Gli aspetti produttivi della stagione 2014-15
La tabella 1 presenta i dati consuntivi del biennio 2013-14 e le previsioni per il raccolto 2015, ma prima di analizzare in dettaglio la stagione entrante e fare alcune valutazioni, è utile commentare brevemente la non facile stagione 2014-15.
L’annata chiusa è stata senza dubbio complicata, soprattutto all’inizio della stagione. Il difficile contesto di mercato, con una produzione europea record, superiore alle 12 milioni di t, il record produttivo in Italia e la chiusura del mercato russo, hanno da subito determinato prezzi in flessione consistente rispetto alla stagione precedente. Tuttavia, fin dall’inizio i volumi venduti sono stati eccellenti, sia a livello nazionale che nei diversi Paesi della Ue, con buon riscontro di consumo interno, anche se basato purtroppo su un forte uso della leva prezzo, ma soprattutto con ottimi risultati per l’esportazione. Nei primi mesi del 2015 i trend di vendita costantemente positivi hanno fatto progressivamente rientrare la disponibilità di mele entro volumi ordinari e le quotazioni hanno iniziato a salire, soprattutto per alcune varietà.
La ripresa ha consentito di mitigare la situazione, ma in diversi casi i prezzi di liquidazione non consentiranno comunque di coprire il pieno costo di produzione.
Grazie all’ottima qualità delle mele a disposizione, all’organizzazione del sistema e all’export, rivelatosi in questa stagione più che mai uno strumento indispensabile per alleggerire la pressione sul mercato interno, il settore é riuscito a controllare una situazione particolarmente complicata, con una graduale ripresa nell’ultimo terzo della stagione commerciale, contribuendo, per quanto possibile, a migliorare la rimuneratività del prodotto, ma anche a creare condizioni migliori per l’imminente inizio della nuova campagna commerciale.
La produzione 2015 e le prospettive
L’Europa
Le previsioni di produzione 2015 nella Ue (Tab. 1) si posizionano di poco sotto i 12.000.000 di t, con una diminuzione del 5% rispetto alla produzione consuntiva record dello scorso anno. Tutti i Paesi segnalano volumi stabili o in ribasso, con la sola Francia in aumento del 10% rispetto alla produzione piuttosto scarsa della scorsa stagione.
Tra i principali Paesi produttori, la Polonia conferma il record dello scorso anno; segno negativo, invece, per l’Italia, con una produzione prevista del 5% inferiore a quella della scorsa stagione. In Germania, da sempre importante mercato di riferimento per le mele italiane, la produzione attesa è inferiore del 21% rispetto a quella del 2014; ci si aspetta un calo della produzione anche per Belgio (-21%), Olanda (-7%), Austria (-5%) e Ungheria (-33%).
A fine luglio si annunciava un’ottima qualità dei frutti, grazie anche all’accurato lavoro di diradamento, ma vanno ora considerati i possibili risvolti qualitativi e quantitativi dovuti al gran caldo estivo. Un primo aggiornamento a fine agosto risulta sostanzialmente confermare l’impatto negativo delle alte temperature sul calibro dei frutti, particolarmente sentito nei Paesi dell’Est Europa, ma si rilevano problemi simili anche in altri Paesi con problemi di disponibilità di acqua o di impianti di irrigazione. L’effetto delle alte temperature sulle varietà giocherà un ruolo sensibile.
Pur con la necessità di verificare il tutto alla luce di un settembre iniziato con clima favorevole, pare oggi realistico un primo aggiornamento della produzione orientato al ribasso.
L’Italia
L’Italia segue il trend comunitario e con una previsione di 2.327.000 t segna a sua volta una diminuzione della produzione di circa il 5% rispetto al 2014. Il segno meno caratterizza le previsioni per tutte le regioni italiane: per l’Alto Adige ci si aspetta un calo del 4,5%, in Trentino del 3,6% e nelle altre regioni italiane del 7,8% (Tab.2)
Per alcune varietà principali, tra cui Golden Delicious, Red Delicious e Braeburn, il calo conferma tendenzialmente la situazione comunitaria. Per Cripps Pink la diminuzione di produzione rispetto all’anno scorso dovrebbe essere piuttosto marcata (-17,1%), mentre è atteso un calo significativo anche per Granny Smith (-5%). In controtendenza rispetto agli altri Paesi europei, si prevede una diminuzione per la varietà Fuji (-5,2%) e un leggero calo anche per Gala (-2%) (Tab. 3).
