La coltivazione dell’avocado in clima mediterraneo continua a crescere

avocado
La diffusione dell’avocado in altre regioni del Sud oltre alla Sicilia lascia presagire un ulteriore allargamento degli areali produttivi nei prossimi anni. L’eventuale buon esito andrà comunque accompagnato da studi puntuali sul comportamento vegeto-produttivo e sull’evoluzione delle fasi fenologiche in relazione alle variabili climatiche

L’avocado (Persea americana Mill.) è una pianta arborea sempreverde appartenente alla famiglia delle Lauraceae, ordine Laurales, ed è l’unica specie di interesse agrario del genere Persea. Originario probabilmente del Messico e dell’America centrale dove viene coltivato sin dall’8.000 A.C., si diffonde prevalentemente in zone tropicali e subtropicali per giungere fino in Europa ed in particolar modo in Spagna e in Italia, dove oggi il trend della produzione è in continua crescita. In Sicilia si trova in coltura specializzata nelle aree della costa tirrenica, tra le province di Palermo e Messina, e lungo la costa ionica, in provincia di Catania, dove ha trovato areali vocati. Come per la maggior parte delle specie di origine tropicale e subtropicale presenti in Sicilia, l’adattamento varietale al clima mediterraneo è stato un passaggio fondamentale per la diffusione di questa coltura.

Nell’Isola la coltivazione dell’avocado non è recente e le principali varietà sono state introdotte già a partire dagli anni ’50 con primi risultati utili sul comportamento agronomico e sull’adattamento delle piante a partire dagli anni ’70 e sulle rese delle piante e sulla qualità dei frutti delle principali cultivar dagli anni ’80. Nonostante l’elevata plasticità di adattamento mostrata negli anni è emerso, però, che le minime termiche che si possono riscontrare in alcuni areali costituiscono un limite per le sue potenzialità, anche in ambienti vocati come quelli siciliani.

Vocazionalità ambientale e interazione genotipo-ambiente

Le rese produttive e la qualità dei frutti di avocado risentono in modo assoluto dell’influenza della temperatura così come le fasi vegetative e la stessa sopravvivenza della pianta ne vengono condizionate in maniera importante. Il più rilevante ostacolo alla diffusione dell’avocado è, infatti, rappresentato dalle temperature minime assolute. Valori che vanno da -1 °C a -4°C possono, infatti, compromettere lo sviluppo della pianta o, addirittura, determinarne la morte in funzione dei tempi di esposizione. La suscettibilità varia in maniera cultivar-dipendente ed è più accentuata nei primi anni dall’impianto. Le temperature ottimali per una corretta evoluzione delle fasi fenologiche sono, invece, di 25 °C di giorno e di 20 °C di notte.

Vista l’elevata influenza della temperatura occorre cautela nella scelta degli areali di coltivazione di questa specie e un accurato studio dell’area individuata anche in termini di caratteristiche pedologiche. L’avocado soffre, inoltre, degli effetti del ristagno idrico che, oltre alle problematiche di natura biotica, favoriscono l’insorgere della Phytophthora cinnammomi, agente del marciume radicale. Per questo motivo sono da evitare suoli a prevalenza argillosa e da preferire quelli sciolti, tendenzialmente sabbiosi, con una predilezione per terreni subacidi, ricchi in sostanza organica. La pianta è, inoltre, particolarmente sensibile ai suoli salini e ricchi in carbonato in quanto possono determinare effetti negativi sulle sue performance vegeto-produttive.

