Con un valore stimato di circa 925 milioni di euro, il comparto agrumicolo rappresenta una fetta significativa (circa il 2%) della produzione agricola nazionale italiana. Più dell’80% di questa produzione si concentra nelle regioni meridionali, in particolare in Sicilia e Calabria, dove le arance costituiscono il 60%, seguite da clementine (17%), limoni (16%) e, in misura minore, mandarini, pompelmi e lime. La Sicilia si conferma leader nazionale per superficie investita ad arance, con oltre i due terzi dell’intera produzione italiana localizzata prevalentemente nella provincia di Catania. Negli ultimi decenni, il settore ha dovuto affrontare sfide fitosanitarie di rilievo, a partire dal virus della Tristeza degli agrumi (CTV), letale per le piante innestate su arancio amaro (Citrus aurantium), all’elevata incidenza del mal secco del limone (Plenodomus tracheiphilus), eventi che hanno spinto il comparto verso un profondo rinnovamento.
La filiera si è così orientata verso varietà più resilienti, materiali di propagazione certificati e risanati, e strategie produttive più compatibili con le nuove esigenze del mercato. In particolare, la crescente domanda della gdo ha incentivato la selezione di arance pigmentate con maturazione anticipata o tardiva, per ampliare il calendario di offerta e limoni apireni o con pochi semi, dotati di buona adattabilità ambientale e quindi coltivabili in un’ampia gamma di contesti pedoclimatici. In questo scenario si inserisce il progetto TopCitrus, finanziato dalla sottomisura 16.1 del Psr Sicilia 2014/2020. Il progetto, di cui sono stati recentemente presentati i risultati, si è posto l’obiettivo di selezionare, risanare e certificare nuove varietà di arance pigmentate e limoni attraverso una serie di fasi finalizzate a garantire la qualità genetica e sanitaria delle piante destinate alla produzione.
TopCitrus: nuove varietà e pratiche più sicure
«È necessario un cambio di paradigma», afferma Salvatore Rapisarda, direttore di Op Euroagrumi di Biancavilla (CT). «Non siamo più nella fase in cui si trattava di gestire le eccedenze produttive, ma dobbiamo aumentare le produzioni puntando sulla qualità». I cambiamenti climatici hanno causato drastici cali nella resa, rendendo urgente l’elaborazione di un piano di monitoraggio e la tutela della risorsa idrica. Un esempio concreto è il riciclo dell’acqua nei magazzini attraverso laghetti di fitodepurazione, una pratica che deve diventare parte integrante del nostro sistema produttivo. In questa direzione, il progetto Topcitrus ha dimostrato una visione lungimirante grazie alle diverse azioni intraprese, il Crea ha saputo indicare una via sostenibile per il futuro del settore.
Marco Caruso, ricercatore del Crea-Ofa di Acireale (Ct), si è occupato della selezione e qualificazione di nuove varietà di pregio nell’ambito dell’azione 2 di TopCitrus. Il primo passo, è stato rappresentato dal reperimento dei cloni, circa un centinaio, selezionati per caratteristiche agronomiche e qualitative sia in campo che in post-raccolta. I cloni promettenti sono stati sottoposti a risanamento sanitario mediante la tecnica del microinnesto meristematico in vitro. Successivamente, le piante risanate sono state sottoposte a controlli fitosanitari, condotti sia con metodi biologici sia con analisi molecolari per escludere la presenza dei principali virus e viroidi regolamentati (come previsto dal D.Lgs. 18/2021 per la categoria "certificato").
Una volta verificate, le piante sono state propagate su portinnesti ottenuti da seme e certificati virus-esenti. Questo garantisce la completa tracciabilità e conformità del materiale, che è stato distribuito alle aziende partner per la realizzazione di campi pilota in ambienti diversi, così da valutarne l’adattabilità e le performance produttive.
Il percorso si completa con l’avvio dell’iter di certificazione volontaria, sia a livello nazionale (schema QVI – Qualità Vivaistica Italiana), sia europeo, per valorizzare ulteriormente la produzione italiana sul mercato interno e internazionale.
Il ruolo del Crea-Ofa nella certificazione agrumicola
Dal 1993 il Crea-Ofa di Acireale è riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura come Centro di Conservazione per la Premoltiplicazione (CCP) e Centro di Moltiplicazione (CP). Qui vengono mantenute oltre 80 varietà agrumicole in categoria pre-base, regolarmente sottoposte a controlli fitosanitari e pronte per essere utilizzate nei programmi di certificazione. Le varietà selezionate nell’ambito di TopCitrus includono il Tarocco Gallo e il Tarocco Dal Muso, due nuove selezioni di arance pigmentate a maturazione tardiva e il Femminello Apireno Amalfitano, un clone apireno di limone. Queste varietà sono state propagate su portinnesti certificati, generando oltre 1.200 piante, che sono già in fase di valutazione agronomica in campo presso aziende partner.

Reti ombreggianti su limone ‘Femminello Zagara Bianca’
Nell’ambito dell’azione 3 di TopCitrus, di cui si sono occupati Giuseppina Las Casas e Biagio Torrisi del CREA-OFA di Acireale, ci si è concentrati sull’effetto di una rete ombreggiante installata in un agrumeto siciliano di limone ‘Femminello Zagara Bianca’, con l’obiettivo di valutare l’impatto di questa copertura sia sulla fisiologia della pianta sia sull’incidenza del mal secco.
