La fragolicoltura in Basilicata è stata introdotta, nel Metapontino, nel 1955, ma una certa diffusione industriale si è verificata solo alla fine degli anni ’60, quando si contavano circa 70 ha. Via via, la coltivazione è aumentata fino a raggiungere a fine anni ’70 la superficie di circa 900 ha. La coltura era principalmente concentrata negli appoderamenti di Policoro e Scanzano ed è stata favorita da una serie di fattori:
- disponibilità di manodopera a basso costo; la coltivazione era effettuata soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare, in questo modo si riusciva ad abbattere i costi della manodopera;
- disponibilità di nuove aree irrigue, con acqua di buona qualità indispensabile per questa specie;
- presenza di nuovi imprenditori che, mossi da una buona capacità innovativa, si sono cimentati nella coltivazione di questa “nuova” specie;
- condizioni climatiche favorevoli, che favoriscono la differenziazione delle gemme, condizione indispensabile per un’abbondante fruttificazione in primavera.
Col passare degli anni, con l’aumento dei costi di produzione, determinato dall’incremento del costo della manodopera, si è poi verificata una drastica riduzione delle superfici fragolicole, sempre più spesso coltivate in “ristoppio”, una situazione che si è protratta per diversi anni portando ad un costante declino delle superfici (a metà degli anni ’90 si contavano circa 350 ha).
Un’inversione di tendenza si è verificata a partire dalla fine degli anni ’90, tanto da superare i 700 ha nei primi anni del 2000, grazie al prodotto di alta qualità che il territorio è in grado di esprimere e alla presenza di grossi gruppi di commercializzazione del Nord, privati o associativi, che avevano la necessità di coprire periodi di mercato non soddisfatti dalle produzioni settentrionali. Dal 2003 si è avuta una contrazione della superficie che si è poi stabilizzata intorno a 400 ha. Questa alternanza è stata determinata dai risultati commerciali non sempre positivi, dovuti ad una serie di motivi, nello specifico alla tipologia di piante coltivate, frigoconservate, che risultavano sì produttive, ma concentravano la produzione in un periodo molto limitato che mal si conciliava con l’assorbimento di manodopera da parte di altre colture frutticole che nel frattempo avevano avuto un forte sviluppo.
Piante fresche e nuove varietà
Questa situazione è cambiata grazie all’uso di piante fresche a partire dal 2010 e a nuove varietà di alta qualità, con un aumento continuo delle superfici, arrivate a circa 900 ha nel 2016-17; da questa annata le superfici si sono alternate da poco meno a poco più di 900 ha, fino a superare abbondantemente i 1000 ha nel 2022.
La ripresa e il rilancio sono avvenuti grazie all’introduzione di nuovi genotipi e alle elevate capacità imprenditoriali che, grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, hanno puntato alla realizzazione di sistemi colturali tesi a massimizzare la qualità del raccolto.
Nel 2020 e 2021 si sono avuti buoni risultati commerciali, conseguiti anche per la minore concorrenza del prodotto proveniente da altri Paesi produttori europei, nello specifico la Spagna. Il prezzo di mercato e la campagna produttiva abbastanza ampia hanno determinato una buona redditività della coltura, che si è riversata su una maggiore superficie coltivata; nello specifico, nel 2021 si sono stimati 998 ha di fragoleti, contro gli 841 del 2020, con un incremento del 19%. Anche dall’indagine condotta dall’Az. “Pantanello” dell’Alsia è emerso che la superficie coltivata a fragola è di circa 1.160 ha, con un incremento di circa 164 ha rispetto alla precedente campagna (+ 16%).
Nel 2022, rispetto alla tipologia coltivata, le piante fresche incidono per il 93% rispetto alle cime radicate (7%); prevale la varietà Florida Fortuna; la quantità di piante cime radicate rimane più o meno stabile e consente la produzione autunnale e invernale con una presenza costante di prodotto sui mercati.
L’utilizzo delle piante fresche ha permesso di ottenere alcuni vantaggi:
- anticipo della produzione, con diversi benefici, non solo agro-pomologici, e una migliore distribuzione temporale della raccolta;
- minore impiego e migliore gestione della manodopera, aspetto fondamentale per l’intera frutticoltura Metapontina viste le esigenze concomitanti di altre colture;
- minore durata del ciclo della pianta per il trapianto più tardivo;
- migliore qualità dei frutti;
- minor numero di interventi antiparassitari.
