colelli. Assolutamente pertinente con l’edizione 2022 di Macfrut anche il libro sulle officinali. Alla presentazione sono intervenute Silvana Nicola, Grazia Maria Scarpa e Alberto Manzo del Mipaaf, curatore del capitolo sulla normativa. Si è parlato di come il settore rappresenti un’opportunità per l’agricoltura italiana, in quanto la richiesta nel nostro Paese non riesce a soddisfare la domanda in costante crescita negli ultimi anni e dell’importanza delle tecniche colturali per la buona riuscita del prodotto finale. Si è discusso anche dell’importanza della nuova normativa che regola il settore, arrivata nel 2018 e che prevede, secondo il decreto interministeriale di prossima pubblicazione, il rilascio di un tesserino per la raccolta delle essenze spontanee. Alessandro Piscopiello
Irrigazione, manca l’acqua ma non i progetti
«Si prospetta una stagione di grande difficoltà idrica, che i Consorzi di bonifica e irrigazione dovranno gestire con grande professionalità e in concerto con le esigenze dei territori – ha detto Francesco Vincenzi, presidente Anbi. È dunque necessario avviare rapidamente un piano infrastrutturale, perché abbiamo ormai poco tempo per evitare di pregiudicare l’agricoltura italiana di fronte alle conseguenze della siccità». Per Anbi, Cer e Autorità di bacino del Po, la vetrina del Macfrut è stata l’occasione per il lancio di due importanti iniziative sul fronte irriguo: il “Marchio Goccia Verde” e il progetto “Irrigation Cognitive Manager”.
«Il marchio Goccia Verde – afferma Adriano Battilani, segretario generale di Irrigants d’Europe - è stato voluto dall’Anbi come standard privato di certificazione della sostenibilità dell’uso dell’acqua in agricoltura. Goccia verde è regolato da un disciplinare per la valutazione della sostenibilità di processi gestionali e produttivi basato su indicatori in linea con i principali standard e con le norme internazionali. Il marchio viene lanciato come strumento di miglioramento della sostenibilità idrica territoriale e individuale teso a migliorare la competitività delle produzioni sul mercato nazionale e internazionale. A breve verrà presentato il logo attualmente in fase di registrazione». Le prime certificazioni “Goccia Verde” dovrebbero essere assegnate subito dopo l’estate e comunque entro la fine dell’anno. Nell’ambito della gestione e pianificazione territoriale delle acque irrigue è stato invece presentato il progetto “Irrigation Cognitive Managing” che nasce da un protocollo d’intesa firmato da Autorità di bacino del Po, Anbi e Canale Emiliano-Romagnolo. «L’acqua manca, purtroppo, ma i dati sul suo impiego ci sono e sono tanti – ha ricordato Roberto Genovesi del Cer –; si tratta solo di organizzarli al meglio per sviluppare una gestione della risorsa idrica sempre più puntuale». Verrà così realizzato un imponente database che prevede un modulo di importazione dati e uno di esportazione nell’ambito di un distrutto irriguo per fornire acqua e servizi in maniera efficiente ed efficace.