La prova è stata realizzata in un impianto biologico, avviato nel 2016, con piante innestate su due diversi portinnesti (limone Volkameriano e arancio amaro) disposte secondo un sesto dinamico (2 × 2,5 metri). A partire dal 2018, una parte dell’impianto è stata coperta con una rete antigrandine neutra, in polietilene, con un tasso di ombreggiamento moderato (5-7%). Contestualmente, è stato installato un sistema di sensori per il monitoraggio continuo dei principali parametri microclimatici.
Durante l’osservazione, sono stati effettuati numerosi rilievi, articolati su quattro livelli principali: fisiologico, fenologico, morfologico e sanitario. I primi risultati hanno mostrato un bilancio idrico migliore per le piante coltivate sotto rete, con valori di potenziale idrico meno negativi nei mesi più caldi. Ciò indica una minore esposizione allo stress idrico rispetto alle piante in pieno campo. Allo stesso tempo, si è osservato un aumento della fotosintesi e una maggiore efficienza d’uso dell’acqua, soprattutto nei soggetti innestati su Citrus volkameriana, noti per la loro maggiore vigoria. Anche il contenuto di clorofilla e azoto è risultato superiore sotto rete, suggerendo una condizione nutrizionale più favorevole.
Sul piano fitosanitario si è registrata una riduzione dell’incidenza del mal secco, probabilmente riconducibile sia al miglioramento delle condizioni fisiologiche, sia alla funzione protettiva della rete, che limita la formazione di ferite da vento o grandine, principali vie d’ingresso del patogeno.
«Il lavoro, afferma Las Casas, ha dimostrato che anche una copertura leggera può apportare benefici significativi, migliorando non solo la gestione idrica e lo stato fisiologico delle piante, ma contribuendo alla prevenzione delle infezioni fungine. Dal punto di vista fenologico, le piante sotto rete hanno mostrato un’anticipazione della fioritura primaverile e un maggiore sviluppo dei germogli. Tuttavia, la maturazione dei frutti è risultata anticipata nelle piante in pien’aria, senza differenze apprezzabili nella produzione complessiva tra i due sistemi di coltivazione». I dati raccolti costituiscono una base preziosa per futuri approfondimenti.
Nello specifico, l’attività di Biagio Torrisi ha riguardato la raccolta di dati per la costruzione di modelli predittivi, strumenti fondamentali per prendere decisioni informate e tempestive. Le tecnologie di rete giocano un ruolo chiave in questo processo: esistono soluzioni basate su SIM 4G, ma anche reti a bassa potenza come LoRaWAN, in grado di coprire superfici ampie, fino a 5x5 chilometri. Oltre a prevedere determinati fenomeni, questi modelli forniscono anche spiegazioni utili per comprendere le dinamiche agronomiche. Le prossime fasi del progetto prevedono la ripetizione delle analisi su più annualità, con l’obiettivo di rafforzare l’affidabilità dei risultati, e l’integrazione dei dati fisiologici con quelli microclimatici forniti dai sensori, al fine di sviluppare modelli previsionali per la gestione efficiente dell’irrigazione.
L’integrazione di questi sistemi con altri modelli già esistenti a livello globale, permetterà una gestione ancora più efficace e sostenibile dell’agricoltura.

Edible coating per la conservazione dei frutti
L’azione 4 di TopCitrus si è focalizzata sulle fasi di post-raccolta, momento critico nella filiera agrumicola, poiché errori nella raccolta, nella lavorazione e nello stoccaggio possono compromettere gravemente la qualità e la conservabilità del prodotto. “In particolare, spiega Maria Concetta Strano, Ricercatrice CREA-OFA, Acireale e responsabile scientifico del progetto l’attenzione si è concentrata sulla realizzazione di rivestimenti edibili (edible coating) a base di pectina, ottenuta dagli scarti di lavorazione degli agrumi (la buccia) in un’ottica di economia circolare. A questi film sono stati integrati estratti vegetali e oli essenziali con comprovata attività antifungina, con l’intento di creare un’alternativa naturale e funzionale ai tradizionali trattamenti chimici.
L’uso di tali rivestimenti, già riconosciuto e approvato dall’EFSA, può contribuire al prolungamento della shelf-life e alla riduzione degli sprechi lungo la filiera.
Nel corso del progetto, la prima fase ha riguardato la selezione di estratti naturali e oli essenziali da specie vegetali tipiche dell’area mediterranea. Le loro proprietà antifungine sono state preliminarmente valutate attraverso test in vitro e in vivo, su frutti di limone inoculati con Penicillium digitatum e P. italicum. I risultati più promettenti sono stati ottenuti dagli oli essenziali di cannella e origano, che hanno dimostrato una marcata attività antifungina anche a concentrazioni decrescenti.
Parallelamente, sono stati messi a punto i rivestimenti a base di pectina, valutando diverse concentrazioni e l’aggiunta di sali di calcio per migliorarne la stabilità e l’adesione alla superficie del limone. I rivestimenti contenenti oli essenziali sono poi stati applicati su frutti destinati alla frigoconservazione, per verificarne l’efficacia nel controllo delle infezioni naturali e per valutarne l’impatto sulle caratteristiche microbiologiche, chimico-fisiche e nutrizionali del prodotto.
I risultati ottenuti finora sono incoraggianti e indicano che l’impiego di rivestimenti edibili a base di pectina e oli essenziali rappresenta una valida alternativa ai fungicidi di sintesi, con potenzialità concrete per migliorare la conservabilità e la qualità dei limoni, ridurre l’impatto ambientale e valorizzare i sottoprodotti della filiera agrumicola. Questa linea di ricerca si inserisce perfettamente nel quadro delle strategie innovative e sostenibili, contribuendo a rendere più resiliente e circolare il sistema agroalimentare mediterraneo.