D’altro canto, andamenti stagionali poco favorevoli (ritorni di freddo tardivi) associati ad un modificato comportamento vegeto-produttivo della pianta (anticipo delle fasi di fioritura e maturazione), possono determinare danni quanti-qualitativi rilevanti che spesso hanno influito negativamente sul risultato economico dei fragoleti.
Il calendario di produzione è ampio, infatti l’offerta di fragole parte da novembre per concludersi a maggio, con un picco che va da marzo a maggio. Tale situazione ha permesso di essere presenti sui mercati in periodi in cui il prodotto di origine spagnola o proveniente da altre regioni italiane (Sicilia e Calabria) è meno presente.
L’assetto varietale
Nello standard varietale, rispetto agli anni precedenti, aumenta il numero di varietà coltivate, sia per conseguire un anticipo della raccolta nella fase precoce del mercato, sia per creare nuovi marchi commerciali (brand Rossetta e Matera) capaci di fidelizzare le scelte del consumatore ad un prodotto di qualità legato al territorio di produzione.
Tra le varietà coltivate primeggia Candonga Sabrosa che rappresenta circa il 52% della superficie coltivata, mentre tra le nuove introduzioni spiccano Inspire e Rossetta, che, già presenti nelle annate precedenti, in questa annata raggiungono rispettivamente il 12 e il 7% dello standard. Interessante l’incidenza di nuove introduzioni come Redsara e Marinbella, mentre si conferma con una superficie costante Melissa; Sabrina, invece, è quasi scomparsa dallo standard varietale. Interessante l’introduzione per le produzioni precoci di Flavia. Tra le cime radicate, oltre alla storica Fortuna, si ricordano Plared014 e Primavera.
Lo standard varietale proposto negli ultimi anni ha avuto come riferimento l’offerta di un prodotto di alta qualità organolettica e con una “shelf life” che consente di dare maggiore durata commerciale al prodotto. Queste sono le caratteristiche tipiche di Candonga Sabrosa, introdotta nel 2003, che ormai da oltre un quindicennio primeggia nella produzione lucana, condizione che non ha eguali nella lunga storia della fragolicoltura metapontina.
Con questi presupposti, le prospettive commerciali della fragolicoltura metapontina dipenderanno da diversi fattori come:
- la tenuta dei consumi, anche se la fragola è stato uno dei pochi prodotti che lo scorso anno, in piena pandemia, ha dato buoni risultati;
- l’import da Paesi concorrenti, in particolare la Spagna, dove le superfici coltivate sono in diminuzione;
- le condizioni climatiche, che possono condizionare sia la quantità che la qualità delle produzioni.
L’auspicio di questa annata è che gli sforzi sostenuti dalle imprese per incrementare le superfici coltivate, vengano compensati dai risultati commerciali, per consentire una redditività adeguata in modo da assicurare un futuro a questa coltura che rappresenta un riferimento sia per l’agricoltura lucana, sia per quella italiana nel suo complesso, grazie alla proposizione di un prodotto di alta qualità in linea con quella del “food made in Italy”.
La sperimentazione
Il lavoro è svolto nell’ambito delle attività di sperimentazione dell’Azienda Pantanello dell’Alsia che ormai da oltre 30 anni valuta le varietà selezionate dal miglioramento genetico nazionale e straniero in collaborazione con il Crea di Forlì. Per ognuna delle varietà e delle selezioni in osservazione nel 2020-21 sono state considerate 40 piante distribuite in 4 parcelle da 10 piante con impostazione del campo a blocchi randomizzati. Al campo (ubicato a Scanzano Jonico) è stata applicata la tecnica ordinaria di coltivazione utilizzata nel territorio.
Nella tabella 1 sono riportate le produzioni degli ultimi 6 anni delle 4 varietà più diffuse nello standard varietale del Metapontino; a queste se ne aggiungeranno altre nei prossimi anni che hanno una certa diffusione nei campi coltivati. Di tutte le varietà è stata rilevata la produzione totale, quella commerciale e la presenza di frutti piccoli (sotto i 15 g).
