Breeding, post-raccolta, meccanizzazione, difesa fitosanitaria e aspetti di mercato dell’agrumicoltura sono alcune delle aree tematiche affrontate nel corso della quindicesima edizione dell’International Citrus Congress. Quest’anno ospitato dalla Corea del Sud, è l’evento al quale, con cadenza quadriennale, si danno appuntamento i ricercatori e gli operatori agrumicoli di tutto il mondo. Ancora una volta, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute nelle diverse aree agrumicole del mondo e sulle prospettive di sviluppo. Inoltre, i diversi partecipanti hanno avuto modo di conoscere una realtà che, sebbene piccola, presenta interessanti spunti di innovazione e competitività nel settore.
L’agrumicoltura coreana
Sebbene con una storia relativamente recente, l’agrumicoltura della Corea del Sud rappresenta un settore di grande importanza economica per il Paese. Per volumi di produzione di frutta, gli agrumi sono secondi solo al melo e hanno raggiunto, nella stagione 2023-2024 una produzione di circa 580.000 tonnellate (Usda report KS2024-0032), circa il 20% della corrispondente produzione italiana ed appena l’1,3 % della produzione del principale produttore mondiale (Cina). La produzione di agrumi coreana proviene soprattutto dall’isola vulcanica di Jeju (dove ha avuto luogo il convegno), nella quale la matrice vulcanica dei suoli, la buona disponibilità idrica e le temperature relativamente miti, fino a novembre, consentono il raggiungimento di buoni standard qualitativi come i congressisti hanno avuto modo di verificare durante le visite tecniche. Non mancano tuttavia problemi riconducibili al contesto del cambiamento climatico in atto, quali tifoni estivi e mutato decorso delle precipitazioni durante l’ultima fase del ciclo di fruttificazione, che in alcuni anni hanno compromesso le rese e la qualità del prodotto.
La produzione sud-coreana si basa quasi esclusivamente su mandarini e relativi ibridi. Praticamente assenti gli impianti di arancio dolce e di pompelmo, nonostante un certo interesse dei consumatori verso questi prodotti. Trovandosi nel limite geografico per la produzione di agrumi, l’isola produce principalmente frutti a maturazione precoce e medio-precoce in pieno campo, mentre gran parte delle varietà a maturazione media o tardiva sono coltivate in serra, per proteggerle dai freddi invernali. La superficie agrumicola totale a Jeju è di circa 20.000 ettari.
Una buona fetta di produzione (circa il 70%) di mandarini è costituita dalla varietà “Unshu”. Si tratta in realtà di diversi cloni afferenti al gruppo dei Satsuma, coltivati principalmente nella regione meridionale di Seogwipo. Il Satsuma, ben noto ai consumatori locali, riesce sempre a spuntare buoni prezzi; tuttavia, questa varietà non è esente da problemi comuni anche ad altri mandarini, derivanti dall’alternanza di produzione che, a sua volta, causa pezzature ridotte in alcune annate. Altre problematiche riguardano le fisiopatie del frutto, tra cui il creasing, nonchè varie tipologie di marciumi, favoriti anche dalle forti piogge di fine estate. La problematica dell’alternanza di produzione è molto sentita dai produttori locali che, a poco a poco, stanno fronteggiando il problema con il ricorso a tecniche di gestione mirate e in particolare a potature durante l’anno di carica.
Al fine di ampliare il calendario di produzione e commercializzazione, un crescente interesse è riservato alle varietà più tardive o a quelle a maturazione ultra-precoce. Tra le varietà tardive si segnalano ‘Cheonhyehyang’ (con maturazione tra marzo e aprile), ‘Red Hyang’ (apirena e molto colorata), e ‘Hamgeum Hyang’. Queste varietà competono sul mercato locale con le arance Navel di importazione, e risultano spuntare prezzi maggiori rispetto al prodotto standard rappresentato dalla Unshu. La varietà tardiva più tradizionale rimane comunque la Hallabong, dal lobo pedicellare molto pronunciato, che richiama la tipica forma del cono vulcanico di Halla, il principale vulcano di Jeju. Si tratta in realtà della varietà Shiranui o Dekopon, di origine giapponese e commercializzata in alcuni mercati occidentali con il trademark ‘Sumo’.
