Raccontare il territorio attraverso i prodotti tipici del luogo. È questo l’obiettivo che si è posto Michele Semprebuono, giovane agronomo che da qualche anno ha impiantato un oliveto a Falciano del Massico (in provincia di Caserta) iniziando un percorso virtuoso per produrre olio d'oliva bio di elevata qualità. «La mission che mi sono dato – ci spiega Michele – è di fare della mia azienda un punto di riferimento per innovazione e novità in un territorio martoriato, abbandonato, spesso rappresentato in maniera negativa e dal quale i giovani scappano, invece di investire energie per rendere migliore la loro terra».
Perchè fare olio d'oliva bio di qualità
Michele Semprebuono punta a ottenere un prodotto unico con elevatissime caratteristiche organolettiche, ottenuto solo con olive aziendali. «L’obiettivo è quello di trasmettere ai clienti la consapevolezza che non acquistano semplicemente un prodotto ma tutto quello che c’è dietro di esso e che è racchiuso nella storia dell’azienda e, soprattutto, in quella del territorio. Nell’Ager Falernus, infatti, si ottiene un prodotto singolare, caratterizzato da un’antica tradizione tanto da essere considerato una vera e propria rarità olearia già in periodo Romano. Il fertile terreno vulcanico da cui nasce il nostro olio è impreziosito dalle caratteristiche pedologiche che lo rendono ottimale per la coltivazione dell’olivo e dalla vicinanza di due fonti d’acqua: il rio fontanelle e l’antica fonte della musica».
Nell’azienda olivicola Semprebuono un occhio di riguardo è per l’ordine e la pulizia.
«In molti ambienti commerciali – continua il nostro interlocutore – ordine e pulizia sono spesso trascurati; ritengo, invece, che si tratti di due fattori fondamentali se si vuole accogliere con successo i visitatori e fidelizzare la clientela. Questo aspetto interessa l’azienda nel suo complesso, compreso le attrezzature utilizzate sia per la raccolta sia per il trasporto. Un’attenzione particolare, poi, va dedicata alle olive raccolte che devono essere controllate, per eliminare i frutti non idonei e destinare alla trasformazione solo quelli “perfetti”».
È intenzione di Michele, quindi, aprire l’azienda ai clienti facendoli sentire partecipi del processo produttivo.
«I visitatori che verranno nella mia azienda potranno degustare l’olio che produco, seguire percorsi gastronomici e saranno accompagnati in visite guidate agli oliveti; inoltre, troveranno appositi luoghi dove potersi rilassare, riposare o, semplicemente, godersi la natura».
La produzione: dalla potatura al sovescio
La superfice aziendale utilizza cinque ettari del totale, mentre altri tre sono pronti per essere impiantati. «La maggior parte delle piante allevate – aggiunge l’Agronomo – è costituita dalle varietà adatte ad essere allevate in impianti ad elevata densità, “Arbequina” ed “Arbosana”; in azienda sono presenti anche un numero più contenuto di piante di varietà locali, quali “Cornaiola” (o Corniola) e “Sessanella”. La forma di allevamento cambia secondo le varietà: per “Arbequina” ed “Arbosana”, volendo realizzare un impianto fitto, ho scelto la forma a spalliera, con distanza di 3,5 metri tra le file e 1,9 metri sulla fila».
La particolarità dell’azienda olivicola Semprebuono è che, nonostante l’impianto sia adatto alla meccanizzazione, alcune pratiche si eseguono ancora manualmente.
«Ad esempio, la potatura è effettuata a mano, con semplici forbici da pota: questa scelta consente di ridurre lo stress alla pianta con positive ricadute sulla produzione. La raccolta è effettuata con abbacchiatori, in modo da evitare danni ai rami e al tronco che comportano il conseguente impiego di prodotti chimici per evitare l’ingresso di patogeni attraverso le ferite».
Un’altra pratica agronomica attuata è il sovescio, utile a migliorare la fertilità del suolo.
«Seminiamo, a file alterne, un mix di leguminose, graminacee e brassicacee: le prime svolgono attività azotofissatrice, le graminacee sono utili per il notevole apporto di sostanza organica, mentre le brassicacee svolgono un’importante azione nematocida».
Altro obiettivo che si pone Michele, per ottenere un prodotto di elevata qualità, è quello di una veloce molitura dopo la raccolta.
«Sto organizzando la mia azienda in maniera tale da poter molire le olive entro cinque ore dalla raccolta; in questo modo si evitano processi di fermentazione che possono rovinare la qualità dell’olio. Pertanto, sono in procinto di aprire un frantoio aziendale che mi consentirà di raggiungere questo obiettivo garantendo, al contempo, gli aspetti igienico-sanitari della trasformazione in modo da ottenere un olio con elevati standard qualitativi».
Anche riguardo alle innovazioni tecniche l’azienda Semprebuono si sta adeguatamente attrezzando.
«In azienda è presente una stazione agrometeorologica che, con l’ausilio di appositi sensori in grado di misurare l’umidità del suolo e lo stato fisiologico della pianta, mi aiuta a gestire in modo razionale gli apporti irrigui e la concimazione con notevole risparmio di risorse idriche».
Dalla raccolta all'olio biologico di qualità
Per ottenere un prodotto di buona qualità è necessario anche scegliere il momento idoneo per la raccolta.
«Preferisco perdere un poco sulla resa raccogliendo le olive quando non hanno ancora raggiunto la completa maturazione, ma sono ancora parzialmente verdi (poco prima del cambio di colore); in questo modo ottengo un prodotto con un’alta carica polifenolica, molto profumato e con ottime caratteristiche organolettiche».
L’azienda Semprebuono ha iniziato, fin dall’ingresso dell’Agronomo Michele nella conduzione, un percorso per certificarsi azienda “biologica”.
«Questo è il terzo anno di conversione – ci dice Michele – di conseguenza il prodotto potrà fregiarsi del marchio “bio” solo dal prossimo anno. Le difficoltà più grandi le ho incontrate a causa della notevole burocrazia. Ben vengano i controlli e le attenzioni, necessari a garantire i consumatori, ma credo sia necessario snellire le procedure. Inoltre, gli eccessivi costi connessi alla conversione non incoraggiano le aziende motivate a passare al “biologico”».
La cura per il packaging e la commercializzazione
Nell’azienda di Michele Semprebuono si cura anche il packaging. «Sto prediligendo l’utilizzo delle lattine (solo il formato da 0,75 litri è in vetro), per la migliore conservazione dell’olio (si evita il contatto con la luce). Inoltre, nell’immediato futuro ho intenzione di utilizzare la bag in box, per aumentare ulteriormente la conservabilità del prodotto».
Intanto, è in preparazione un sito di e-commerce che racconterà anche la storia dell’azienda, in modo da rendere immersivo il processo di acquisto.
«A breve sull’etichetta presente sui contenitori sarà inserito un QR code che consentirà di visitare virtualmente l’azienda poiché, mediante scannerizzazione dello stesso, il visitatore sarà indirizzato su immagini satellitari che inquadrano gli uliveti da cui si produce il nostro olio».