Analizzando i dati delle 4 varietà nel periodo 2016-21 si possono riportare le seguenti considerazioni. Il comportamento vegeto-produttivo nelle annate 2015-16 e 2016-17 è stato abbastanza simile, con differenze sulla distribuzione della produzione influenzata dalle condizioni climatiche. Queste sono state abbastanza miti durante la prima annata, consentendo una raccolta costante e continua secondo le previsioni. Nella seconda annata, per i ritorni di freddo che si sono verificati a metà gennaio, si è avuta una concentrazione della produzione nella fase tardiva, con una penalizzazione delle varietà precoci, come Melissa, che hanno subito forti danni ai frutti con una perdita del 10-15% di prodotto. Nel 2020 le condizioni ambientali hanno consentito una produzione nella media delle annate precedenti, ma soprattutto i buoni prezzi di vendita hanno favorito raccolte che si sono prolungate fino a metà giugno.
In tutte le annate considerate la varietà che si è distinta per la maggiore produzione commerciale è stata sempre Sabrina, risultato che non giustifica la riduzione in termini di superficie coltivata; purtuttavia, la variabilità nelle raccolte sperimentali effettuate è stata pari al 13,3%. Le varietà più costanti negli anni sono state Marisol e Melissa, quella meno costante Sabrosa con il 19,1%.
Per precocità di produzione e anche per produttività si è distinta Melissa, che ha accusato una leggera diminuzione nella seconda annata proprio per i ritorni di freddo sopra menzionati. La minore produzione è stata registrata per Sabrosa. A livello di peso medio del frutto, la migliore annata è stata la prima, mentre la maggiore produzione della seconda annata non ha determinato un minor peso medio del frutto. Nel 2018 l’andamento climatico abbastanza altalenante ha avuto forti ripercussioni sulla produttività delle piante e sulle caratteristiche qualitative con peso medio del frutto minore rispetto alle annate precedenti. L’ultima annata è stata la migliore da un punto di vista produttivo per tutte le varietà, anche se con un minor peso medio dei frutti.
Resta inteso che la validazione e l’introduzione di nuove varietà risulta importante per coprire fasi di mercato come quella precoce; certamente le varietà che si devono introdurre devono privilegiare caratteri di qualità, non sempre raggiungibili, per poter offrire al consumatore un prodotto costante nel tempo.
Nella tabella 2 sono riportati i dati relativi alla sperimentazione condotta nel 2020-21. In questa annata sono state osservate 19 varietà e 9 selezioni avanzate. Per tutte sono state rilevate la produzione totale e commerciale, la percentuale di frutti di piccole dimensioni (sotto di 15 g), l’entità del prodotto di scarto (frutti deformati o con problemi di fitopatie), il tenore zuccherino (°Brix), la consistenza dei frutti (valutata da un panel di assaggiatori).
Dal punto di vista produttivo, il dato medio è di 850 g/pianta; la maggiore produzione si è avuta con Elide, mentre nelle nuove introduzioni un buon risultato si è avuto con Marinbella; si confermano Sabrina e la vecchia Nabila. Un dato inferiore alla media si è avuto con Inspire, anche se il dato è stato influenzato dal materiale di propagazione di media qualità che ha determinato un comportamento anomalo in campo.
Rispetto al peso dei frutti (in media circa 28 g), un buon risultato si è avuto con Rociera (35 g), anche se l’aspetto del frutto e la tardività di maturazione non sono punti forti per l’areale Metapontino. Rispetto allo scarto, aspetto legato a fitopatie parassitarie e non, il dato medio si è attestato a circa 10 g/pianta, a causa di marciumi (muffa grigia e oidio).
La media di frutti piccoli per pianta è di circa 96 g, con punte maggiori per le varietà più produttive. Per quanto riguarda il grado zuccherino, il dato medio è di 7,7, con punte anche oltre 9 (Flaminia e Charlene). Infine, per la consistenza, determinata da un gruppo di assaggio assegnando un punteggio da 1 a 5, il dato medio di 3,3 è apparso molto interessante.
Nella figura sopra è riportata l’incidenza delle produzioni mensili da cui si può evincere la precocità di produzione, dato molto importante per la fase commerciale, quando la disponibilità di prodotto non riesce a soddisfare le richieste del mercato. Interessante la precocità di Marinbella e Flavia, come pure di diverse selezioni ottenute dal CIV di Ferrara.
Il lavoro sperimentale risulta fondamentale per verificare il comportamento vegeto-produttivo nel nostro ambiente; l’introduzione di nuove varietà, soprattutto nella fase precoce è importante, però si deve perseguire l’obiettivo di mantenere elevati gli standard qualitativi che fanno tanto apprezzare la fragola di origine lucana.