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Le strutture protette non servono soltanto a garantire la protezione delle varietà tardive, ma consentono di produrre agrumi fuori stagione mediante l’utilizzo di appropriate tecniche colturali, coprendo un periodo di offerta che va da maggio a settembre, molto remunerativo, e in grado di compensare i costi extra determinati dalla gestione delle strutture protette, inclusi quelli per il riscaldamento. Nelle diverse annate, una quota variabile di prodotto viene destinata alla trasformazione in succo, anche a seguito di misure governative straordinarie di ritiro del prodotto finalizzate alla stabilizzazione del prezzo. Negli ultimi anni, a motivo dell’aumento del prezzo del succo di arancia sul mercato mondiale, i volumi di produzione di succo di mandarino in Corea sono aumentati ed alimentano un significativo flusso di esportazione soprattutto verso il Giappone. A parte questo, gli ulteriori mercati di sbocco per il frutto fresco sono rappresentati dalla Russia e dal Canada, in entrambi i casi mercati interessati a pezzature elevate. Altri mercati di riferimento, più di prossimità, sono quelli di Hong Kong, Malesia e Singapore. Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione geopolitica in Russia e la ripresa degli scambi commerciali Russia – Cina ha posto un importante freno alle potenzialità di esportazione delle produzioni coreane di agrumi.
Gli highlights dal convegno
Ben 17 sessioni di contributi orali con 7 keynote speech, 4 workshop e oltre 200 poster presentati restituiscono l’idea di un convegno molto partecipato (595 iscritti, di cui 318 dall’estero) che ha preso in considerazione numerosi aspetti, spaziando dalla genetica al post-raccolta, dalla meccanizzazione agli aspetti di mercato.
Molto partecipata anche la tavola rotonda iniziale, dedicata al contributo della ricerca nelle diverse aree agrumicole, nel corso della quale è stato evidenziato ancora una volta come il Huanglongbing (Hlb, malattia nota anche come greening) sia la malattia più distruttiva per l’agrumicoltura mondiale, che ha messo in ginocchio alcune aree produttive storiche (soprattutto la Florida). Nell’attesa di soluzioni di lungo periodo (attese dagli sforzi del miglioramento genetico), è stato ancora una volta evidenziato come occorra migliorare la gestione della malattia aumentando il livello di consapevolezza degli operatori e dei tecnici, sia nella fase di prevenzione, sia nella fase di contenimento della malattia, nei territori in cui sia i batteri che causano la malattia (afferenti al genere Candidatus liberibacter), che gli insetti vettori (Tryoza eritreae e Diaphorina citri) sono già presenti. Richiamati anche gli sforzi della comunità scientifica per supportare le evidenze degli aspetti nutrizionali e salutistici associati al consumo dei frutti di agrumi.
Vengono per brevità illustrati i principali contenuti delle relazioni introduttive che hanno intercettato una ampia fetta delle problematiche dell’agrumicoltura mondiale e che, assieme a tutti gli altri contributi, saranno pubblicati su Acta Horticulturae.
- Nella prima relazione ad invito Kwan Jeong Song, presidente in carica dell’International Society of Citriculture e Convener del Convegno, ha illustrato le caratteristiche dell’agrumicoltura coreana evidenziando le sfide del futuro e mettendo in luce le problematiche legate all’aumento dei costi delle materie plastiche e della manodopera.
- Successivamente, Pablo Aleza dell’Insituto Valenciano de Investigaciones Agrarias (Ivia), Spagna, ha illustrato i risultati dei programmi di breeding basati sulla poliploidia evidenziando le potenzialità soprattutto per studi finalizzati alla comprensione dei meccanismi di ereditarietà di importanti caratteri, oltreché per applicazioni dirette al rilascio di nuove varietà (tra le quali la serie di triploidi ottenute dal Crea-Ofa).
- Nian Wang della Florida ha illustrato i risultati ottenuti per sviluppare genotipi non-transgenici tolleranti o resistenti a Hlb.
- Aintzane Esturo ha descritto la situazione del commercio di succo di agrumi a livello globale evidenziando anche il ruolo dei prodotti con marchi eco-friendly e health-focused, oltrechè quello dei nuovi formulati e del packaging.
