Il carico fiorale è uno dei principali indicatori di produzione di un frutteto. Generalmente, il numero di fiori è molto più elevato di quanto non ne servano effettivamente per raggiungere una produzione ottimale. La tecnica più utilizzata per ridurre il carico fiorale è il diradamento, applicabile chimicamente, manualmente o meccanicamente. Le operazioni di diradamento del melo sono indispensabili per il conseguimento di un carico produttivo adeguato e per offrire alla pianta la possibilità di tornare a fiorire nella stagione successiva. Intervenire sul melo mediante la pratica del dirado permetterà quindi di ottenere mele di pezzatura migliore e di ottima qualità, dalla colorazione e dal sapore zuccherino adeguati. Vista l’importanza di questa operazione colturale sia dal punto di vista della produzione, sia da quello economico, il mondo della ricerca è sempre molto attivo nell’individuazione di nuove tecniche per ottimizzare il diradamento
Il gruppo di lavoro Eufrin
Dopo ormai due anni di soli convegni online, i membri del gruppo di lavoro di Eufrin (European Fruit Research Institutes Network) sul diradamento hanno potuto incontrarsi nuovamente di persona, questa volta nel kibbutz Kfar-Giladi nel nord di Israele. Il gruppo di ricerca di Eufrin sul diradamento era costituito in origine solo da membri provenienti dai Paesi europei; nel corso degli anni, però, si è andato via via ingrandendo, tanto che all’edizione di quest’anno erano presenti ricercatrici e ricercatori di ben 16 Paesi diversi. Lo scopo di questo convegno, della durata di tre giorni, è di condividere i più recenti risultati della ricerca e di discuterne con un approccio critico-costruttivo. In questa relazione si illustrano brevemente i risultati di maggiore rilievo raggiunti dalla ricerca, suddivisi per tematica.
Supporto decisionale per il diradamento di fiori e frutti
Le ricercatrici e i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando alla stesura di linee guida con le quali fornire un supporto decisionale per il diradamento dei fiori e dei frutticini. Obiettivo comune, seppur con approcci diversi, è identificare direttamente sulla pianta o in laboratorio i possibili segnali grazie ai quali prevedere la cascola dei frutti.
Ad aprire gli interventi è stato Alessandro Botton dell’Università di Padova. Nella sua relazione ha illustrato un primo approccio per prevedere il carico fiorale del pesco. Assieme al suo team ha raccolto campioni di bottoni fiorali da piante sottoposte a trattamenti diversi e in laboratorio ne ha analizzata l’espressione genica. È stato possibile identificare un gene che permette di predire già in estate quella che sarà l’intensità di fioritura dell’anno successivo. Grazie a questo gene si è potuto inoltre determinare il momento ottimale in cui eseguire un trattamento con gibberelline per favorire il ritorno a fiore nell’anno successivo.
Xue Feng, della Hebrew University d’Israele, e Michal Ackerman Lavert, del Migal-Galilee Research Institute d’Israele, hanno presentato le loro sperimentazioni sul possibile influsso delle citochinine sulla cascola dei frutti. Nel corso delle sperimentazioni hanno provato a predire la cascola naturale dei frutticini del melo adottando approcci diversi. Oltre a misurare lo spettro luminoso, anche loro hanno analizzato l’espressione genica di mazzetti fiorali sottoposti a trattamenti diversi e hanno constatato che i frutticini che restano sulla pianta emettono uno spettro nel visibile diverso per alcune lunghezze d’onda rispetto ai frutticini che si staccano. Feng e Lavert hanno anche potuto dimostrare l’importanza dell’acido abscissico e della citochinina in relazione alla cascola naturale dei frutti: un risultato particolarmente importante per gli studi futuri.
Konni Biegert, del Centro di competenza per la frutticoltura del Lago di Costanza, ha condotto sperimentazioni utilizzando uno spettrometro F-750, un apparecchio sviluppato originariamente per misurare la maturità dei frutti in campo tramite spettroscopia nel vicino infrarosso. Nelle sue prove Biegert lo ha utilizzato per effettuare misurazioni sui frutti prima e dopo il trattamento con metamitron e ha potuto constatare una chiara correlazione fra le misurazioni effettuate cinque giorni dopo il trattamento e la cascola che ne è conseguita. Questo permetterebbe di effettuare una stima del probabile effetto di diradamento.
Diradamento con atomizzatori a controllo computerizzato
Quando arriva il momento di effettuare il diradamento, piante con un diverso carico fiorale all’interno dello stesso impianto costituiscono un grosso problema per tutti i produttori di mele. Un trattamento mirato delle piante è difficile e impegnativo. Ora si punta a rendere possibile il diradamento di precisione tramite l’analisi di immagini e l’impiego di atomizzatori a controllo computerizzato.