La raccolta piena è iniziata regolarmente nella prima della metà di agosto con le varietà e nelle aree più precoci, con leggero anticipo rispetto alla norma, ma in linea con la stagione precedente. Gli effetti dell’estate particolarmente calda potranno essere valutati solo più avanti, ma per ora (metà settembre; ndr) anche per l’Italia è presumibile un ulteriore calo della produzione di almeno il 2% rispetto a quanto previsto inizialmente.
La minore disponibilità di mele per il mercato fresco è legata soprattutto agli effetti delle alte temperature estive su Gala. Le piogge e il conseguente calo delle temperature di fine agosto e inizio settembre hanno però fatto rientrare i problemi di colorazione per le principali varietà rosse. La stagione commerciale si è aperta con un mercato abbastanza recettivo, una richiesta delle prime mele del gruppo Gala particolarmente sostenuta e con prezzi interessanti.
Nel Mondo
Come accade ormai da tempo i produttori guardano con attenzione a quanto avviene nel mondo (Tab. 4), consci delle interazioni commerciali tra i diversi sistemi produttivi e dei possibili impatti sul valore del loro prodotto. Dal punto di vista squisitamente produttivo l’Ucraina incrementa ulteriormente il volume di produzione, così come la Russia. Gli Stati Uniti dovrebbero diminuire il volume di produzione, segnando un -14% sul 2014. Tra gli altri Paesi dell’Emisfero Nord, il Canada segue le medesime dinamiche degli USA, con una diminuzione del 25%, mentre in Messico è attesa una produzione di gran lunga superiore a quella dello scorso anno.
La Turchia, che è un competitore importante in diverse aree del Medio Oriente e del Nord Africa, prevede un aumento della produzione rispetto all’anno passato quando però il consuntivo non era stato entusiasmante. La Cina, il più grande Paese produttore di mele al mondo, potrebbe aumentare ancora la propria raccolta, ma i dati di questa immensa popolazione sono solamente tendenziali. In sostanza, pur con l’incertezza che caratterizza certe aree, la disponibilità di mele nel mondo per l’anno 2015 risulterebbe superiore all’anno precedente.
II ruolo dell’Emisfero Sud
I volumi di mele importati in Europa si sono costantemente ridotti per diversi anni e la stagione 2015 ha confermato questo trend. Le ragioni sono, come sempre, diverse, ma certamente un mercato già saturo di mele nell’Emisfero Nord dopo la produzione record del 2014, le tensioni sul mercato comunitario dovute a vari fattori (tra cui la chiusura del mercato russo) ed il tasso di cambio non particolarmente favorevole, non hanno incoraggiato l’importazione nell’area dell’Ue.
Le previsioni di produzione 2015 e la possibile pressione sui prezzi continueranno ad essere fattori che condizioneranno le scelte degli esportatori dei Paesi dell’Emisfero Sud.
L’importanza dell’export per il sistema italiano
Di fronte ad un calo dei consumi interni lento, ma costante e ad una produzione italiana ed europea decisamente alta, l’Italia continua ad incrementare la quantità di frutti esportati, che oggi è pari alla metà circa della propria produzione. La quota di prodotto destinata al di fuori dei confini italiani è quasi raddoppiata rispetto al 2000, con introiti più che triplicati.
Alcuni commenti
Certamente la stagione uscente non è stata entusiasmante per il settore, con una produzione record collocata a prezzi non sempre soddisfacenti. Con i consumi italiani ed europei in costante calo, con una produzione record in Europa e negli USA, Paese che nel Medio Oriente e altri mercati compete con l’Italia, e con la chiusura del mercato russo, lo scenario alla fine della raccolta del 2014 non era dei più rosei. Tuttavia, il sistema delle organizzazioni di produttori e la loro capacità di esportazione in più di 90 Paesi nel mondo sono stati fondamentali per raggiungere risultati che all’inizio della stagione erano quasi impensabili. Le misure di sostegno promosse dall’Ue, utilizzate soprattutto da altri Paesi produttori, tra cui la Polonia, hanno dato un contributo positivo nello sviluppo della stagione.
