Ortofrutta: frena il calo dei consumi. Export oltre i 6 miliardi

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La contrazione dei consumi domestici di ortofrutta sembra essersi arrestata. Presto però per parlare di una ripresa effettiva. Le esportazioni registrano un nuovo record, superando per la prima volta i 6 miliardi di euro

Il 2024 lascia in eredità numeri importanti per il comparto ortofrutticolo italiano. Da un lato, i consumi interni di ortofrutta, dopo un decennio di calo costante, mostra segnali di stabilizzazione. Dall’altro, le esportazioni registrano un nuovo record, superando per la prima volta i 6 miliardi di euro. Tuttavia, il settore deve fare i conti con diverse criticità, tra cui l’aumento dei costi di produzione, la crescente competizione internazionale e una produzione interna in calo per diverse referenze.

Un equilibrio precario

Secondo il Report 2024 elaborato da CSO Italy, la contrazione dei consumi di ortofrutta sembra essersi arrestata, segnando un punto di svolta rispetto al passato.

Dopo il pesante calo del 2023 (5,1 milioni di tonnellate di ortofrutta, -6,3% rispetto al 2022), il volume di frutta fresca acquistato nel 2024 è rimasto all’incirca sugli stessi livelli con una spesa in aumento del 3%. Anche per la categoria degli ortaggi il 2024 conferma volumi sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente per una spesa che aumenta dell’1,5%.

Tuttavia, come sottolinea Elisa Macchi, direttrice del Centro, la situazione rimane delicata: «Il segnale è ancora debole ed è presto per parlare di una ripresa effettiva dei consumi di ortofrutta. La stabilizzazione dei consumi non è sinonimo di recupero, ma piuttosto il risultato di un equilibrio precario tra fattori economici, produttivi e di consumo.

Tra i fattori che influenzano questa dinamica, si evidenziano la riduzione della disponibilità di alcune colture dovuta ai cambiamenti climatici, il rialzo dei costi energetici e produttivi e la crescente segmentazione del mercato con una maggiore offerta di prodotti premium. I consumatori italiani acquistano meno frutta e verdura rispetto al passato, ma spendono di più per metterle in tavola, a causa dell’aumento dei prezzi medi.

«La sfida per il futuro sarà quella di invertire questa tendenza, trovando strategie per rendere l’ortofrutta più accessibile e attraente per tutte le fasce di popolazione. In questo contesto, diventa sempre più urgente una comunicazione efficace e mirata».

Consumi di ortofrutta: le caratteristiche

  • la fascia di popolazione più anziana mantiene una forte propensione all’acquisto di frutta e verdura;
  • le generazioni più giovani cercano prodotti salutari e funzionali, ma anche prodotti trasformati o pronti al consumo, che sottraggono spazio all’ortofrutta fresca;
  • molti consumatori vedono nella frutta e nella verdura fresca una categoria più costosa rispetto ad altre opzioni alimentari: l’incidenza sulla spesa delle famiglie non va oltre il 4,1%;
  • la Gdo si conferma il principale canale di acquisto per le famiglie italiane, con un totale di 4,13 milioni di tonnellate, segnando una crescita del +3% rispetto al 2023. I supermercati rappresentano il segmento più rilevante: 2,43 milioni di tonnellate (+ 2% sull’anno precedente). + 7% per i discount. I canali tradizionali continuano a perdere terreno.
  • tra le specie frutticole si registrano flessioni per mele, arance, pesche, kiwi, fragola  e lieve per l’uva da tavola. In crescita invece l’acquisto di banane, pere, nettarine e meloni. Nell’ambito degli ortaggi flettono patate, insalate, asparagi radicchi, buone invece le performances dei pomodori, carote e zucchine. Lieve crescita infine per il prodotto biologico.

Sul fronte delle esportazioni

Il 2024 segna un traguardo storico. Secondo i dati di Fruitimprese, l’export italiano di ortofrutta fresca ha superato i 6 miliardi di euro (+5,3% rispetto al 2023), con un volume di 3.751.017 tonnellate esportate (+9%). Tuttavia, il saldo della bilancia commerciale si è dimezzato, attestandosi a 364 milioni di euro (-48,6%), a causa dell’aumento delle importazioni, che hanno superato i 4 milioni di tonnellate (+8,9%) per un valore di 5,692 miliardi di euro (+12,9%).

