La 43ª edizione di Macfrut, in programma dal 21 al 23 aprile 2026 al Rimini Expo Centre, si annuncia come la più grande e innovativa di sempre. La manifestazione cresce ancora, con due padiglioni aggiuntivi, un nuovo layout fieristico e un programma che unisce business, networking, formazione e approfondimento tecnico-scientifico.
Un salto di qualità e nuove date strategiche
«C’è stato un salto dal 2023 – ha dichiarato Renzo Piraccini, presidente uscente di Macfrut – frutto dell’efficienza del team di Cesena Fiera, del supporto di ICE e dei suoi uffici nel mondo. Vogliamo dare un segnale forte con lo stand dell’acqua, tema cruciale per l’agricoltura, e annunciare la nuova collocazione in aprile, scelta per evitare la concomitanza con altre fiere. Al centro ci saranno avocado e mango, frutti simbolo di una domanda in forte crescita. Non puntiamo a crescere nei numeri, ma soprattutto a qualificare i buyer che partecipano».
Macfrut conferma anche la sua vocazione internazionale: il 40% degli espositori proviene dall’estero, un dato che la rende la fiera più globale dell’ortofrutta italiana. La presentazione ufficiale a Catania ha visto la partecipazione di circa 100 operatori in sala e oltre 300 collegati da tutto il mondo, confermando il carattere globale dell’appuntamento.
La scelta delle nuove date, dal 21 al 23 aprile, è già stata accolta con favore da operatori e aziende, perché evita sovrapposizioni con altri eventi, favorendo così una partecipazione più ampia e qualificata.
«Macfrut non è una fiera come le altre, ha aggiunto Piraccini. Oltre al business, l’elemento distintivo è la conoscenza, con momenti di confronto e aree dimostrative che coinvolgono operatori, tecnici e ricercatori. Dieci anni fa il cuore del business era il mercato, oggi il problema principale è la produzione, e questo format risponde alle esigenze delle medie imprese».
La fiera offrirà tour professionali guidati da esperti universitari, la Macfrut Academy con video-lezioni di approfondimento, oltre al tradizionale servizio di business matching.
Macfrut: layout rinnovato con tre macroaree
Una delle grandi novità sarà il nuovo layout fieristico, pensato per agevolare la fruizione dei visitatori e la partecipazione agli eventi.
«Abbiamo ascoltato le esigenze degli espositori e creato un’organizzazione più chiara, ha spiegato Piraccini. I padiglioni saranno suddivisi in tre macroaree contrassegnate da colori di riferimento, con segnaletica digitale e totem multimediali che renderanno più semplice orientarsi».
Le tre aree tematiche saranno:
- Pre-Harvest: dedicata al pre-raccolta, ospiterà il Salone delle Biosoluzioni, l’Acqua Campus con focus sul risparmio idrico, il Plant Nursery e Agrisolar per l’agrivoltaico. Previsti focus su robotica, intelligenza artificiale e biotecnologie, oltre a dimostrazioni in campo.
- Post-Harvest: cuore storico della fiera, dedicato alle tecnologie di raccolta, packaging, logistica e conservazione. Confermati i saloni di prodotto Red Planet (pomodoro) e Berry Area (piccoli frutti).
- Healthy Food Area: l’area più recente, pensata per rispondere al crescente interesse dei consumatori verso salute e sostenibilità. Qui troveranno spazio alimenti funzionali, produzioni biologiche, soluzioni smart per il consumo, showcooking e il Salone Spices&Herbs Global Expo.
«Oggi su 8,2 miliardi di persone, un miliardo è obeso e due miliardi sono in sovrappeso, ha ricordato Piraccini. In Italia, secondo un’indagine Nomisma con UniSalute, il 51% segue regimi dietetici, rispetto al 29% di tre anni fa. Numeri che spiegano la crescita dell’interesse per prodotti healthy, tra cui proprio i prodotti dell’ortofrutta, che ci spingono a investire su questo fronte».
Avocado e mango protagonisti a Macfrut
Focus su due prodotti in particolare: avocado e mango, simboli del boom dei consumi europei. «L’avocado ha conosciuto un successo straordinario: in Italia i consumi sono quadruplicati in dieci anni, con un +694% pro-capite e un +317% in valore negli ultimi sei anni, ha sottolineato Piraccini. Anche il mango registra crescite significative. È un trend che coinvolge tutta l’Europa e che ci spinge a dedicare loro due eventi esclusivi».
