La coltivazione dei vigneti per la produzione dell’uva da tavola richiede competenze e investimenti idonei, per ottenere prodotti di qualità, per competere sui mercati nazionali ed esteri. L’uva non deve avere nessun difetto derivante dai trattamenti fitoiatrici e da qualsiasi altre sostanze utilizzate; esteticamente perfetta per forma, colore uniforme e con dimensioni sviluppate. Tutti i processi di coltivazione, lavorazioni e conservazione, devono essere tracciabili. Anche l’impiego delle sostanze attive deve essere limitato a quanto concordato e descritto nel disciplinare di produzione stabilito con la Grande Distribuzione Organizzata. Alcune operazioni colturali, quali potatura, sfogliature, selezione dei grappoli e raccolta, devono essere svolte necessariamente con operazioni manuali specializzate e difficilmente potranno usufruire di innovazioni. Alcune scelte o operazioni possono definirsi innovazioni, quali il controllo e la difesa da alcuni insetti, irrigazione, strutture e coperture, irrigazione, meccanizzazione. Altre, ad esempio la letamazione, pur essendo una pratica antichissima applicata in agricoltura, raramente è utilizzata dai viticoltori
Forme di allevamento
In Italia, per la coltivazione del vigneto per la produzione di uva da tavola, si utilizza quasi esclusivamente la forma di allevamento a “tendone”. Le strutture per sostenere le piante, sono sempre coperte con reti in polietilene per proteggerle dalla grandine, uccelli e polvere o con film di polietilene per anticipare o ritardare la raccolta dell’uva. Il costo varia da 30.000 a 38.000 €/ha. I sistemi di allevamento a “tendone” coperto variano in relazione all’obiettivo produttivo.
• A: tendone tradizionale con pali di sostegno e perimetrali in legno o cemento;
• B: tendone tradizionale modificato e rinforzato per facilitare le lavorazioni al terreno ed evitare la caduta dell’impianto a seguito di atti vandalici, perché privo dei tiranti. La modifica strutturale consiste con la sostituzione dei pali e della struttura esterna con travi di profilati metallici in acciaio (lega composta principalmente da ferro e carbonio) e aventi sezione “a doppia T” asimmetrica, ottenuti da binari dismessi dei treni o forniti dalle fabbriche. Il collegamento esterno tra le travi è eseguito con fune in acciaio di diametro di 6-10 mm o con verga di ferro riccio di 12-16mm.
Leggi l’articolo completo su Frutticoltura n. 1/2017 L’Edicola di Frutticoltura