I numeri dell’export per singoli comparti:

  • tuberi, legumi e ortaggi vedono incrementare le esportazioni del 12,1% in volume e confermano il dato 2023 in valore;
  • gli agrumi salgono del 18,8% in quantità e del 11,4% in valore. In particolare, i numeri dell’export di arance rimane costante rispetto al 2023 (-0,58% in quantità e -5,64% in valore), crescono invece in modo significativo quelli dei limoni con un incremento del 12,14% in volume e del 5,36% in valore.
  • la frutta fresca cresce di più in valore (+8,7%) che in volume (+6,3%), a testimonianza di un calo delle produzioni che tuttavia non incide sul valore esportato. In particolare, pesche e nettarine superano le 100.000 tonnellate dopo alcuni anni di crisi; qui l’incremento attribuibile alle nuove varietà e a un innalzamento generale della qualità è piuttosto marcato, +37,1% in volume e +25,53% in valore rispetto al 2023.
    Sono ancora in discesa, infine, i dati dell’export di pere a causa delle note problematiche produttive legate alle fitopatie e alle gelate. I primi dati del 2025 segnano tuttavia una produzione il leggera ripresa, attendiamo i prossimi mesi per un giudizio completo sulla campagna in corso.
  • la frutta secca (+13.7% in volume) aumenta solo del 0,3% in valore, sicuramente uno spunto di riflessione per gli operatori del comparto.
  • la frutta tropicale segna +9,5% in volume e + 8,8% in valore, un dato che candida il nostro Paese a rappresentare un hub logistico a livello mondiale per l’ortofrutta.

I numeri dell’import per singoli comparti:

  • gli agrumi continuano a scendere (-9,7% in volume e -16,3% in valore).
  • tuberi, legumi e ortaggi salgono del 17,9% in quantità e del 14,6% in valore.
  • la frutta fresca segna un +16% rispetto allo stesso periodo del 2023 a fronte di un +6,5 in volume.
  • la frutta secca rispetto al 2023 registra un +11,1% in quantità e +21,3% in valore, bene anche la frutta tropicale +3,4% in volume e +6,5% in valore.
  • le mele superano il miliardo di euro, in crescita del 12.18% rispetto al 2023.
  • l'uva da tavola è un po’ la cartina di tornasole di come si sta evolvendo il nostro settore, scendono i volumi (-4.31% sul 2023), ma salgono significativamente i valori, abbiamo esportato 912 milioni di euro di uva da tavola (+13,44% rispetto all’anno precedente), un dato che conferma come la scelta di privilegiare nuove varietà più appetibili e remunerative, porti dei risultati tangibili.
  • i kiwi perdono quasi 1/4 delle quantità (-24,54% sullo stesso periodo del 2023) e scendono del 3,27% in valore. Ha inciso il calo delle produzioni dovuto alle fitopatie e all’attacco degli insetti e il contributo decisivo in termini di valore del kiwi giallo e rosso.
  • costanti i dati per banane e ananas, ancora molto bene l’import di avocado, ormai secondo prodotto tropicale per valore importato (oltre 161 milioni di euro, in crescita di 1/3 rispetto al 2023)

Le criticità del settore: un futuro incerto

Il Presidente Marco Salvi sottolinea che il record di oltre 6 miliardi di euro di valore esportato raggiunto dal settore degli ortofrutticoli freschi assume un significato ancora più rilevante al cospetto delle crescenti difficoltà che stanno affliggendo gli operatori.

«Nel corso dell’anno l’impossibilità di utilizzare il Canale di Suez ha infatti limitato fortemente le spedizioni di mele e kiwi verso l’India e gli altri Paesi del Sud-Est asiatico, con una situazione che, a breve-medio termine, non consente di prevedere una soluzione, quantomeno temporanea, del conflitto arabo-israeliano.

A preoccupare il settore sono però altre problematiche che investono il comparto produttivo, stiamo assistendo infatti ad una inesorabile progressiva riduzione delle produzioni, negli ultimi 10 anni abbiamo perso il 80% del raccolto di pere, il 75% di kiwi e il 25% pesche.

Ormai il nostro problema principale sui mercati internazionali non è collocare il prodotto ad un prezzo remunerativo, ma avere il prodotto da vendere, tanto che le aziende più strutturate stanno acquistando aziende agricole e creando joint venture all’estero per poter continuare a presidiare i mercati.

Una crisi produttiva progressiva dovuta ai cambiamenti climatici con periodi di siccità e di piogge eccessive, ma soprattutto alle misure che l’Unione Europea mette in campo per limitare l’uso degli agrofarmaci, senza fornire soluzioni alternative percorribili.
Sulle produzioni ortofrutticole è in atto una tempesta perfetta, aumentano le fitopatie e gli attacchi degli insetti e diminuiscono le armi per contrastarle, mentre il futuro della ricerca, rappresentata dalle Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) è bloccato da oltre un anno perché non ci si accorda sul testo del regolamento comunitario. Un settore, quello ortofrutticolo, vittima finora delle ideologie e di una visione miope della realtà.

Qualche speranza – conclude Salvi - arriva dal recente discorso di insediamento del Commissario Europeo Hansen, il quale ha dichiarato pubblicamente che la Commissione valuterà attentamente (con alcuni distinguo) qualsiasi ulteriore divieto di pesticidi qualora non siano ancora disponibili alternative. Al nostro settore non resta che aspettare che alle parole corrispondano i fatti».

Ortofrutta: frena il calo dei consumi. Export oltre i 6 miliardi - Ultima modifica: 2025-03-13T11:40:37+01:00 da Redazione Frutticoltura

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