La frutticoltura non può perdere il treno del Pnrr

Così il Piano di ripresa e resilienza può offrire l'occasione per investire in innovazione e conoscenza e per uscire dalla crisi che paralizza il comparto

Le coltivazioni arboree da frutto hanno radici profonde nel nostro paese, che si approfondiscono nella nostra storia. I sistemi frutticoli si sono diversificati in rapporto alla molteplicità alle caratteristiche delle differenti condizioni pedoclimatiche (dal 39° al 46° parallelo, dal livello del mare fino a oltre 1000 m di altitudine) e del tessuto sociale ed economico. L’Italia, giardino continentale per la ricchezza delle biodiversità frutticola, è ai primi posti in Europa nella produzione di molte specie da frutto e le colture arboree rappresentano una realtà importante nel bilancio commerciale con l’estero e per le economie di molte parti del territorio. Anche se la frutticoltura italiana non si può definire un sistema omogeneo, essa soffre spesso degli stessi problemi strutturali comuni ad altri sistemi agricoli, che stanno determinando un ridimensionamento delle superfici coltivate e delle produzioni (vedi tabella Superfici e produzioni, confronto 2000-2020 nell'articolo pubblicato su Terra e Vita 2/2022) e deve affrontare simili sfide. Per far questo occorre accrescere la consapevolezza delle criticità del comparto: il suo futuro dipenderà dalla forza delle idee che imprenditori e tecnici tradurranno in azioni concrete.
Il contesto nel quale si dovrà operare è necessariamente delimitato da tutto quanto attiene alla transizione ecologica (per la quale la UE ha messo a disposizione grandi risorse tramite il Pnrr), con alcuni grandi temi da affrontare che riguardano i cambiamenti climatici e la globalizzazione delle coltivazioni e del commercio di produzioni.

Criticità sempre più marcate, ma anche punti di forza

 

 

L'articolo integrale è stato pubblicato su Terra e Vita n.2/2022, speciale
"I grandi scenari dell'agricoltura italiana"

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Indirizzi futuri

La strada da percorrere per conciliare un elevato standard di sostenibilità ecologica con un’adeguata remunerazione delle aziende frutticole è ancora lunga, ma deve essere intrapresa valorizzando e comunicando tutte le forme di frutticoltura virtuose, siano esse attuate tramite tecniche di produzione integrata o biologica.

La produzione biologica

Su quest’ultima, le politiche europee e nazionali puntano molto per rilanciare l’intero comparto. Si tratta di una grande sfida che comporta anche molti rischi. Produrre secondo i disciplinari biologici è in genere più difficile rispetto al metodo integrato: le rese sono inferiori e i mezzi a disposizione per il controllo dei parametri produttivi e per la difesa sono talvolta insufficienti. I volumi della frutta biologica sono ancora relativamente ridotti e ciò l’ha avvantaggiata sul fronte della remunerazione. Non è chiaro cosa succederà quando esse non saranno più prodotti di nicchia. Come è stato frequentemente sottolineato dalla comunità scientifica, servirà pertanto una ricerca mirata per risolvere le diverse criticità della produzione biologica, ma anche un’apertura del comparto produttivo biologico all’innovazione tecnico scientifica, senza pregiudiziali di tipo ideologico.

L'innovazione tecnologica

Per il futuro sarà fondamentale trasferire innovazione utile nelle aziende, sia di processo e che di prodotto, introducendo nella pratica comune i risultati dei grandi progressi realizzati nel campo della sensoristica, per un monitoraggio preciso e tempestivo delle condizioni colturali del frutteto. Occorrerà trarre maggiore vantaggio dai progressi della meccanizzazione, per semplificare le operazioni colturali e abbattere i costi di produzione, sia per la gestione della chioma che del suolo. I sistemi d’impianto e le forme di allevamento dovranno essere rivisitati per sfruttare le loro potenzialità nella difesa passiva da patogeni e parassiti e dalle avversità climatiche.

Gli accordi di filiera

Non basterà l’innovazione tecnologica. Serviranno nuovi rapporti tra i diversi attori della la filiera, dal frutticoltore al punto vendita, con accordi che riconoscano ai produttori un’equa remunerazione per l’impegno, gli investimenti ed i rischi.

Il miglioramento genetico

Ci si aspetta un grande contributo dal miglioramento genetico, ora in grado, grazie alle nuove biotecnologie (NBT), di costituire nuovi genotipi adatti a sistemi di coltivazioni con ridotti input chimici, richiesti dagli orientamenti normativi, e in grado di adattarsi meglio al cambiamento climatico. Speriamo che la normativa assecondi presto questo percorso.

La comunicazione al consumatore

Occorre lavorare anche sul fronte della comunicazione al consumatore per valorizzare meglio la produzione frutticola nazionale, che in generale è tra le più virtuose sul fronte della sostenibilità ambientale a livello mondiale. Prevale invece, nei mass media una narrazione lontana dalla realtà, che trova purtroppo un’eco concreta nelle politiche oggi in discussione. Abbiamo una buona legislazione in termini di agrofarmaci e i prodotti orto-frutticoli nazionali contengono (dati ESFA) meno residui di fitofarmaci rispetto a quelli di importazione.  Occorre veicolare questo messaggio positivo, che resta relegato tra le comunicazioni nei convegni e seminari tra addetti ai lavori.

Gli standard di qualità

In un confronto aperto con la società civile ed i consumatori, si dovrà ripensare, almeno per alcuni mercati, agli standard di qualità dei frutti, valorizzando le loro proprietà salutistiche (ed un processo produttivo sostenibile) piuttosto che quelle estetiche. In alcune specie, ed in particolare per le drupacee, l’elevato  numero di varietà disponibili genera confusione sia per gli addetti ai lavori che per i consumatori: si potrà pertanto pensare ad una classificazione dei frutti in base alle loro caratteristiche gustative e nutraceutiche, segmentandoli in base alle aspettative del consumatore (es. per le pesche e nettarine: acidule, subacide, equilibrate, gusto miele etc.).

Il Pnrr

Le risorse del PNRR rappresentano un’occasione unica per rafforzare le filiere frutticole, attraverso la creazione di know-how e di nuovi prodotti ed il trasferimento delle innovazioni alle aziende. Sarà fondamentale incentivare gli imprenditori ad avere più dimestichezza e fiducia nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, attraverso percorsi formativi mirati. Le risorse vanno orientate verso progetti che non si sovrappongano tra di loro, ma che si integrino e completino a vicenda.  Consapevoli del successo dei progetti nazionali finalizzati del passato (es. Frutticoltura, Liste di orientamento varietale, ecc.), che consentirono un rilancio della competitività della frutticoltura italiana fino agli anni 2000, sarà necessaria una forte azione di coordinamento dei progetti finanziati dal Pnrr. Come per altri settori produttivi, l’Italia deve sfruttare al massimo questo strumento anche per il rilancio dei sistemi frutticoli.

La frutticoltura non può perdere il treno del Pnrr - Ultima modifica: 2022-02-04T10:04:53+01:00 da Sara Vitali

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