- Molto apprezzata anche la relazione di Qiang Xu, della Huazhong Agricultural University di Wuhan (Cina) che ha introdotto il concetto dello studio dei 5G (Germplasm, Genetics, Genes, Genome editing, and Gears for phenotyping) sottolineando l’esigenza di una forte integrazione tra le conoscenze provenienti da questi diversi settori e i recenti progressi ottenuti dal suo gruppo di ricerca sulla de novo domestication dell’arancio dolce a partire dalle principali specie fondatrici (cedro, mandarino e pummelo) che ha consentito l’ottenimento di accessioni con diverso grado di tolleranza al cancro degli agrumi (malattia batterica) e Hlb.
- Altro tema caldo è rappresentato dall’impatto del cambiamento climatico come evidenziato da Dirceu Mattos del Sylvio Moreira Citrus Research Center del Brasile, il quale ha evidenziato come i problemi legati al clima accomunano tutte le aree agrumicole dei cinque continenti e fanno emergere tutti i limiti di una gestione tradizionale dell’agrumeto e l’esigenza di avvalersi di tecniche di agricoltura di precisione per la gestione anche della fertilizzazione.
- Jose Blasco dell’Insituto Valenciano de Investigaciones Agrarias (Ivia), Spagna, ha infine evidenziato il contributo che può venire dall’adozione in agrumicoltura di tecniche di agricoltura di precisione illustrando i risultati sin qui conseguiti attraverso lo sviluppo di sensori in grado di monitorare in continuo la presenza di parassiti target, dello stato nutrizionale, della resa potenziale, del colore e della dimensione dei frutti, fornendo informazioni sulla loro qualità mentre sono ancora sull’albero, o monitorandola in post raccolta mediante sistemi di visione artificiale e sensori spettrali. Inoltre, legando la
qualità del frutto alla ubicazione dell’azienda agricola, è possibile ottenere informazioni utili per migliorare le pratiche di gestione. - Il consumo di frutti di pompelmo o loro derivati è sconsigliato agli utilizzatori di un’ampia gamma di farmaci per le interazioni tra questi e le furanocumarine. Un gruppo di ricerca israeliano ha identificato alcuni geni target coinvolti nella biosintesi delle furanocumarine negli agrumi indagando le differenze tra genotipi, che producono questi composti (pompelmo, pummelo) e non (mandarino, arancio), utilizzando un approccio combinato metabolomico, genomico e bioinformatico basato su una popolazione F1 segregante per il carattere in oggetto. Tali risultati aprono prospettive sia per l’eventuale genome editing, attraverso il knock out di geni target, sia per la selezione assistita da marcatori al fine di selezionare genotipi senza furanocumarine.
- Il miglioramento genetico ha tratto grande beneficio da un ricco pool di germoplasma ora unificato sotto il genere Citrus. Tra le specie di Citrus, C. medica, C. reticulata, C. micrantha e C. maxima hanno svolto un ruolo fondamentale nella domesticazione delle specie coltivate. Un articolato gruppo di ricerca coordinato dal Cirad (Francia) ha sviluppato un pangenoma degli agrumi coltivati e ha creato una mappa genetica integrata (ottenuta analizzando simultaneamente diverse popolazioni segreganti di agrumi) utilizzando marcatori molecolari Snp. Questi due strumenti rappresentano un ideale punto di partenza per lo studio della genomica strutturale (e.g. identificazione di trasposoni e grandi riarrangiamenti del genoma) e della genomica funzionale (e.g. il meccanismo di regolazione dei geni associati a caratteri di interesse agronomico) in agrumi. Insieme, queste risorse permetteranno inoltre di meglio definire l’origine genetica alla base della diversità degli agrumi e rendere più efficaci i programmi di miglioramento genetico.
Ricerca italiana ben rappresentata
La comunità scientifica italiana, rappresentata soprattutto dai ricercatori dell’Università di
Catania e del Crea, è stata molto ben rappresentata con numerose presentazioni e poster,
che restituiscono il segno di un costante impegno delle istituzioni di ricerca italiane in
questo settore . La rappresentanza del nostro Paese è stata la quarta più numerosa (8,8%
dei partecipanti), dopo quella della Cina, della stessa Corea del Sud, e degli Stati Uniti d’America.
La qualità dei contributi italiani trova riscontro anche nei premi conferiti a tre ricercatori
- Stefania Bennici, Sebastiano Seminara e Maria Concetta Strano - per i loro contributi.