Macfrut 2026 ospiterà quindi l’Avocado Day e il Mango Day, giornate business to business che prevedono sessioni tecniche al mattino e incontri B2B personalizzati al pomeriggio, con degustazioni, networking e presentazioni di mercato. Questi prodotti possono avere in Sicilia un grande futuro. La gdo e gli importatori specializzati finalmente hanno deciso di proporre il frutto maturo e questo ha cambiato radicalmente la percezione del consumatore finale.
Sull’importanza dell’esotico si è soffermata anche Raffaella Orsero, amministratrice delegata del Gruppo Orsero, in collegamento video: «L’esotico ormai non è più un trend, ma una realtà consolidata. Per il nostro gruppo, avocado e mango valgono già il 10% del fatturato, con una crescita a doppia cifra negli ultimi tre anni. Abbiamo deciso di investire anche in Sicilia sviluppando partnership importanti come quella con Piante Faro. La finestra di produzione è limitata, Macfrut sarà l’occasione per raccontare al mercato la specificità della produzione siciliana, che non è replicabile altrove e va valorizzata come un unicum».
I Caraibi e il Brasile: nuovi scenari globali
Il carattere internazionale di Macfrut sarà confermato anche dai focus dedicati ai Paesi Caraibici e da missioni estere coordinate da ICE. Oltre all’interesse per la Penisola Arabica e l’Arabia Saudita, “dove si può arrivare in poco tempo e con costi molto bassi dal porto di Gioia Tauro”, si guarda infatti anche al Brasile.
I Paesi caraibici (dalla Repubblica Dominicana a Cuba, dalla Colombia al Messico) sviluppano oltre 30 miliardi di dollari di export, con un surplus di 12,8 miliardi nel settore frutta e ortaggi tropicali.
Oggi il Brasile è la prima destinazione extra Ue per le mele italiane. L’anno scorso ha importato oltre 80 mila tonnellate di mele italiane e c’è un grande interesse perché gli Stati Uniti hanno messo un dazio del 50% sui prodotti di esportazione brasiliana. Per questo è prevista una missione in Brasile a novembre rivolta agli esportatori di mele e di kiwi e agli importatori di frutta tropicale.
«ICE è orgogliosa di accompagnare Macfrut nel suo percorso di crescita internazionale, ha sottolineato Lorenzo Galanti, direttore generale ICE. Non è solo una piattaforma per attrarre buyer, ma un ponte verso nuovi mercati, dall’Africa all’Asia centrale. Per questo supportiamo l’evento con attività di incoming e progetti di formazione».
Acqua: la sfida delle infrastrutture
Il tema dell’acqua sarà centrale. «Fino al 2017-2018 parlavamo di politiche di mitigazione, oggi servono politiche di adattamento, ha dichiarato Massimo Gargano, direttore generale ANBI. Entro il 2035 i cambiamenti climatici condizioneranno fino all’1% del PIL, soprattutto nel Sud Europa. La principale compagnia riassicuratrice del mondo, la Munich Re, nel 2024 ha stimato i danni provocati nel pianeta dai cambiamenti climatici in 320 miliardi di dollari. L’unica risposta è investire in infrastrutture che garantiscano risparmio idrico e resilienza. A Macfrut mostreremo campi dimostrativi con soluzioni tecnologiche replicabili».
La voce delle istituzioni
Nel suo videomessaggio, il Ministro Francesco Lollobrigida ha ribadito il valore strategico della manifestazione: «Abbiamo superato Francia e Germania in termini di valore aggiunto agricolo, ma dobbiamo continuare a puntare su qualità, sostenibilità e innovazione. Macfrut è ormai un appuntamento essenziale per il sistema Paese: una vetrina che unisce tradizione e futuro e che consente all’agricoltura italiana di mostrarsi come modello internazionale».
Sicilia: eccellenze, dati e prospettive
La Regione Siciliana sarà partner ufficiale di Macfrut 2026. «Partecipare a questa fiera significa raccontare la storia, la cultura e la passione per i nostri prodotti», ha dichiarato Calogero Foti, capo di gabinetto dell’Assessorato all’Agricoltura. «Visto che registriamo il maggior numero di giovani impegnati direttamente in agricoltura e vantiamo la maggiore superficie bio d’Italia, dopo dieci anni era giusto tornare a presentare le nostre produzioni e farle conoscere attraverso certificazioni che aggiungano valore. Tutto questo investendo in innovazione, risparmio idrico e, soprattutto, facendo rete e aprendo nuovi mercati. Si tratta perciò di essere partner di una fiera che evolve così come evolve la Sicilia».