Nel suo intervento, Omar Crane di Northern R&D Israel, ha illustrato i problemi della melicoltura israeliana. A causa del fenomeno dell’alternanza, la fioritura negli impianti ha spesso un’intensità non omogenea e questo rende alquanto difficoltoso eseguire il diradamento chimico. La start up israeliana AgriWare offre una soluzione a questo problema: con l’ausilio di droni si realizza, durante la fase di fioritura, una mappa digitale dell’impianto; tramite un modulo elettronico la si trasmette a un comune atomizzatore, il quale apre e chiude gli ugelli in modo mirato. Questo consente di trattare solo le piante con una fioritura intensa o eccessiva, evitando di irrorare quelle con uno scarso carico fiorale. Le prove eseguite da Crane hanno dimostrato che questo sistema permette effettivamente di adeguare la strategia di diradamento al carico di fiori della pianta. Al tempo stesso, però, non bisogna dimenticare di trattare anche le piante con una fioritura meno intensa, poiché altrimenti su queste si avrebbero troppi frutti per mazzetto, con la conseguente necessità di effettuare un diradamento manuale per ottenere frutti di qualità.
Peter Frans, de Jong della Wageningen University & Research, ha illustrato nel suo intervento le esperienze fatte con il diradamento di precisione, calibrato su ogni pianta in base al carico fiorale, richiamando anche lui l’attenzione sulla problematica delle diverse intensità di fioritura all’interno di uno stesso impianto. In questa sperimentazione si sono prese a campione le mele Elstar, una varietà generalmente soggetta ad alternanza, un fenomeno che rende difficile per gli agricoltori sviluppare una strategia di diradamento adeguata. Anche qui vi è l’intenzione di rilevare mappe d’intensità di fioritura all’interno dell’impianto avvalendosi di droni o piattaforme dotate di sensori, installate su trattore o altro veicolo. Nell’ambito della sperimentazione presentata, tuttavia, i fiori sono stati contati manualmente e i dati così raccolti sono stati poi utilizzati per creare una mappa digitale. Le piante sono state suddivise in tre categorie, ognuna delle quali è stata sottoposta a un programma di diradamento diverso. Per avere un paragone, le piante di una parte dell’impianto sono state sottoposte tutte allo stesso trattamento, senza tenere conto dei loro diversi carichi fiorali. I risultati hanno dimostrato chiaramente che un diradamento mirato in base al carico di fiori permette di migliorare la qualità e incrementare la produzione. Inoltre, si è avuto anche un miglioramento del ritorno a fiore nell’anno successivo. In futuro si ha in progetto di integrare i dati di fioritura rilevati tramite droni o piattaforme con sensori, e di adeguare la quantità di acqua in base al volume della pianta, tramite un atomizzatore smart.
Matej Stopar dell’Istituto Agrario della Slovenia ha parlato nel suo intervento dello sviluppo di un sistema economico per regolare in tempo reale l’apertura e la chiusura degli ugelli dell’atomizzatore in base al carico fiorale del melo. A differenza delle relatrici e dei relatori che lo hanno preceduto, Matej Stopar ha presentato un sistema che non necessita di una preventiva scansione dell’impianto. Con l’ausilio di una comune telecamera industriale installata sul trattore le piante vengono scansionate al passaggio e un software calcola in tempo reale il carico fiorale; il margine di errore è appena del 10% circa. Gli ugelli dell’atomizzatore vengono aperti o chiusi in base al dato raccolto, consentendo così un diradamento mirato nell’impianto. Le prime sperimentazioni hanno avuto successo e ora si cercherà di perfezionare il prototipo.
Test su vari prodotti e programmi di diradamento
Guglielmo Costa, presidente del gruppo di lavoro di Eufrin per il diradamento chimico, ha presentato una relazione sulla necessità del diradamento per diverse varietà di frutta. Soprattutto negli ultimi anni è diventato evidente che i cambiamenti climatici interessano tutte le regioni frutticole dell’Europa, ma anche del resto del mondo. Per questo motivo è quanto mai importante mantenere attiva questa rete di collaborazione nell’ambito della ricerca e incontrarsi ogni anno per condividere le esperienze fatte. Solo così sarà possibile rimanere competitivi anche in futuro. Inoltre, finora il gruppo di lavoro ha sempre proceduto unito nella sperimentazione dei principi attivi di nuova introduzione; in questo modo si è potuto disporre di dati solidi in tempi brevi, un aspetto di grande importanza per le applicazioni pratiche.
Mekjell Meland, dell’Institute of Bioeconomy Research di Ullensvang, Norvegia, ha presentato nel suo intervento i risultati delle prove di diradamento eseguite sulle nuove varietà di mele Wursixo e Wuranda. Negli ultimi anni in Norvegia le aree agricole destinate alla melicoltura hanno visto una crescita costante; questo fatto e le nuove varietà introdotte richiedono una intensificazione continua della ricerca. Negli anni 2021 e 2022 sono state quindi eseguite diverse sperimentazioni riguardanti al potenziale di produzione per stabilire quale sia la carica fruttifera ottimale per le piante di queste due varietà di mele club di nuova introduzione. È risultato che per entrambe le varietà si può raggiungere una carica massima di 20-25 frutti per pianta in impianti di 3 anni di età, altrimenti la messa a fiore nell’anno successivo sarà insufficiente.