Realizzazione dell’impianto e gestione colturale

I suddetti effetti pedoclimatici hanno determinato la diffusione dell’avocado prevalentemente in Sicilia anche se di recente nuovi impianti specializzati sono sorti in Calabria, Campania, Puglia e Sardegna. Si tratta di prime esperienze che, comunque, lasciano presagire un ulteriore allargamento degli areali produttivi nei prossimi anni. L’eventuale buon esito, in termini vegetativi e soprattutto produttivi (rese e qualità), andrà comunque accompagnato da studi puntuali sul comportamento vegeto-produttivo e sull’evoluzione delle fasi fenologiche in relazione alle variabili climatiche delle piante così come è avvenuto in Sicilia.

avocado
Impianto di avocado in provincia di Catania (Az. Agr. Passanisi)

La realizzazione di un impianto di avocado non può che partire, oltre che dallo studio dell’area, da una attenta scelta del materiale vivaistico di partenza. Nonostante esista un ampio panorama varietale che deriva dall’ibridazione di tre razze o tipi botanici (messicana, guatemalteca e antillana) con diverse caratteristiche adattive che hanno permesso alla specie di diffondersi nei più svariati contesti climatici, la cultivar Hass è la più diffusa al mondo rendendo l’avocado una specie quasi monovarietale.

La preferenza per Hass è da imputare all’ottima qualità interna del frutto (bilanciamento acidi grassi), al sapore e alla resistenza alle manipolazioni e al trasporto. Inoltre, la peculiarità del viraggio del colore, esclusiva di questa varietà, è un indicatore importante della maturazione post-raccolta.

Di norma, negli impianti moderni, questa si accompagna (per un 10%) soprattutto con Fuerte e Bacon in considerazione della particolare biologia fiorale dell’avocado caratterizzata da dicogamia sincrona (diversa tempistica di apertura della parte maschile e femminile del fiore ermafrodita) per assicurare l’impollinazione incrociata e la conseguente produttività. Altre cultivar che fanno da corollario alle varietà più diffuse sono Pinkerton, Lamb Hass, Reed, Zutano e Orotawa consentendo così l’allargamento del calendario di maturazione.

L’offerta vivaistica italiana è ancora carente poiché pochi sono i vivaisti specializzati e la tecnica di moltiplicazione dell’avocado non è sempre di facile esecuzione. Sebbene si propaghi per innesto e i portinnesti siano prevalentemente provenienti da seme (Zutano, Topa Topa e Walter Hole), la propagazione vegetativa col sistema Frolich, pur permettendo l’ottenimento di portinnesti clonali (a esempio Dusa, Duke 7 e Toro Canyon) uniformi e resistenti a Phytophthora cinnamomi, non è di facile realizzazione. Essa consiste, infatti, nell’innestare il portinnesto clonale su un semenzale e successivamente stimolare la rizogenesi mediante eziolamento dei germogli. Per questo motivo, la maggior parte dell’offerta vivaistica proviene da vivai iberici con un aggravio dei prezzi, un aumento di problematiche di sostenibilità ambientale legate al trasporto e il rischio di introduzione di patogeni o fitofagi alieni. Anche se non esistono portinnesti seminanizzanti, l’intensificazione degli impianti ha visto il progressivo passaggio da quelli tradizionali (m 7x10) a quelli a media (m 6x4) ed alta densità (m 5x3) dove si raggiungono le 400-650 piante/ha. Sesti più stretti configurano impianti superintensivi (anche 1.000 piante/ha) per i quali si può ricorrere anche al sesto dinamico.

Per quanto concerne la gestione colturale, un’analisi del suolo, operazione fondamentale in sede di impianto, può aiutarci a indirizzare la dotazione minerale di base. Le analisi dei minerali del suolo e delle foglie possono essere utilizzate come indicatori a breve termine dello stato nutrizionale dell’albero impostando un corretto apporto di macro e microelementi.

Inoltre, l’avocado non riesce ad essere soddisfatto dalle precipitazioni autunno-vernine dei nostri climi ed ha un elevato fabbisogno idrico compreso tra 7.000 e 12.000 m3/ha annui in funzione delle temperature stagionali, concentrato nei mesi primaverili ed estivi. Questo aspetto limita la diffusione della pianta solo a quegli areali ricchi di risorse idriche come ad esempio in Sicilia, dove la maggior parte degli impianti è concentrato alle pendici dell’Etna e dei monti Nebrodi, particolarmente ricchi di acqua. L’aspetto dell’impronta idrica della coltura è, però, uno degli argomenti più dibattuti in quanto l’avocado viene considerata una pianta dall’elevato impatto ambientale. Per tale motivo oggi si ricorre sempre più all’utilizzo di sistemi irrigui moderni e ad una agricoltura di precisione al fine di limitare.