L’annata 2015-16 si apre sicuramente in modo più positivo rispetto allo scorso anno. Sebbene la produzione italiana ed europea rimanga elevata, l’inizio della campagna fa ben sperare, in modo particolare per tutte le realtà, come i consorzi italiani che nel corso di questi anni hanno continuato a lavorare per innovare, cercare forme di organizzazione sempre più efficaci e internazionalizzare ulteriormente un settore che fa dall’export un punto di forza. L’area del Nord Africa conferma un ottimo potenziale e la Germania e la Spagna, con il loro calo produttivo, potrebbero riconfermarsi più che mai Paesi di riferimento per i produttori italiani.
Prospettive di interesse emergono anche dall’analisi dei volumi provenienti dall’Emisfero Sud, che anche per la primavera ed estate 2015 sono stati contenuti. Considerata l’abbondanza di mele europee ed il tasso di cambio sfavorevole, per la primavera 2016 non si prevedono importazioni importanti in contro-stagione. Al contrario, per i produttori europei ed italiani il tasso di cambio dell’euro con il dollaro potrà favorire le esportazioni, confermando che l’accesso a nuovi mercati è tra gli obiettivi chiave per l’intero settore.
È utile chiudere questo intervento richiamando l’attenzione su almeno quattro temi che, di fronte alla stagione uscente e a quella appena cominciata, restano fondamentali:
- organizzazione della produzione: indispensabile per aggregare l’offerta e per rispondere ad un mercato che ogni anno, per differenti ragioni, mette gli operatori di fronte a sfide diverse. La vendita locale può avere un proprio spazio, anche sociale nel riavvicinare il consumatore alla produzione, ma non può certamente porsi come un obiettivo strategico per l’economia del settore;
- internazionalizzazione: essenziale per rispondere alle crescenti necessità di esportazione e di riequilibrio della offerta interna. A tal proposito, si sottolinea che il sostegno da parte delle Istituzioni, italiane ed europee, è fondamentale. Sebbene la rete di relazioni commerciali che il sistema è riuscito a creare in questi anni sia molto esteso ed efficiente, l’aiuto per l’apertura di protocolli bilaterali da parte del Mipaaf con Paesi nei quali è ancora interdetto o particolarmente complesso l’ingresso delle mele italiane, dovrebbe essere più deciso, sistematico e più rispondente alle esigenze dei produttori. Allo stesso modo, le Istituzioni europee dovrebbero favorire ed accelerare l’apertura di dossier con quei Paesi ritenuti potenzialmente ottimi partner commerciali in grado di apprezzare le mele italiane. Trovare nuovi sbocchi commerciali di fronte alle crescenti difficoltà del mercato non solo è auspicabile, ma è fondamentale esattamente come lo è il sostegno delle Istituzioni;
- promozione sul territorio e fuori dei confini nazionali: sebbene la Commissione Europea abbia messo in piedi dei sistemi potenzialmente molto efficaci per far conoscere ed apprezzare i prodotti di origine europea, specialmente ortofrutticoli, al di fuori dell’Ue gli strumenti reali di sostegno ai produttori europei e ai marchi con i quali questi commercializzano il proprio prodotto in giro per il mondo è ancora troppo penalizzato. L’efficacia dei “marchi ombrello” nell’acquisizione effettiva di nuovi mercati o quote di mercato non può essere paragonabile a quella del “marchio commerciale”. In tal senso la riforma degli strumenti comunitari di sostegno alla promozione poteva fare molto di più;
- investire con più decisione in ricerca ed innovazione, in prodotti e tecnologie e con un occhio attento ai “temi ambientali”: tutto questo è necessario non solo per mantenere un chiaro differenziale positivo rispetto ai competitor, ma anche per rispondere sempre più concretamente alle esigenze di consumatori e alla sfida complessa che vede l’agricoltura confrontarsi con la collettività dei cittadini sulla salubrità e sulla fruizione del territorio e dell’ambiente. Tutto questo con una apertura più ampia, coordinata e coraggiosa nella comunicazione, attraverso la quale mettere a valore tutto il lavoro fatto, i risultati ottenuti e gli impegni programmati.