Presso il Centro di Sperimentazione Laimburg sono in corso osservazioni pratiche su un possibile effetto negativo dell’impiego di calcio-proexadione sull’azione diradante del metamitron. Proprio per verificare questa possibilità, nel 2021 e nel 2022 sono state eseguite sperimentazioni su diverse varietà. Dai risultati ottenuti in entrambi gli anni di sperimentazione è emerso che l’impiego di calcio-proexadione non ha avuto alcun tipo di effetto, né negativo né positivo, sul diradamento, per nessuna delle varietà prese a campione.
Wim Verjans, di PCFruit in Belgio, ha presentato le sperimentazioni su mele e pere per provare vari diradanti, quali metamitron, Acc (1-amminociclopropano-1-carbossilato) e Aba (acido abscissico). Il metamitron è stato testato su 12 varietà di mele con risultati molto diversi per quanto riguarda la tolleranza: la varietà Boskoop non ha praticamente evidenziato ustioni fogliari, mentre la Golden Delicious ha mostrato evidenti ustioni fogliari dopo un’applicazione. Acc e Aba non hanno causato ustioni fogliari, tuttavia Wim Verjans ha fatto presente che i risultati di questi ultimi due prodotti si riferiscono a un solo anno di sperimentazione.
Thomas Kuster dell’Istituto di ricerca Agroscope, in Svizzera, ha relazionato sulle sperimentazioni di diradamento condotte su piante di pero e ciliegio. Negli anni dal 2019 al 2022 sono stati testati diversi prodotti diradanti su tre differenti varietà di pere. Molto promettente si è dimostrata soprattutto la miscela di 6-benziladenina e Aba, che ha ottenuto un buon diradamento medio e ha influito positivamente sulla pezzatura dei frutti. Per le ciliegie è stata presentata una sperimentazione combinata: per incrementare la produzione e migliorare la qualità si è proceduto con un taglio mirato e trattamenti con amide dell’acido alfa-naftalenacetico (Nad) o concimi fogliari. Tuttavia, nessuno dei trattamenti aggiuntivi ha portato a un aumento della pezzatura dei frutti in confronto al testimone potato.
Michael Clever del Centro di frutticoltura Esteburg, Germania, ha presentato le sue sperimentazioni pluriennali per il diradamento delle pere della varietà Conference, che hanno evidenziato una correlazione fra temperatura notturna e irraggiamento solare globale, come nelle mele. Inoltre, ha potuto osservare una correlazione fra la sensibilità al diradante e i giorni successivi alla piena fioritura. Ne risulta che le finestre temporali per il diradamento di melo e pero non differiscono poi così tanto fra loro, benché le dimensioni delle pere siano, nello stesso periodo, decisamente minori di quelle delle mele.
L’ultimo intervento è stato quello di Carla Fernandes, che ha relazionato sulle proprie sperimentazioni nel diradamento di pere Williams in Portogallo. Nelle prove effettuate con l’impiego di metamitron ha potuto riscontrare una tendenza negativa nel ritorno a fiore, nonostante l’effetto diradante sia stato soddisfacente. In confronto, la 6-benziladenina ha favorito il ritorno a fiore, nonostante una minore efficacia diradante.
L’angolo delle aziende
L’ultima mezza giornata del convegno di Eufrin è denominata “l’angolo delle aziende”, perché è il momento in cui alle aziende partecipanti è offerta la possibilità di presentare i nuovi sviluppi dei loro prodotti e le sperimentazioni condotte per testarli. Quest’anno sono state quattro le aziende che hanno colto questa opportunità: AgriWare, Fresh Fruit Robotics, Certis Belchim e Adama.
Le prime due sono società israeliane. Come già menzionato in precedenza, AgriWare si occupa di diradamento di precisione. Fresh Fruit Robotics ha iniziato sviluppando sistemi automatizzati per la raccolta e ora collabora con la Washington State University all’adattamento di questa tecnologia al fine di impiegarla non solo per la raccolta, ma anche per l’impollinazione di alberi da frutto e per il diradamento di fiori e frutticini. Adama ha presentato il suo modello previsionale “BreviSmart” per le pere. Tale modello permette una previsione della possibile efficacia di Brevis (sostanza attiva metamitron). Inizialmente il modello previsionale era stato sviluppato per la mela, tuttavia, in Belgio e Olanda la pera sta diventando sempre più importante e sta scalzando la mela. L’esperienza fatta con Brevis sulle pere negli ultimi anni è stata sostanzialmente positiva.
Certis Belhim ha presentato le proprie sperimentazioni con la sostanza attiva Armicarb (Kumar). Sulla scorta dei risultati positivi ottenuti dal 2014, l’azienda ha presentato domanda di registrazione del principio attivo quale diradante per melo, pero e prugno/susino. Il prodotto ha mostrato un effetto diradante sia durante la fioritura sia nelle applicazioni in un momento successivo (10-18 mm); tuttavia, contemporaneamente si è constatata anche una lieve azione favorente la comparsa di rugginosità.