Infine, in merito alla gestione del suolo, l’apparato radicale superficiale scoraggia le lavorazioni, ricorrendo frequentemente anche all’utilizzo di pacciamatura e baulatura in terreni pesanti.

L’avocado è un frutto climaterico caratterizzato da un processo di maturazione insolito, in quanto il rammollimento e la maggior parte degli altri cambiamenti fisico-chimici non si verificano normalmente in pianta, quando i frutti sono ancora attaccati all’albero, ma si avviano solo dopo la raccolta per completarsi successivamente. Si è visto però che il frutto mantenuto in pianta mostra presenta un aumento del contenuto in olio e degli acidi grassi polinsaturi ragion per cui la raccolta viene spesso ritardata. La maturità dei frutti e il momento di raccolta possono essere determinati da due indicatori esterni (colore e dimensione), dalla misurazione del contenuto di olio nella polpa e dal contenuto di sostanza secca che varia a seconda della cultivar e del mercato di riferimento (Usa, Ue).

Avocado siciliano o importato

Il mercato Ue, negli ultimi anni, sta valorizzando l’avocado ‘europeo’, in particolar modo quello spagnolo e quello siciliano, vista la vicinanza alle piattaforme di distribuzione e la sempre più crescente richiesta, da parte del consumatore, di un frutto di qualità e al contempo “low impact”. In particolar modo, gli impianti siciliani vengono gestiti in modo da garantire le buone pratiche agronomiche riducendo il ricorso a pesticidi e altri interventi chimici, ricorrendo anche a tecniche di agricoltura biologica. I frutti, a differenza di quelli importati, non devono attraversare lunghi tragitti per arrivare al consumatore finale, vengono raccolti quando completano la loro evoluzione in termini di inolizione e raggiungono il miglior profilo degli acidi grassi.

Tuttavia, l’Europa, non riuscendo a rispondere, con la propria produzione, alla domanda continua durante tutti i mesi dell’anno, è costretta a ricorrere all’offerta dei paesi esportatori extraeuropei come il Sud America e l’Africa. Tutto ciò purtroppo si scontra con una insostenibilità sociale e ambientale: diversi Paesi del centro e Sud-America stanno convertendo terreni vergini e foreste in monocoltura di avocado, il tutto a spese di una perdita di biodiversità, di una incontrollata deforestazione, di un elevato consumo di acqua che sta mettendo a repentaglio le riserve idriche locali, di un eccessivo uso di pesticidi e di una elevata impronta carbonica legata a trasporti e imballaggi.

Sono soprattutto i commercianti spagnoli ad attingere da questi paesi rendendo la Spagna uno dei più importanti hub commerciali in Europa il cui prodotto finisce anche sulle tavole italiane, insieme a quello iberico, confondendo così il consumatore. Per questo motivo, è importante conoscere la provenienza e la stagionalità dei frutti.

Aspetti ambientali ed agronomici non trascurabili

La coltivazione dell’avocado in Italia, possibile solo in aree realmente vocate, deve tenere conto di tutti gli aspetti ambientali ed agronomici che possono influire sulla buona riuscita dell’impianto. Il mercato europeo, aperto al prodotto siciliano, chiede sempre di più frutti di elevata qualità e con ridotto impatto ambientale, preferibilmente da filiera “organic”. Inoltre, ci si confronta sempre più con un consumatore consapevole e attento ad aspetti quali provenienza, benefici salutistici, versatilità d’uso e facilità di consumo dei frutti.