Sicilia, regina dell’ortofrutta italiana: quantità, qualità e sostenibilità
Mario Schiano Lo Moriello della direzione filiere e analisi dei mercati di Ismea traccia un quadro dettagliato dell’ortofrutta siciliana.
Con 263 mila ettari coltivati a ortofrutta nel 2024 (22% della superficie nazionale), la Sicilia si conferma cuore produttivo del settore, con oltre 4,6 milioni di tonnellate raccolte (19% del totale italiano). In testa gli agrumi (84 mila ettari, 58% della superficie nazionale), seguiti da uva da tavola, frutta in guscio, ortaggi in serra. La Sicilia conferma la sua leadership nel biologico con 413 mila ettari bio (17% della SAU bio italiana). La produzione agricola siciliana nel 2024 ha raggiunto 6,08 miliardi di euro (9% del totale italiano) di cui l’ortofrutta pesa per il 16% del valore nazionale del comparto). Inoltre, in considerazione dell’unicità pedoclimatica e professionalità imprenditoriale, la Sicilia conta 13 DOP/IGP ortofrutticole, tra cui Arancia Rossa di Sicilia IGP, Limone di Siracusa IGP, Pomodoro di Pachino IGP, Uva di Mazzarrone IGP. La DOP economy siciliana vale 555 milioni, di cui l’11% (circa 61 milioni) dall’ortofrutta e il territorio ospita 126 prodotti certificati per 21.438 operatori.
Tuttavia, restano criticità legate a organizzazione, innovazione e continuità delle forniture.
«Ogni territorio ha delle caratteristiche difficilmente replicabili e già di per sé uniche, spiega Alfio Mancuso del Gruppo Arena. La Sicilia vanta una qualità straordinaria, ma si dovrebbe migliorare l’aspetto aggregativo per creare progetti nuovi e attrarre investimenti».
Dal punto di vista della grande distribuzione, la qualità è già riconosciuta. «Per sviluppare i prodotti, sottolinea Germano Fabiani di Coop Italia, partiamo sempre dalle prove di degustazione. Oggi abbiamo 12 prodotti siciliani certificati nella linea Fior fiore, contro i 6 di quelli campani. La qualità e l’imprenditorialità sono altissime, ma i produttori dovrebbero specializzarsi in alcune fasi della filiera».
Sul fronte internazionale, il tema principale è l’innovazione varietale. «Le uve senza semi siciliane sono pochissime e siamo in ritardo di vent’anni, evidenzia Domenico Lo Re di Eurogroup. Con varietà moderne potremmo arrivare sui mercati con settimane di anticipo e garantire maggiore costanza qualitativa».
La diversificazione gioca un ruolo chiave. «Bisogna insistere sul biologico e puntare sul B2C, osserva Nicolò Sparacino di Biofruit. Il turista viene in Sicilia non solo per i monumenti, ma per esperienze gastronomiche che rafforzano l’immagine del territorio».
Nei mercati del Nord Europa, però, pesano le difficoltà logistiche. «Lavoriamo da anni con fornitori siciliani di carote, agrumi e uva, racconta Jan Giovanni Ghisalberti di Jaghi Trade, ma manca la continuità. In Danimarca, il biologico ha grande mercato, ma serve stabilità nelle forniture».
Dal Medio Oriente arriva un’altra sfida: l’innovazione di processo. «In Spagna, da anni si applicano trattamenti post-raccolta per allungare la conservazione, sottolinea Alessandro Simone di Lulu Supermarket. In Italia solo un produttore lo fa. Senza queste tecnologie non possiamo esportare a causa dei tempi di transito».
Accanto a innovazione e organizzazione, il marketing territoriale resta decisivo. «Nei mercati del Nord Europa il consumatore conosce la Sicilia solo per le arance rosse, nota ancora Lo Re. Prima bisogna vendere il prodotto, poi il marchio». Per Fabiani «nel caso del territorio nazionale, lo storytelling e il packaging sono strumenti centrali: alla Coop il 70% dei prodotti è pre-incartato ed è il packaging a veicolare il messaggio al consumatore».
La Sicilia è, quindi, leader nazionale per quantità, valore economico, biologico e certificazioni, confermandosi patrimonio strategico dell’ortofrutta italiana. La sfida per il futuro sarà consolidare questa leadership con investimenti in ricerca, sostenibilità e promozione internazionale.