Il 2012 non sarà ricordato come un anno nero per la commercializzazione delle pesche e nettarine.
Il conferimento è stato regolare, senza gli accavallamenti con il prodotto di altre aree come nella passata stagione. Le quotazioni si sono attestate su livelli medi o buoni, la qualità organolettica anche (pesche e nettarine sono risultate mediamente più sane, più dolci e aromatiche) così come la tenuta post-raccolta (la quasi assenza di piogge dopo la metà di maggio ha impedito l’insorgenza di moniliosi). Eppure, in molti casi, nemmeno il 2012 è stato totalmente soddisfacente; i frutticoltori romagnoli, ad esempio, lo ricorderanno come uno degli anni più difficili dal punto di vista climatico. Ne abbiamo parlato con Ugo Palara, responsabile Ufficio tecnico della cooperativa Agrintesa, aderente al Gruppo Apo Conerpo.
«L’andamento meteorologico ha davvero messo in difficoltà lo sviluppo vegeto-produttivo delle piante, provocando diminuzioni della quantità e, soprattutto, della qualità dei frutti – dichiara Palara –. A febbraio, le temperature minime molto inferiori alla norma avevano compromesso in taluni casi la piena fruttificazione; poi, le brinate primaverili, anche se circoscritte, avevano aggravato alcune situazioni; ma sono stati soprattutto il trend delle temperature estive (per molte settimane sopra i 35 °C, senza escursioni termiche di rilievo) e la perdurante siccità (fino ad oltre 100 giorni senza precipitazioni significative) a causare i problemi più gravi».
Stress termici
«Tutto ciò – prosegue Palara – ha influito negativamente sullo sviluppo finale dei frutti (terzo/quarto stadio di crescita) e sull’andamento della maturazione di pesche e nettarine (ma anche di susine, albicocche, pere e mele a raccolta estiva), sulle quali si sono manifestati rilevanti effetti di stress termici (presenza dei classici ‘colpi di sole’, di aree discolorate o parzialmente inscurite della buccia), insieme ad anomalie del processo di maturazione. Al rallentamento del ritmo di crescita del frutto (rimasto, alla fine, più piccolo) ha fatto seguito, in diversi casi, un rapido avvio del processo di intenerimento della polpa, che è risultata talora priva di turgore e con l’epidermide non perfettamente liscia e lucente. Quasi tutte le varietà maturate in luglio-agosto sono state interessate da questi fenomeni, con conseguente deprezzamento estetico-qualitativo. I calibri mediamente riscontrati al conferimento sono stati sempre costantemente inferiori a quelli dello scorso anno e la scarsità di prodotto con caratteristiche qualitative di eccellenza ha di fatto impedito il collocamento del prodotto su quei mercati (i più remunerativi) che prediligono pesche e nettarine di calibro A oltre».
All’effetto delle alte temperature si è associato spesso uno stress idrico prolungato; la bassa umidità dell’aria e l’elevata radiazione solare, pur in presenza di apporto irriguo, hanno generato durante le ore più calde della giornata fenomeni di deficit idrico prolungato, specie dove, a fronte di una forte traspirazione fogliare, è venuta temporaneamente meno un’adeguata compensazione con l’assorbimento radicale. Anche le falde freatiche erano bassissime e quindi è spesso mancata la normale risalita capillare dell’acqua nel suolo.
Irrigazione da rivedere
Tutto questo ha rimesso in discussione anche i sistemi di irrigazione: la microirrigazione localizzata ha spesso dimostrato di essere insufficiente, soprattutto se effettuata con una sola linea disperdente; molto più attenuato il deficit idrico quando era presente la doppia ala gocciolante.
Chi ha potuto, ha riattivato l’irrigazione soprachioma (a pioggia) quale supporto complementare all’irrigazione a goccia con effetti benefici sulla regolazione climatica del frutteto (sono note però anche le controindicazioni).
«Per i produttori di pesche e nettarine (ma non solo) – conclude Palara – il 2012 è stato quindi un altro anno difficile, anche se per motivi più agronomici che commerciali: nella norma le rese medie, addirittura superiori alle previsioni quelle del periodo medio-tardivo, ma le percentuali di frutti di prima qualità rilevate ai campionamenti sono risultate generalmente inferiori alle attese e ciò non potrà che avere ripercussioni negative sulla plv delle aziende frutticole. Il cambiamento del clima, da fatto occasionale, potrebbe trasformarsi in futuro in un problema costante e questo apre nuovi interrogativi sui criteri di gestione agronomica del frutteto. Se ne discuterà a lungo nei prossimi mesi nelle sedi tecniche».