- Produzione di frutti di qualità apireni - Stefania Bennici (Unict): L’attività di ricerca premiata ha riguardato l’analisi della composizione allelica del gene S-RNasi in 41 diverse accessioni di agrumi, inclusi pummeli, mandarini, mandarino-simili e aranci, identificando 5 nuovi alleli non ancora riportati in bibliografia. L’S-RNasi è un gene altamente polimorfico che regola l’autoincompatibilità, la quale in combinazione con la partenocarpia garantisce la produzione di frutti apireni. Lo studio ha previsto inoltre un esperimento, attualmente in corso, di editing del gene mutato Sm-RNasi in arancio dolce ‘Doppio Sanguigno’ al fine di correggere la mutazione e ripristinare il meccanismo di autoincompatibilità. I risultati della ricerca potranno essere sfruttati per la progettazione di agrumeti evitando le impollinazioni incrociate tra varietà intercompatibili garantendo così la produzione di frutti di qualità apireni, e per pianificare programmi di miglioramento genetico per l’ottenimento di nuovi genotipi di agrumi apireni.
- Caratterizzazione di tre nuove selezioni di arancio Tarocco del Crea di Acireale (‘Amantea’, ‘Gangi’ e ‘Pedalino’) - Sebastiano Seminara (Unict): queste selezioni, su un totale di 97 valutate, hanno mostrato maturazione tardiva e intensa pigmentazione antocianica, superando i livelli degli attuali riferimenti commerciali di Tarocco, costituiti dai cloni ‘Sant’Alfio’ e ‘Messina’. I parametri analizzati includono forza di resistenza al distacco del peduncolo, rapporto zuccheri/acidi e contenuto di antocianine. L’introduzione in coltivazione di questi nuovi genotipi, previo l’ottenimento di materiale di propagazione esente da malattie ed ulteriori valutazioni in differenti ambienti, consentirà di protrarre la disponibilità sul mercato di arance pigmentate di alta qualità, con ovvi benefici per il settore agrumicolo nazionale.
- Valutazione dell’effetto di un biostimolante fogliare a base di microrganismi - Maria Concetta Strano (Crea): lo studio, condotto presso l’azienda sperimentale del Crea-Ofa (Lentini), ha avuto come obiettivo la valutazione dell’effetto del biostimolante fogliare contenente il batterio Methylobacterium symbioticum (WO2020/245675A1), sia sulla fisiologia di piante di arance Tarocco cv Sciara, sia sulla qualità del frutto raccolto e sottoposto a frigoconservazione per un periodo prolungato (90 giorni), allo scopo di valutarne l’efficacia nell’incremento della resa e della qualità dei frutti a partire dalla raccolta, nell’aumentata produzione di sostanze bioattive, e nell’estensione della shelf-life e del calendario di commercializzazione. I risultati preliminari hanno dimostrato un aumento della qualità dei frutti, determinata da un maggiore peso, da valori più elevati di solidi solubili e composti fenolici totali, insieme a un incremento del colore rosso della polpa, osservati fino alla conclusione del periodo di conservazione.
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Appuntamento al 2028 in Italia
Nel corso della riunione dell’Executive committee della International Society of Citriculture
(Isc), Alessandra Gentile dell'Università di Catania è stata eletta presidente della società e incaricata di organizzare la sedicesima edizione dell’International Citrus Congress in programma nel marzo del 2028, che si terrà quindi in Italia dopo ben 36 anni.
Numerosi gli ambiti che saranno trattati con un coinvolgimento che, come dichiarato dalla stessa professoressa Gentile, riguarderà non solo i rappresentanti del mondo scientifico, ma
anche di quello tecnico e della produzione, cercando di intercettare tutti i segmenti della
complessa filiera agrumicola italiana, con le sue peculiarità e la ricchezza di specie, varietà e contesti colturali. Non a caso, il tema scelto (Healthy plants, healthy fruits, healthy products) richiama alla necessità di una visione di filiera, oltre a porre l’accento da un lato all’esigenza di protezione delle piante e dall’altro alle proprietà salutistiche del prodotto.
Il convegno del 2028 rappresenta non solo un riconoscimento a un impegno scientifico
delle istituzioni italiane ma una sfida ed una opportunità per l’intero settore produttivo
agrumicolo, chiamato a fare fronte comune per migliorare competitività e sostenibilità del
processo produttivo.