I produttori siciliani, grazie anche al supporto fornito dalle attività di ricerca condotte dalle Università di Palermo e Catania, stanno cercando di rispondere alle problematiche che caratterizzano questa specie per garantire un prodotto sempre più rispondente alla domanda del mercato Ue sia in termini di rese che di qualità. Infine, i recenti eventi quali la pandemia da Covid-19 e il conflitto bellico scoppiato proprio in seno all’Europa, stanno mettendo in luce i limiti della globalizzazione dei consumi e degli approvvigionamenti anche dei frutti tropicali dando ancor di più enfasi a concetti quali produzione locale di avocado e sua valorizzazione, uso limitato delle risorse energetiche, gestione e riutilizzo degli scarti.


Le parole chiave dell’avocado

Sostenibilità: Ci sono crescenti preoccupazioni per le risorse idriche, la deforestazione e la trasparenza della catena di approvvigionamento che toccano, soprattutto, Perù, Cile, Messico e Brasile. L’attenzione negativa comincia a risuonare sempre più nella sfera pubblica e potrebbe rendere impopolare il consumo di questo frutto in alcuni paesi con ripercussioni sui “marketer”. I produttori italiani dovranno lavorare intensamente per dimostrare ai consumatori che i loro frutti sono prodotti in modo sostenibile.

Maturazione: A differenza della maggior parte delle varietà i cui frutti restano verdi anche dopo essere stati raccolti, l’epicarpo della Hass, man mano che matura, si scurisce fino ad assumere un colore nero violaceo sempre più intenso. Questo fenomeno rende più facile riconoscere il grado di maturazione raggiunto dal frutto e, quindi, influisce sulla scelta dell’avocado da acquistare in funzione del momento in cui dovrà essere consumato. Per i frutti ‘verdi’ ci si dovrà affidare al tatto e non sempre il consumatore è capace di riconoscere il giusto grado di maturazione.

Ready to eat: I consumatori sono disposti a pagare un prezzo premium per un avocado “pronto da mangiare” di alta qualità senza attendere alcuni giorni per il consumo.

Superfood: I consumatori in Europa stanno diventando più consapevoli dei problemi di salute e prestano maggiore attenzione alla loro dieta. L’avocado si inserisce bene in questa tendenza grazie ai suoi grassi buoni, alle fibre, alle vitamine e ai minerali in esso presenti. Può essere anche consumato da coloro che preferiscono una dieta a base vegetale, come vegani e vegetariani. Gli avocado sono apprezzati anche come ‘frutto gastronomico’ per le molteplici applicazioni culinarie. Negli ultimi anni, l’avocado viene annoverato tra i “superfood”, vista l’elevata percentuale di acidi grassi insaturi (85%), come l’acido oleico e linoleico, di fibre alimentari, ma anche di proteine, vitamine (soprattutto C, B5, E) e minerali (in particolare il potassio) e i suoi effetti nutraceutici e preventivi nei confronti di molte patologie degenerative.

Biologico: Oltre ai benefici per la salute, il mercato europeo rivolge una particolare attenzione ai frutti ottenuti con regime di coltivazione biologico certificato.

Stagionalità e km zero: Conosciamo il calendario di raccolta dell’avocado italiano? Un consumo più responsabile dovrebbe essere orientato ad una maggiore attenzione alla provenienza dei frutti e alla loro stagionalità. Il prodotto italiano si può trovare sul mercato a partire da ottobre fino ad aprile, più raramente fino a giugno con le varietà tardive.

Branding: Il “branding” e la promozione, ad esempio un marchio identitario del territorio, possono contribuire alla diffusione e alla maggiore conoscenza della qualità dei frutti da parte dei consumatori, a creare consapevolezza e riconoscibilità del prodotto. La Sicilia, può rappresentare un territorio in cui si coniugano le migliori condizioni ambientali per la coltivazione dell’avocado, le competenze agronomiche per l’antica tradizione agricola e la capacità di innovazione delle imprese pronte ad intercettare le richieste del mercato.

La coltivazione dell’avocado in clima mediterraneo continua a crescere - Ultima modifica: 2022-06-14T09:53:23+02:00 da K4

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome